news fabi anno VIII – giovedì 7 giugno 2007 rassegna stampa quotidiana riservata alle strutture a cura di Bruno PastorelliSe riscontrate anomalie, nei
collegamenti comunicatelo a: b.pastorelli@fabi.it, grazie.
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IL TEMPO mercoledì 6 giugno 2007 IL MESSAGGERO/Viterbo mercoledì 6
giugno 2007 IL CITTADINO.IT giovedì 7 giugno
2007 La Banca chiuda la fase più
travagliata della propria storia IL CITTADINO.IT mercoledì 6 giugno
2007 (SIN) Bankitalia: domani incontro
con sindacati, tavolo separato per Falbi BANKITALIA, DOMANI INCONTRO CON
SINDACATI IL SOLE 24 ORE/NORDOVEST 06-06-2007 AGRIGENTO NOTIZIE.IT 06/06/2007
17:56 - Cronaca - Sicilia Ancora una rapina in banca a
Palermo MF
- Denaro & Politica - Numero 113, pag. 5 del 7/6/2007 Bankitalia, nuovo round con i
sindacati su vigilanza e ristrutturazione IL GIORNALE giovedì 7 giugno 2007 Bpm, Mazzotta incontra gli Amici IL GIORNALE giovedì 7 giugno 2007 Banco Popolare: ecco il consiglio IL GIORNALE giovedì 7 giugno 2007 E Intesa Sanpaolo offre la casa ai
«mammoni» IL GIORNALE giovedì 7 giugno 2007 Bce, tassi al 4% Possibili altre
strette entro fine anno IL GIORNALE giovedì 7 giugno 2007 «Io, giovane, condannato dal fisco
a rimanere precario» IL GIORNALE giovedì 7 giugno 2007 Barclays cede una quota del 7,6% a
Finint IL GIORNALE giovedì 7 giugno 2007 IL GIORNALE giovedì 7 giugno 2007 Generali supera il gruppo Azimut da Finanza&Mercati del
07-06-2007 Intesa, anche i veneti in campo da Finanza&Mercati del
07-06-2007 Zignago e Mutui accendono le Ipo da Finanza&Mercati del
07-06-2007 Italpetroli, Geronzi mette in
vendita l’impero dei Sensi da Finanza&Mercati del
07-06-2007 Piazzetta Cuccia, oggi il
direttivo sceglierà i 21 «sorveglianti» da Finanza&Mercati del
07-06-2007 Prestito da 800 mln per
Aeroflot-Alitalia LA STAMPA giovedì 7 giugno 2007 LA SENTENZA DELLA CORTE D’ASSISE -
Nessun colpevole per la morte di Calvi LA STAMPA giovedì 7 giugno 2007 Il Banchiere di Dio tra mafia e
potere - La storia - Venticinque anni senza una soluzione LA STAMPA giovedì 7 giugno 2007 LA STAMPA giovedì 7 giugno 2007 VERSO LA SEPARAZIONE - Nodo
Eurizon tre giorni di sciopero Corriere della Sera - NAZIONALE -
sezione: Economia - data: 2007-06-07 num: - pag: 29 Corriere della Sera - NAZIONALE -
sezione: Economia - data: 2007-06-07 num: - pag: 29 COMMISSIONI - Il dollaro vale
1,35. Anzi no: 1,40. In banca il cambio recita a soggetto Corriere della Sera - NAZIONALE -
sezione: Economia - data: 2007-06-07 num: - pag: 29 I duelli a Roma e Francoforte -
Ferrero: «È una scelta sbagliata e dannosa» Divisa anche l'Eurotower Corriere della Sera - NAZIONALE -
sezione: Economia - data: 2007-06-07 num: - pag: 30 Corriere della Sera - NAZIONALE -
sezione: Economia - data: 2007-06-07 num: - pag: 31 Corriere della Sera - NAZIONALE -
sezione: Economia - data: 2007-06-07 num: - pag: 33 Addio alla commissione di massimo
scoperto? - No, cambia solo nome Corriere della Sera - NAZIONALE -
sezione: Economia - data: 2007-06-07 num: - pag: 33 In Kuwait - Mediobanca debutta
nella finanza islamica LA REPUBBLICA giovedì 7 giugno
2007 LA REPUBBLICA giovedì 7 giugno
2007 E oggi i testimoni sfilano in
procura - l´indagine LA REPUBBLICA giovedì 7 giugno
2007 LA REPUBBLICA giovedì 7 giugno
2007 PUBBLICA giovedì 7 giugno 2007 LA REPUBBLICA giovedì 7 giugno
2007 LA REPUBBLICA giovedì 7 giugno
2007 LA REPUBBLICA giovedì 7 giugno
2007 MF
- Denaro & Politica - Numero 113, pag. 4 del 7/6/2007 MF
- Denaro & Politica - Numero 113, pag. 4 del 7/6/2007 Nel mirino di Catricalà gli
incroci azionari tra gli istituti MF
- Mercati Globali - Numero 113, pag. 8 del 7/6/2007 MF
- Mercati Globali - Numero 113, pag. 8 del 7/6/2007 Autore: A cura di Francesca Gerosa
- Bp Milano -1,14% Ancora Forti Critiche Sulla Governance Bper MF
- Mercati Globali - Numero 113, pag. 9 del 7/6/2007 MF
- Mercati Globali - Numero 113, pag. 11 del 7/6/2007 MF
- Mercati Globali - Numero 113, pag. 11 del 7/6/2007 Chiusa l'indagine romana sulla
scalata di Ricucci alla Rcs MF
- Mercati Globali - Numero 113, pag. 15 del 7/6/2007 MF
- Mercati Globali - Numero 113, pag. 15 del 7/6/2007 Cariparo in project financing per
due parchi eolici lucani MF
- Mercati Globali - Numero 113, pag. 16 del 7/6/2007 MF
- Mercati Globali - Numero 113, pag. 20 del 7/6/2007 Intesa Sanpaolo lancia i mutui per
i giovani IL SOLE 24 ORE/NORDOVEST 06-06-2007 Riscossione - LA CONTRAVVENZIONE
SI PRESCRIVE IN 5 ANNI IL TEMPO mercoledì 6 giugno 2007
Gavarini (Fabi): «Il comparto ha già un fondo di
sostegno al reddito»Venerdì incontro con
l’Abi per bloccare le mosse dell’Esecutivo I bancari chiedono 180 euro in più
di GIOVANNI LOMBARDO IL GOVERNO tenta il blitz sul cuneo fiscale delle
banche. E lo fa pensando di estendere la cassa
integrazione anche al settore del credito in modo tale da compensare il
mancato gettito dovuto al taglio dell’Irap. Sarebbe già pronto, infatti, un
decreto che obbligherebbe aziende e lavoratori a versare i contributi per la
Cig, nonostante il settore bancario abbia già un Fondo di sostegno al reddito
a favore dei dipendenti pre-pensionati attivabile per eventuali tagli dovuti
a ristrutturazioni. «Il decreto annullerebbe i benefici per le aziende e
rappresenterebbe un ulteriore onere per i
lavoratori, un peso per la collettività e un boomerang per il Governo - dice
a Il Tempo il segretario generale della Fabi, Enrico Gavarini - Venerdì ci
incontreremo con i vertici dell’Abi per studiare una linea comune con
l’obiettivo di bloccare le intenzioni dell’Esecutivo». L’Unione Europea ha
stabilito che i benefici del taglio del cuneo fiscale debbano
riguardare anche le aziende del credito e non solo quelle dell’industria. Per
le banche si tratterebbe di uno sconto del 3% sull’Irap. Il Governo, spiega
Gavarini, «vuole recuperare il mancato gettito attraverso i contributi per la
cassa integrazione: uno 0,30% dello stipendio mensile prelevato dalle tasche
dei lavoratori e almeno un 2% a carico delle banche». Le organizzazioni
sindacali hanno rigettato questa ipotesi «perché
produrrebbe un impatto fortemente negativo su una categoria che non ha alcun
bisogno di ulteriori ammortizzatori sociali - spiega il sindacalista -
considerata la risposta positiva che il fondo di settore ha dato ai problemi
occupazionali, peraltro, senza oneri aggiuntivi per la collettività». Secondo
i calcoli effettuati dalla Fabi il ricorso alla
Cassa integrazione produrrebbe un maggior onere anche per i conti dello
Stato, mentre il fondo di settore è autoalimentato con i versamenti di
azienda e lavoratore. Il presidente dell’Abi, Corrado Faissola, non ha ancora
preso una posizione ufficiale. Appare scontato, però, che se venisse introdotta la cassa integrazione nel settore del
credito questa sarebbe privilegiata dalle aziende rispetto al fondo di
settore. «Il fondo garantisce al lavoratore il 70% dell’ultima retribuzione
fino al raggiungimento dei requisiti per la pensione - spiega Gavarini - è
sicuramente più costoso per l’azienda rispetto alla cassa integrazione che però garantirebbe un assegno di mille euro al mese per
soli due anni e poi la mobilità lunga». Un’eventualità che
i sindacati vogliono scongiurare a tutti i costi. «Pensiamo a un lavoratore di 55 anni che si trovasse d’un tratto
fuori dal mercato del lavoro - sottolinea il segretario generale della Fabi -
sarebbe davvero difficile per lui ricollocarsi in un settore come il nostro
che ha dovuto subire negli anni una intensa fase di ristrutturazione e che
ancora è minacciato dal nuovo panorama che si sta delineando». Il riferimento
è alle fusioni bancarie che potrebbero significare delocalizzazioni in paesi
dove il costo del lavoro è più basso. Un primo incontro interlocutorio
su questi temi si è tenuto il 28 maggio. Era stato invitato anche il ministro
del Lavoro, Cesare Damiano, che però non si è presentato.
Venerdì il secondo appuntamento per cercare eventuali posizioni comuni con
l’Abi da presentare successivamente al Governo. In
caso contrario i sindacati sono pronti anche allo sciopero. Clima teso, dunque, alla vigilia dell’avvio delle trattative per
il rinnovo del contratto nazionale di lavoro che partiranno il 20 giugno.
«Per quanto riguarda il biennio economico 2006-2007 la
nostra richiesta è di un aumento medio di 180 euro lordi al mese - conclude Gavarini
- la parte normativa, invece, dovrà tenere conto del nuovo scenario aperto
dalle grandi fusioni bancarie». g.lombardo@iltempo.it IL MESSAGGERO/Viterbo mercoledì 6 giugno 2007
Hanno presentato il conto. A ognuno degli ex amministratori della Banca della Tuscia,
commissariata dalla scorsa estate da parte della Banca d’Italia, è stata
erogata una multa di ...
Hanno presentato il conto. A
ognuno degli ex amministratori della Banca della Tuscia, commissariata dalla
scorsa estate da parte della Banca d’Italia, è stata erogata una multa di
quindicimila euro. La cifra riguarda l’ex presidente della Bcc con sede a
Montalto, Pietro Sigismondo Graziani; l’ex direttore generale Filippo
Martellini; i componenti del consiglio di
amministrazione e quelli del collegio sindacale. Nel complesso una quindicina
di amministratori della banca locale, che opera
attraverso le filiali di Canino, Farnese, Ischia, Montalto, Monte Romano e
Tarquinia. La motivazione della multa sta nelle inadempienze
commesse dai vecchi dirigenti alla guida della banca, che non avevano risposto alle raccomandazioni fornite a più
riprese dalla Banca centrale per evitare gestioni in perdita; una gestione
fin troppo allegra cha ha causato lo scioglimento degli organi amministrativi
e direttivi della Bcc, dopo che la banca - nonostante le ampie rassicurazioni
e smentite di Graziani e Martellini - aveva raggiunto l’inoperatività. Il
commissariamento scadrà ad agosto e per quel mese dovranno tornare a posto le
varie tessere del mosaico, ovvero dovrà essere
compiuto il salvataggio della banca dell’Alto Lazio. Esclusa la riconsegna ai
precedenti gestori, per salvaguardare il patrimonio dei soci sono allo studio
due ipotesi, fermo restando che incognite sul futuro della Bcc non mancano. Rimettere in sesto i conti dell’istituto non è impresa
facile: la stessa gestione pre-commissario prevedeva un corposo intrevento
finanziario da parte della Fedlus (federazione delle Bcc dell’Italia
centrale), attraverso un prestito di 6 milioni di euro.
L’operazione resta uno dei punti cardine su cui poggia il rilancio
dell’istituto, secondo il piano dei commissari che attualmente
guidano la banca; unitamente all’ingresso sul ponte di comando della Bcc di
un direttore generale, dei (pochi) membri del consiglio e del collegio
sindacale su indicazioni dalla stessa Fedlus. L’ipotesi alternativa (o complementare, visti i conti in
profondo rosso) prende in esame la cessione di uno o più sportelli della
Banca della Tuscia, al fine di ricostituire il capitale. Su questo fronte è
attiva la Banca di Viterbo, interessata a rilevare la filiale di Canino
valutata un milione di euro; operazione che presenta
però un’incognita, visto che la Bcc del capoluogo non è tra le banche riunite
in quella Fedlus destinata a gestire - nei fatti - la nuova banca montaltese.
E che, in secondo luogo, questa prima porzione di spezzatino della Bcc Tuscia
individua già la sua futura suddivisione tra gli istituti maggiori del
territorio locale e non. Ma sulle ipotesi in evoluzione
puntano i piedi i sindacati: «Su ognuno dei vari passaggi futuri della banca
- osserva Lando Sileoni, segretario generale della Fabi (bancari autonomi) -
va prevista quale condizione primaria la conferma di tutti i dipendenti a
tempo indeterminato». IL CITTADINO.IT giovedì 7 giugno 2007
La Banca chiuda la fase più travagliata della
propria storia
Le Segreterie di Coordinamento di
Dircredito, Fabi, Falcri, Fiba, Fisac, Sinfub, Ugl del gruppo Banca Popolare
Italiana si augurano che i soci, chiamati il prossimo 9 giugno ad
esprimersi in merito all’azione di responsabilità proposta dal Consiglio
d’amministrazione a carico di Fiorani ed altri ex amministratori e sindaci,
approvino senza esitazioni tale proposta e consentano alla Banca di chiudere
finalmente la fase più travagliata della propria storia ed alla Magistratura
di indagare anche con la finalità di risarcire i tanti soggetti che dalla
gestione Fiorani hanno subito enormi danni.Nessuno più di noi - che abbiamo
vissuto “da dentro la struttura” gli anni del boom – può sapere quanto questa
crescita, poi rivelatasi artificiosa, fosse basata sullo sfruttamento
all’osso di tutte le risorse disponibili, fossero
essi dipendenti o la stessa clientela.Pur in circostanze drammatiche e con
conseguenze molto pesanti, la verità è fortunatamente emersa ed ora è
necessario che l’Assemblea dei soci autorizzi ufficialmente il risarcimento
di chi ha subito le gravi conseguenze di questa gestione, a
partire dai soci ma arrivando anche ai dipendenti, alle comunità locali
ed alla clientela; nonostante che l’azione ci paia tardiva e parziale, siamo
fermamente convinti che chi è colpevole delle pesanti ricadute che hanno
coinvolto l’intero Gruppo e, conseguentemente, i lavoratori, debba rispondere
del proprio operato.Crediamo che quella della prossima Assemblea sia
un’occasione irripetibile per tutti i soci,
dipendenti e non, per dimostrare il loro sentimento di condanna rispetto alle
modalità con le quali la precedente gestione Fiorani ha portato avanti una
dissennata politica di crescita finalizzata non tanto alla creazione di un
gruppo bancario efficiente e competitivo, quanto all’accrescimento del
proprio potere personale nonché ad arricchimenti attualmente oggetto di
indagini da parte della magistratura.La gravità dei fatti emersi nell’ambito
dell’operazione Antonveneta e il conseguente “terremoto” che ha portato a uno dei più gravi scandali che abbiano mai colpito il
sistema bancario del nostro paese, necessitano di una netta presa di distanza
da parte della base societaria attraverso l’approvazione dell’azione di
responsabilità.Dal nostro punto di vista non possiamo che mettere in risalto,
ancora una volta, le conseguenze per i colleghi che rappresentiamo: dapprima
condizioni di lavoro intollerabili poi risultati economici negativi o
ridotti, con conseguenze anche su parte della nostra retribuzione.Per alcuni
esponenti della vecchia “nomenklatura”, invece, poco o nulla sembra cambiato:
è questo un ulteriore motivo per votare a favore
dell’azione di responsabilità che rappresenta un primo passaggio societario
per fare finalmente chiarezza su tutte le responsabilità a livello di alta
dirigenza, siano esse anche solo morali.Le Segreterie di Coordinamento di Dircredito, Fabi, Falcri, Fiba,
Fisac, Sinfub, Ugl del Gruppo Banca Popolare Italiana IL CITTADINO.IT giovedì 7 giugno 2007 banche - In ritardo è arrivato Necchin Ci permettiamo di rettificare
parzialmente i termini della questione, così come appaiono dalle parti
iniziali e finali dell’articolo del 4 giugno 2007 sulle rapine in banca, a
firma di Cristina Vercellone, in merito all’interessamento al problema da
parte delle organizzazioni sindacali del settore.Non è corretto affermare che
Cgil Cisl e Uil intervengono sull’argomento “ dopo la battaglia portata
avanti da mesi dalla Fabi…” in quanto da sempre e nelle opportune sedi – a partire da quelle aziendali - tutte le organizzazioni
sindacali (e non solo la Fabi) hanno sollevato il problema della sicurezza in
relazione al rischio rapina; forse abbiamo solo curato meno l’aspetto
“marketing e propaganda”, non rilasciando dichiarazioni alla stampa dopo ogni
iniziativa.L’eccezione nasce stavolta dall’aver evidenziato il fenomeno nel
contesto più ampio dell’incontro col Prefetto relativo agli infortuni sul
lavoro. Peraltro se il signor Necchi, che tanto giustamente insiste sugli
sportelli monoaddetto della Banca Popolare Italiana – di cui non è dipendente
- si rapportasse con la propria struttura sindacale
interna della banca stessa, scoprirebbe che ad essere arrivato in ritardo è
proprio lui…La segreteria Fiba Cisl IL CITTADINO.IT mercoledì 6 giugno 2007
Oltre all’ex banchiere si decide su Boni,
Benevento, Zoncada, Savoldi, Ferrari, Araldi e Quartieri con 7 votazioni
distinte - In assemblea la causa a Fiorani e soci - Sabato la Bpi decide
sull’azione risarcitoria: già 1.800 iscritti
n Sono 1794 i soci che fino a
ieri sera avevano chiesto di partecipare all’assemblea della Banca Popolare
Italiana di sabato 9 giugno, chiamata ad autorizzare l’azione di
responsabilità contro Gianpiero Fiorani e altri sei tra ex amministratori e
sindaci dell’istituto di credito. Si tratta dell’ex presidente Giovanni
Benevento, degli ex consiglieri di amministrazione
Francesco Ferrari, Osvaldo Savoldi e Desiderio Zoncada e degli ex sindaci
Roberto Araldi e Aldino Quartieri. I soci lodigiani che hanno ritirato la
tessera per partecipare all’assemblea sono circa
650, mentre altri 600 sono attesi dalla Toscana, terra di riferimento
dell’attuale amministratore delegato Bpi Divo Gronchi. L’assemblea si svolgerà
dalle 9.30 presso il Parco Tecnologico Padano in località cascina Codazza. Un solo punto all’ordine del giorno, che prevede però sette
votazioni distinte per ogni amministratore o sindaco coinvolto. La
votazione sarà palese, tramite telecomando. Non è garantito che l’azione verrà autorizzata contro tutti e sette i soggetti
coinvolti, anche se la massima attenzione è rivolta all’ex amministratore
delegato Gianpiero Fiorani, alla quale la banca chiede oggi di pagare per i
presunti danni arrecati nel passato e culminati con la fallita scalata
all’Antonveneta. I fari sono puntati sull’ex banchiere
anche alla luce delle sue recenti prese di posizione. Le sue forti
lettere, alcune indirizzate al presidente Bpi Piero
Giarda, sono diventate in questi giorni argomento di dibattito pubblico. Sul
destino dell’ex banchiere lodigiano sono intervenuti ieri i sindacati della
banca, con un documento corposo che è stato sottoscritto da sette sigle, le
più rappresentative. Hanno firmato infatti
Dircredito, Fabi, Falcri, Fiba Cisl, Fisac Cgil, Sinfub e Ugl. Silcea e Uilca
al contrario non hanno sottoscritto i contenuti del documento. I sindacati
che hanno preso posizione «si augurano che i soci»
sabato «approvino senza esitazioni tale proposta (l’azione di responsabilità
contro i sette, ndr) e consentano alla banca di chiudere finalmente la fase
più travagliata della propria storia ed alla magistratura di indagare anche
con la finalità di risarcire i tanti soggetti che dalla gestione Fiorani
hanno subito enormi danni». I sindacati aggiungono: «Nessuno più di noi - che
abbiamo vissuto “da dentro la struttura” gli anni del boom - può sapere
quanto questa crescita, poi rivelatasi artificiosa, fosse basata sullo
sfruttamento all’osso di tutte le risorse disponibili, fossero
essi dipendenti o la stessa clientela. Pur in circostanze drammatiche e con
conseguenze molto pesanti - proseguono i sindacati - la verità è
fortunatamente emersa ed ora è necessario che l’assemblea dei soci autorizzi
ufficialmente il risarcimento di chi ha subito le gravi conseguenze di questa
gestione, a partire dai soci ma arrivando anche ai
dipendenti, alle comunità locali ed alla clientela; nonostante l’azione ci
paia tardiva e parziale, siamo fermamente convinti che chi è colpevole delle
pesanti ricadute che hanno coinvolto l’intero gruppo e, conseguentemente, i
lavoratori, debba rispondere del proprio operato». I soci che vogliono
prendere parte all’assemblea hanno tempo fino alle
16 di venerdì per ritirare la tessera di partecipazione. Quanto alle
informazioni logistiche, nella giornata di sabato, a
partire dalle 8,30 e fino al termine dell’assemblea, è previsto un
servizio bus-navetta da via Polenghi Lombardo (davanti alla sede Bpi) al
Parco Tecnologico Padano. Lorenzo Rinaldi RADIOCOR 06-06-2007
Eurizon: proclamati 3 giorni di sciopero per
mancanza chiarezza - In agitazione parte gruppo a ridosso consigli IntesaSanPaolo
(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 06 giu - I dipendenti
del gruppo Eurizon sono chiamati a tre giorni di sciopero il 16,17 e 18
giugno, a ridosso dai consigli di Intesa SanPaolo che decideranno il destino
della controllata assicurativa e di asset management. L RADIOCOR 06-06-2007
(SIN) Bankitalia: domani incontro con
sindacati, tavolo separato per Falbi
(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Roma, 06 giu - Tavoli separati
per il nuovo incontro tra la Banca d RASSEGNA.IT 06/06/2007 15.00
BANKITALIA, DOMANI INCONTRO CON SINDACATI
Si svolge domani pomeriggio a Roma l IL SOLE 24 ORE/NORDOVEST 06-06-2007
Credito cooperativo. Crescono gli impieghi (+15%)
- I soci sono oltre 52mila, più di mille gli addetti – Bcc, la raccolta sale
a 4,7 miliardi - In aumento le quote di mercato sul territorio specie nel
Cuneese - IL CASO
I due volti del
Monregalese: le perdite della Bcc di Carrù contrapposte ai risultati positivi
di Pianfei e Rocca de' Baldi –
Fabrizio Brignone CUNEO - Le Bcc in Piemonte continuano a crescere: nove
realtà (di cui otto cuneesi) che costituiscono una voce significativa
del credito: 4,73 miliardi di raccolta (+10,5%), impieghi per 3,8 miliardi
(+15%), utili con percentuali a due cifre. Rappresentano 52.089 soci-clienti
(oltre 22mila per la sola Banca d L Problemi a Carrù Il mondo bancario nell L In assemblea (con circa la metà dei 3.858
"azionisti", record di partecipazione nella storia della banca) i
«sì»al bilancio sono stati del 93,3%; inoltre è avvenuta la nomina di 4
amministratori, con la conferma dei cooptati dal Cda (Giovanni Cappa,
Domenico Massimino, Adriano Bottero e Gian Pietro Gasco) dopo le dimissioni d La Banca Alpi marittime conta
18 sportelli e 142 dipendenti, con impieghi di 332,3 milioni (66% della
raccolta diretta; risparmio intermediato 1.066,5 milioni) e sofferenze
intorno ai 10 milioni (quasi un terzo del totale nel sistema delle Bcc
subalpine, ma in calo del 25,17%). «Il bilancio 2006 - informano dalla banca - ha chiuso
con una perdita di 17,219 milioni, conseguente ad accantonamenti e rettifiche
di valori riguardanti principalmente il credito». In sostanza, sono stati
sistemati conti che richiedevano già un intervento in passato, si coglie da
indiscrezioni di addetti ai lavori. Ora l Pianfei si espande Situazione di forte partecipazione con clima molto più sereno, invece, sul fronte della Bcc di Pianfei
e Rocca de Anche il patrimonio si rafforza e si
attesta a 29 milioni, raddoppiato in dieci anni: un dato che premia la
strategia di crescere con equilibrio, senza rinunciare all I dipendenti sono 74, le filiali 12 (di cui tre in provincia
di Savona), ma il dato più significativo è quello
dei soci: oggi sono 4.100, il doppio rispetto a cinque anni fa, mentre a fine
1995 non raggiungevano il migliaio. «Il legame con i soci per noi è
fondamentale - sostiene il presidente, Pier Giorgio Fulcheri - ed è stato
sempre incentivato». Un impegno sociale e culturale
che traduce un legame non solo economico con il territorio: nel 2006 la banca
ha vinto il premio Unioncamere per la responsabilità sociale nel settore Collettività. «Con erogazioni dirette (o indirette, tramite la
Fondazione Verde-Blu Onlus) nel 2006 - prosegue Fulcheri - abbiamo superato i
300mila euro e avviato attività finalizzate a creare benessere nel
territorio, unendo, ai servizi bancari, vantaggi extra-bancari». Nell IL SOLE 24 ORE 06-06-2007
Banche. In vista dell'assemblea si apre una fase
di trattative - I soci-dipendenti Bpm dicono «no» a Bper - LE CRITICHE Gli
«Amici di Pop.Milano», non contrari per principio all'operazione, contestano
il mancato esame preventivo della governance
I soci-dipendenti della Popolare
di Milano bocciano il piano di integrazione con la Popolare dell E adesso? Come avanzerà l AGRIGENTO NOTIZIE.IT 06/06/2007 17:56 - Cronaca - Sicilia
Ancora una rapina in banca a Palermo
Nella tarda mattinata di oggi
due banditi, a volto scoperto e apparentemente non armati, si sono introdotti
nei locali della filiale 65 del Banco di Sicilia, dentro il Policlinico. Dopo
aver minacciato clienti ed impiegati, i due malviventi hanno trafugato tutto
il contante presente nelle casse: circa 5.000 euro. La filiale è sprovvista
di guardiania armata ed è dotata soltanto di un servizio parziale di
sorveglianza armata ad orario. I rapinatori, prima di entrare in azione,
hanno atteso che l "È intollerabile che di fronte a dati
raccapriccianti come quelli che si registrano a Palermo, l MF - Denaro & Politica - Numero 113, pag.
5 del 7/6/2007
Bankitalia, nuovo round con i sindacati su
vigilanza e ristrutturazione
Autore: Alessandro Pianetti Nuova tappa per la trattativa sul progetto di
ristrutturazione di Bankitalia. Quello di oggi sarà
il quinto incontro del tavolo congiunto tra i sindacati e il direttore
generale di Palazzo Koch, Fabrizio Saccomanni, e soprattutto il primo
contatto all IL GIORNALE giovedì 7 giugno 2007
Bpm, Mazzotta incontra gli Amici
di Redazione - giovedì 07 giugno
2007, 07:00 La strada che porterà alla Banca Popolare delle Regioni è tracciata ma i sindacati interni a Bpm puntano i
piedi sulla governance, sullo svolgimento dei lavori assembleari e sugli
equilibri di vertice. Le critiche sono state approvate martedì all’unanimità dal direttivo dell’Associazione Amici della Bipiemme. Pur
confermando il giudizio positivo sulle nozze, i
dipendenti-soci vogliono cambiare regole di governo che risulterebbero
«immutabili» in sede di assemblea a causa dei quorum previsti. Indigesto per
il corpus sindacale anche il ruolo del comitato nomine e la divisione dei
poteri tra i top manager: Milano vedrà Roberto Mazzotta presidente e Fabrizio
Viola direttore generale ma a «supervisionare» l’area commerciale e il
personale sarebbe il condirettore Ettore Caselli.
Aumentando così l’impronta modenese sul neogruppo di cui sarà ad Guido Leoni. Questa mattina Mazzotta incontrerà gli «Amici» alla ricerca di una mediazione per evitare un potenziale
dissenso in assemblea. IL GIORNALE giovedì 7 giugno 2007
Banco Popolare: ecco il consiglio
di Redazione - giovedì 07 giugno
2007, 07:00 da Lodi - In vista della fusione
tra Bpi e Bpvn, che sarà operativa dal prossimo primo di luglio, il cda di
Lodi e quello di Verona hanno designato i componenti del primo consiglio di
gestione del prossimo Banco Popolare. Presidente sarà Divo Gronchi,
vicepresidente e ad Fabio Innocenzi. Franco Baronio
e Alfredo Cariello saranno consiglieri esecutivi
insieme a Domenico De Angelis, Maurizio Di Maio, Enrico Fagioli Marzocchi,
Maurizio Faroni e Massimo Minolfi. Consiglieri non esecutivi e indipendenti
saranno, invece, Vittorio Coda, Luigi Corsi e
Roberto Romanin Jacur. Le sedi amministrative del Banco Popolare saranno a
Verona e a Lodi, quindi le funzioni centrali e amministrative verranno ripartite tra le due città con la direzione
«retail» a Verona e la direzione «corporate» a Lodi. Per questo ieri si sono decisi anche i due cda che
agiranno «in loco». Per Lodi, il cda della nascente Bpl Spa sarà formato da
16 componenti di cui 9 in rappresentanza del
territorio lodigiano, 3 in rappresentanza dei territori di radicamento
storico della Bpi e da 4 esponenti tecnici. Il consiglio verrà
presieduto da Enrico Perotti. Eletti, poi Costantino Coccoli,
Roberto Nicola Martone, Roberto Schmid, Augusto Cantoni, Angelo Benelli,
Ambrogio Sfondrini, Franco Curioni, Carlo Franciosi, Andrea Guidi,
Augusto Machirelli, Giorgio Olmo, Fabio Innocenzi, Massimo Minolfi, Franco
Baronio e Maurizio Di Maio. Il collegio sindacale sarà composto da Flavio Dezzani come presidente e da Maurizio Calderini,
Gianpaolo Fornasari, Giordano Massa e Mario Maestroni. A Verona, invece, per gli esercizi 2007-09
il cda sarà composto da Alberto Bauli come presidente e da Franco
Baronio ad, Gian Carlo Vezzalini, Fabio Innocenzi, Gianni Borghi, Valentino
Campagnolo, Vittorio Corradi, Ugo Della Bella, Giuseppe Fedrigoni, Divo
Gronchi, Franco Menini, Massimo Minolfi, Giuseppe Nicolò, Gian Luca Rana,
Luigi Righetti, Pierantonio Riello. Sarà nell’assemblea del 12 giugno che si procederà anche
alla nomina dei componenti del collegio sindacale.
Per la stessa seduta è prevista la trasformazione della
Verona in Bpv-Sgsp spa. IL GIORNALE giovedì 7 giugno 2007
E
Intesa Sanpaolo offre la casa ai «mammoni»
di Redazione - giovedì 07 giugno
2007, 07:00 da Milano - Intesa Sanpaolo entra
nel segmento giovani: prestiti e mutui per chi ha tra 18 e 35 anni e con
lavori precari. «Progettogiovani 1.0» è l’offerta dedicata a questa fascia di
clientela. Ed è la prima tappa di un modulo che, ha detto ieri il direttore
generale vicario Pietro Modiano, punta a ulteriori
proposte rivolte ai giovani. «Fino ad arrivare alla previdenza, un tema che
la banca intende spingere perché venga affrontato
già dai vent’anni». L’offerta, al via da lunedì, è articolata in due
prodotti, un mutuo e un prestito personale. «Sia nel credito al consumo, sia nei mutui casa la nostra quota di mercato è del 20-22%, in
questo specifico subsegmento puntiamo ad avere una presenza anche superiore»,
ha dichiarato l’ad Corrado Passera ieri alla presentazione dell’offerta.
«Dopo il più 12% dello scorso anno, si prevede che il mercato del credito al
consumo e dei mutui avrà ancora una crescita a due
cifre per un anno e due, per poi attestarsi vicino al più 8%. Noi crediamo di
poter continuare a crescere a due cifre», ha aggiunto Modiano. Per quanto riguarda il mutuo, l’ammontare massimo
previsto è di 250mila euro, con durata fino a 40 anni. Per il prestito
personale l’ammontare massimo è di 30mila euro, con durata fino a 72 mesi.
Per entrambi i prodotti sono previste opzioni di
posticipo della rata e per il mutuo è prevista anche una assicurazione sulla
disoccupazione. Secondo dati di varie fonti citati ieri, nel 2003, in Italia,
i giovani di età compresa tra i 18 e i 35 anni che
vivevano in famiglia erano 7,5 milioni, pari al 59% circa del totale, contro
il 29% della media europea. Nel nostro Paese, poi, oltre il 60% del lavoro
atipico è svolto da giovani; il 67% dei lavoratori atipici di chiara di non
avere la possibilità di accesso al credito e il 70%
non riesce a ottenere un mutuo. «C’è un’area del Paese che non ha il credito che merita. Noi vogliamo riempire questo gap», ha affermato Modiano. IL GIORNALE giovedì 7 giugno 2007
Bce, tassi al 4% Possibili altre strette entro
fine anno
di Pierluigi Bonora - giovedì 07
giugno 2007, 07:00 da Milano - «La Bce ha tutte le opzioni aperte in futuro per fare ciò che ritiene necessario
allo scopo di contrastare ogni rischio per la stabilità dei prezzi». È il
commento con cui il presidente Jean-Claude Trichet ha accompagnato la
decisione, prevista, di far salire il costo del denaro al 4 per cento. No comment, invece, su qualsiasi ipotesi di un nuovo ritocco
verso l’alto a settembre anche se, secondo la Bce, i tassi restano sul
«versante accomodante». A parere degli analisti, l’Eurotower entro
fine anno potrebbe infatti optare per ulteriori
rialzi, fino a chiudere il 2007 al 4,25% o addirittura a un massimo del 4,50%
se la crescita dovesse risultare particolarmente sostenuta. Quello deliberato ieri è l’ottavo aumento dei tassi da
un anno e mezzo a questa parte. Il provvedimento, in vigore dal 13 giugno, ha
difatto raddoppiato il saggio d’inizio dicembre 2005,
nel momento in cui l’Eurotower aveva avviato l’attuale manovra di progressiva
rimozione dello stimolo monetario alla crescita. Da Francoforte è intanto partito un appello alle parti
sociali in merito agli aumenti salariali: bisogna «evitare gli eccessi», ha
detto Trichet, perché rischiano di «alimentare le pressioni inflazionistiche
e minare il potere d’acquisto di tutti i cittadini dell’area euro». Non è
certo la prima volta che su questo capitolo la Bce fa sentire la sua voce, ma
precedentemente si era limitata a chiedere
«moderazione» e «senso di responsabilità» alle parti. È stata anche rinnovata
l’esortazione a «tutti i Paesi» dell’area, affinché sfruttino
l’attuale fase positiva dell’economia, e le extra entrate (il famoso «tesoretto»
italiano), per risanare i conti pubblici. Secondo i banchieri centrali la ripresa appare consolidata ed è destinata a
proseguire: per quest’anno i tecnici dell’Eurotower prevedono un’espansione
del Pil tra il 2,3 e il 2,9%, mentre per il 2008 indicano una forchetta
dell’1,8-2,8 per cento. E questo mentre sull’inflazione
«continuano a prevalere i rischi al rialzo», ha avvertito Trichet. Nel
2007, rileva la Bce, il caro vita si attesterà tra
l’1,8 e il 2,2%, con una lieve revisione al rialzo rispetto alle stime
precedenti, mentre è stata confermata la previsione per il 2008, peraltro più
significativa per capire quali siano le basi previsionali che l’istituzione
di Francoforte utilizza per effettuare le sue valutazioni sulle prospettive
dell’area. Per il prossimo anno la stima è che il caro vita
si attesterà tra l’1,4 e il 2,6%. Il valore mediano (2%) risulterebbe
quasi all’interno dell’obiettivo ufficiale: inflazione «inferiore, ma
prossima al 2% su base annua». In Italia critiche
«bipartisan» al rialzo dei tassi: per Pierluigi Borghini (Fi) la decisione
deprime la crescita dell’industria Ue, mentre il ministro per la Solidarietà,
Paolo Ferrero, parla di «scelta sbagliata e dannosa». IL GIORNALE giovedì 7 giugno 2007
«Io, giovane, condannato dal fisco a rimanere
precario»
di Redazione - giovedì 07 giugno
2007, 07:00 da Milano - Il grido di dolore dei
contribuenti tartassati dagli studi di settore echeggia anche sulla Rete: le
proteste traboccano dai siti di categoria di artigiani e commercianti e arrivano
anche al Giornale. Un caso emblematico è quello di
un giovane grafico milanese, al suo secondo anno di attività in proprio.
«Pago regolarmente tutte le tasse (troppe) - scrive il nostro lettore - e non
faccio nero. Purtroppo, i clienti sono pochi e i guadagni ancora meno. Ma
adesso mi si dice che devo pure pagare per quadagni
virtuali che avrei dovuto fare e che non ho fatto. Ieri, infatti, mi chiama
il mio commercialista e mi dice che c’è un problema:
in base agli studi di settore per la mia attività, risulta che non sono
congruo e quindi devo pagare 5.700 euro per risultare in regola, quasi la
metà di quello che ho guadagnato in un anno. Se questo sistema ha una falla
(e io ne sono l’esempio) - conclude il lettore -,
allora è un sistema che va cambiato perché sbagliato». Sotto accusa è un eccesso di rigidità di cui soffre
tutto il sistema economico italiano, ma in particolare i giovani,
disincentivati dall’attività imprenditoriale, come spiega al Giornale
l’economista Mario Deaglio. «Con l’ultima Finanziaria è cambiata la normativa
sulla partita Iva in senso restrittivo, riducendo a
un solo anno il periodo di sconti fiscali concessi a chi apriva un’attività.
È poi sparita la cosiddetta regola del 2 su 3, che prevedeva l’accertamento quando risultavano non congrue appunto due
annualità su tre: ora l’accertamento da studi di settore scatta fin dalla
singola annualità non congrua. Per i giovani che vogliono mettersi in
proprio, evidentemente, la strada è sempre più in salita. Allora, può
sembrare più conveniente scegliere il contratto a progetto: ma si perde quel
senso di autonomia e di iniziativa di cui la partita
Iva è un segnale». L’unica possibilità per le «vittime» degli studi di
settore è dunque il cosiddetto contraddittorio, a cui l’Agenzia delle Entrate
chiama il contribuente che non si adegua ai ricavi previsti, perché motivi,
prove alla mano, le ragioni per cui i suoi guadagni reali sono inferiori alle
cifre stabilite dagli indicatori. Nel migliore dei casi, le motivazioni vengono ritenute sufficienti per ridimensionare la pretesa
tributaria: altrimenti, scatta l’accertamento. Certo, è sempre possibile fare ricorso alla Commissione tributaria: ma si tratta di
un contenzioso che può rivelarsi lungo e costoso. Soprattutto per un giovane
imprenditore alle prime armi. IL GIORNALE giovedì 7 giugno 2007
Barclays cede una quota del 7,6% a Finint
di Redazione - giovedì 07 giugno
2007, 07:00 Barclays ha deciso di vendere una parte della sua quota
in Gabetti a Sipi Investimenti, società controllata dalla investment
company Finanziaria Internazionale (Finint) di Andrea de Vido ed Enrico
Marchi, che è anche presidente della Save. L’operazione riguarda il 7,64% del
capitale di Gabetti e sarà perfezionata a fine mese.
Con questa operazione Finanziaria Internazionale,
che ha seguito la fusione fra la Gaiana e Gabetti come advisor, diventerà il
quarto socio del gruppo immobiliare dopo Acosta (la famiglia Giordano che
controlla la Gaiana) con il 29,67%, la famiglia Gabetti (17%) e il gruppo
Marcegaglia (14,4%). IL GIORNALE giovedì 7 giugno 2007
Unicredit all’Antitrust Ue
di Redazione - giovedì 07 giugno
2007, 07:00 Parte il conto alla rovescia per la valutazione da parte
dell’Antitrust della fusione Unicredit-Capitalia. I due istituti hanno
presentato a Bruxelles la richiesta di rinvio motivato all’Antitrust
italiano. La commissione Ue ha ora 25 giorni per decidere il rinvio
all’autorità guidata da Catricalà che avrà poi 60 giorni per la valutazione.
I tempi sono comunque stretti per il via operativo
dal primo ottobre. IL GIORNALE giovedì 7 giugno 2007
Generali supera il gruppo Azimut
di Redazione - giovedì 07 giugno
2007, 07:00 La crisi dei fondi comuni italiani non sembra sfiorare
le case d Allo stesso modo, alcuni tra i più importanti network di
promotori finanziari in Italia, hanno messo a segno un numero rilevante di
nuove adesioni: Gruppo Mediolanum (228,7 milioni di euro),
Azimut (157,4 milioni) e Banca Generali (467,6 milioni). Proprio quest Da notare che tutti i primi 9
gruppi, tra i quali Eurizon financial (meno 1.421 milioni), Credit Agricole-Banca
Intesa (meno 1207 milioni), Arca (meno 575 milioni), gruppo Capitalia (meno
476 milioni), Pioneer-Unicredito (meno 437 milioni) e Montepaschi (meno 128
milioni), mostrano un saldo mensile negativo in fatto di raccolta netta. Mese contrastato anche per le
Sgr indipendenti nelle quali, oltre la già citata Azimut, si sono distinte
Kairos partners (97 milioni di euro), Hedge invest
(64 milioni), Consultinvest (12 milioni), Albertini Syz (18 milioni), Nextam
partners (9 milioni). Bilancio mensile in positivo,
infine, per le sottoscrizioni dei fondi presso gli uffici postali: la Sgr del
gruppo postale italiano archivia maggio con un saldo positivo di 28,8 milioni
di euro. da
Finanza&Mercati del 07-06-2007
Intesa, anche i veneti in campo
La fusione? «Sta andando beissimo» dice Corrado Passera.
E non è certo la notizia dei tre giorni di sciopero dei dipendenti di Eurizon per «mancata chiarezza» sulle sorti del gruppo
a far perdere il buonumore al numero uno di Banca Intesa. Al dossier, precisa
Passera, si lavora «con grande serenità». E questo,
naturalmente, è un messaggio rivolto anche ai membri della Compagnia di San
Paolo, con cui presto si incontrerà per questo ed
altri temi caldi. Ma Torino non è l’unico socio
inquieto. Anche le fondazioni venete hanno deciso nei giorni scorsi di
chiedere chiarimenti sulla dinamica della fusione.
Il vero nodo è il decentramento territoriale e la gestione del Mediocredito,
temi caldi che sollevano malumori a Padova. Passera e Pietro Modiano incassano
e tirano avanti per la loro strada: è inevitabile una fusione di quelle
dimensioni debba scontare qualche difficoltà nel percorso. L’importante è non
smarrire il filo del business, vecchio e nuovo. E così
sotto con l’iniziativa dedicata ai giovani. «In Italia - spiega
Modiano, direttore generale vicario - c’è una fetta di popolazione che non ha accesso al credito come merita e noi intendiamo coprire
questo vuoto». Di qui il Progetto giovani 1.0, che contempla un mutuo fino a
250mila euro e un prestito personale fino a 30mila, indirizzati ai giovani
tra i 18 e i 35 anni, cui potranno accedere anche i
lavoratori atipici. I mutui hanno una durata massima di 40 anni a tasso
fisso, e di 30 a tasso variabile, mentre i prestiti
durano al massimo 72 mesi. Quello dei giovani è un target strategico per
Intesa, che nei primi cinque mesi del 2007 ha registrato 80mila nuovi clienti
netti, di cui 60mila famiglie, con un età media
proprio di 35 anni. Tanto che l’istituto sta già pensando per il futuro a un lancio di un altro Progetto Giovani dedicato alla
previdenza. E con notevoli potenzialità nel settore dei finanziamenti
personali, visto che fino a oggi solo il 14% dei
mutui e dei prestiti erogati dalla banca è a favore di clienti under 35. «La
banca sta mettendo ordine nel proprio portafoglio prodotti», ha chiarito l da
Finanza&Mercati del 07-06-2007
Zignago e Mutui accendono le Ipo
Piazza Affari applaude le due
matricole che ieri hanno debuttato sullo Star: MutuiOnline e Zignago Vetro. La holding specializzata in mutui e prestiti (coi siti
mutuionline.it e prestitionline.it), congelata inizialmente per eccesso di
rialzo, ha fatto segnare una crescita del 9,02% a quota 6,10 euro (il prezzo
di collocamento era stato di 5,6 euro). Per il produttore di contenitori in
vetro cavo, invece, la crescita è stata del 6,31% a 4,78 euro (rispetto ai
4,5 euro dell’Ipo). L’esordio positivo
conferma l’interesse degli investitori in fase di collocamento. Le offerte di azioni di entrambe le società avevano riscontrato richieste
superiori alla disponibilità. Per Zignago Vetro la domanda aveva
superato di 8 volte l’offerta, mentre 8,7 volte, invece, era stato il
multiplo di Mutuionline. A sottolineare l’interesse
del mercato sono stati i volumi. Su Zignago sono passati di mano 9,7 milioni
di titoli; su MutuiOnline le azioni scambiate sono state 10,62 milioni.
«Siamo soddisfatti per la reazione - spiega Marco Pescarmona ad di Mutuionline - ma prima di festeggiare occorre
aspettare e guardare al lungo periodo». Quanto all’azienda della famiglia
Marzotto, «l’Ipo è stata sottoscritta pienamente - dice Franco Grisan,
amministratore delegato di Zignago Vetro - sia dagli investitori
istituzionali sia dai nostri dipendenti, il che ci ha regalato grande soddisfazione». Tra gli istituzionali figurano nomi
come Fidelity, Gartmore, Pioneer e Generali, oltre
al fondo inglese Glg». Resta positivo, quindi, il
quadro generale per le nuove entrate in Piazza Affari da inizio anno: otto su
12 stanno assicurando guadagni agli investitori che le hanno inserite nel
proprio portafoglio. Un esempio per tutti: Prysmian (ex Pirelli cavi) ha
guadagnato già il 23% dall’esordio in aprile. I prossimi debutti, in ordine
temporale, saranno Rdb e Landi Renzo che sbarcheranno sullo Star, rispettivamente, il 19 e il 26 di giugno. Oggi, per
Landi Renzo, prezzo indicato tra 3,5 e 4,,4 euro,
inizia il roadshow di presentazione dopo l’ok di ieri di Consob al prospetto.
Sull’Expandi, invece, lunedì prossimo debutterà Screen Service
(radiodiffusione Tv). da
Finanza&Mercati del 07-06-2007
Italpetroli, Geronzi mette in vendita l’impero
dei Sensi
Capitalia mette in vendita l’impero di Sensi, compresa la As Roma. Secondo quanto risulta
a F&M, la partecipazione del 49%, con l’opzione per salire al 51%, che la
banca romana possiede in Compagnia Italpetroli figurerebbe nella lista degli
asset non strategici che, con molta probabilità, saranno messi sul mercato
non appena la fusione con Unicredit sarà operativa. La vendita servirebbe
peraltro a far rientrare parte del debito che la stessa Capitalia vanta nei
confronti di Italpetroli. Quest’ultima, nonostante
le iniezioni di liquidità degli ultimi anni, avrebbe ancora debiti per 200
milioni. A mettere sotto osservazione Italpetroli è stata Banca Finnat, che
nelle scorse settimane avrebbe consegnato una valutazione molto dettagliata
sugli asset e sulle passività del gruppo. E ad
affidare l’incarico alla banca della famiglia Nattino sarebbe stato lo stesso
numero uno di Capitalia, Cesare Geronzi, il quale evidentemente aveva già in
mente una manovra di disimpegno. La fotografia scattata da Finnat non sarebbe
comunque drammatica. A fronte di un indebitamento di
200 milioni, a Italpetroli farebbero capo asset per
oltre 350 milioni in attività oil e immobiliare. Ora l’obiettivo di Geronzi
sarebbe quello di trovare un acquirente per l’intero pacchetto del 49%
detenuto da Capitalia, ma non è escluso che si
possano cedere separatamente i diversi asset. Anche
perché per gli immobili ci sarebbe già una lunga fila di pretendenti, a
cominciare dalla Lamaro dei fratelli Toti. Di questi ultimi si è detto più
volte che fossero interessati anche alla As Roma, ma
è difficile che ci sia la reale intenzione di buttarsi nel business
calcistico. da
Finanza&Mercati del 07-06-2007
Piazzetta Cuccia, oggi il direttivo sceglierà i 21 «sorveglianti»
Oggi nella prima mattinata si terrà il direttivo del
patto di Mediobanca. La riunione serve a preparare l’assemblea del patto,
convocata per lunedì 11, che dovrà dare il via libera
alla lista per il consiglio di sorveglianza, per il quale ieri erano in corso
febbrili consultazioni. Accanto alla presidenza di Cesare Geronzi, nel
consiglio si prevede una sostanziale riconferma dei rappresentanti degli
azionisti presenti nell’attuale board, salvo alcune
eccezioni. Potrebbero non rientrare Berardino Libonati (candidato alla
poltrona di vicepresidente in Unicredit Group dopo la fusione con Capitalia)
e Gianluigi Gabetti, rappresentante di Fiat, che ha
notificato la disdetta del patto. Il consiglio sarà composto da massimo 21 componenti, di cui quattro indipendenti e
due espressi dalle minoranze. da
Finanza&Mercati del 07-06-2007
Prestito da 800 mln per Aeroflot-Alitalia
Unicredit figura tra le quattro banche che finanzieranno
per 800 milioni l’acquisto di Alitalia da parte
Aeroflot. «La scelta delle banche è stata fatta. Sono quattro e tra queste
una è senza dubbio Unicredit», ha detto Mikhail Poluboyarinov, direttore
finanziario del vettore russo, che ha anche evidenziato la complessità «degli
aspetti giuridici» della proprietà della compagnia italiana. Per Alitalia, ha
aggiunto, «la proposta verrà articolata in tre
punti: struttura dell’acquisizione, prezzo e modello finanziario». Unicredit
figura anche nel consorzio in gara per Alitalia. L’ingresso tra le banche
finanziatrici lascia ipotizzare che ci siano altre manovre in corso nella
cordata. LA STAMPA giovedì 7 giugno 2007
LA SENTENZA DELLA CORTE D’ASSISE - Nessun colpevole per la morte di Calvi
[FIRMA]FRANCESCO GRIGNETTI ROMA - Venticinque anni di indagini,
duecento faldoni, dieci pentiti e centocinquantamila pagine di interrogatori
e perizie non sono bastati. La procura di Roma riteneva di aver incastrato il
Quartetto del Male, ovvero l’alleanza criminale tra
il Faccendiere, il Mafioso, il Malavitoso e il Contrabbandiere per uccidere
il Grande Banchiere. E invece no. La Corte d’assise,
presieduta da Mario Lucio d’Andria, ha assolto i quattro imputati per
l’omicidio di Roberto Calvi. L’ipotesi che la mafia avesse
allungato la sua mano sul banchiere milanese, trovato morto sotto il
ponte dei Frati Neri, a Londra, il 18 giugno 1982, non ha retto. I ben noti
Flavio Carboni, Pippo Calò, Ernesto Diotallevi e Silvano Vittor sono stati
assolti perché manca la prova. Assoluzione con formula
piena per Manuela Kleinszig. Resta il fatto che
la Corte ritiene che sia stato un assassinio. E di
questo il pm Luca Tescaroli è contento: «E’ un successo che a venticinque
anni dal fatto la Corte abbia stabilito che si è
trattato di un omicidio». E’ quanto rimarca anche l’avvocato Dario Piccioni,
che nel processo ha rappresentato come parte civile Carlo
Calvi: «L’assoluzione per insufficienza di prove significa che queste
sono insufficienti e contraddittorie, ma al tempo stesso non si può dire che il castello accusatorio sia franato. Certo, dopo
venticinque anni è difficile andare avanti». E’ sempre stata una storia misteriosa, la fuga e la
morte (impiccato sotto un ponte londinese, con diversi mattoni in tasca) di
Roberto Calvi. Secondo il pm Luca Tescaroli, il quartetto aveva organizzato
l’uccisione del banchiere per punizione, ma anche per bloccarlo. Sarebbero
stati almeno tre, infatti, i motivi che si nascondevano dietro il delitto: la
cattiva amministrazione del denaro di Cosa Nostra, che si ritiene venisse riciclato attraverso il Banco Ambrosiano; la
possibilità che il banchiere, in crisi personale ed economica, spifferasse i
suoi segreti; l’ipotesi di sostituirsi a lui. La Corte, al contrario, ha
accolto le tesi difensive dei legali Renato Borzone, Oreste Flamini Minuto,
Massimo Amoroso e Corrado Oliviero: ha ritenuto che le prove non fossero
sufficienti. Naturalmente non è escluso che
Tescaroli ricorra in appello. La sua ricostruzione è indubbiamente suggestiva e si addentra nei misteri d’Italia.
C’entrerebbero la P2, a cui era legato Carboni, ma anche lo Ior, la banca
vaticana che garantiva per Calvi, e poi la mafia, che aveva affidato al Banco
Ambrosiano molte delle sue ricchezze, e in ultimo era entrata in gioco anche
la Banda della Magliana, attraverso il boss Ernesto Diotallevi, che si sarebbe «preoccupato» di costruire la trappola in cui
Calvi cadde. «Dopo essersi appropriato di 19 milioni di dollari del Banco
Ambrosiano e aver beneficiato di finanziamenti di società collegate al Banco
stesso - aveva scritto il magistrato - il faccendiere Flavio Carboni induceva Roberto Calvi ad affidarsi a lui per trovare
soluzione alle pressioni giudiziarie e per recuperare il denaro necessario a
risolvere la crisi del Banco Ambrosiano». Questo scenario non ha retto al dibattimento e ne è molto soddisfatto l’avvocato Renato Borzone,
difensore di Carboni: «Erano venticinque anni che lo si
dava per colpevole. Ora è schiantato un teorema accusatorio fondato sul
nulla. Resta la domanda che si pose Leonardo Sciascia nel 1982: perché si
preferisce il bel giallo invece di cercare la verità?». LA STAMPA giovedì 7 giugno 2007
Il Banchiere di Dio tra mafia e potere - La
storia - Venticinque anni senza una soluzione
FRANCESCO LA LICATA ROMA - Il mistero della morte del «banchiere di Dio»
difficilmente troverà spiegazione. Ed è, questa,
quasi la sorte naturale destinata a tutte le storie del potere in Italia.
Forse non si saprà mai com’è morto Roberto Calvi, il
presidente del Banco Ambrosiano trovato appeso al ponte dei Frati Neri di Londra.
Così come non s’è mai saputo se Michele Sindona, predecessore di Calvi nello ruolo sinistro di manovratore finanziario di fortune
non sempre bene identificabili, si sia tolto la vita dentro il carcere di
Voghera o se quel caffè «amaro» che lo ha ucciso gli sia stato inviato per
chiudergli la bocca per sempre. Un’inchiesta nata male Sono passati 25 anni da quella notte al Blackfriars
Bridge, 18 giugno 1982. Certo, adesso la procura di Roma potrebbe scegliere
di ricorrere in appello, e poi ci sarebbe pure la Cassazione e, chissà, la
decisione di ripetere il processo. Insomma potrebbero trascorrere altri anni.
Servirebbe? L’esperienza appena archiviata direbbe di no.
E’ nata male l’inchiesta sulla terribile fine del
«banchiere di Dio». Sin da subito si intuì che, come
ogni affaire che si rispetti, la strada delle indagini sarebbe stata tutta in
salita. Una frettolosa archiviazione delle autorità britanniche liquidava
tutto col sigillo del suicidio. Si scoprirà in seguito che una diatriba
burocratica sul luogo del ritrovamento del cadavere aveva
assegnato la competenza investigativa alle «autorità locali»,
impedendo il più qualificato intervento di Scotland Yard. Ma qualche mese
dopo, siamo nel 1983, l’intervento dell’Alta Corte chiuderà un’ennesima verifica
con un «verdetto aperto»: potrebbe trattarsi sia di suicidio che di omicidio. Si cambia scenario e l’inchiesta sbarca in Italia:
indagano le procure di Palermo, Milano e Roma. Il valzer delle competenze
finisce nella Capitale. E così nel 1995 si riaprono i fascicoli, anche perché
hanno in precedenza fatto irruzione le rivelazioni
dei pentiti Francesco Marino Mannoia e Tommaso Buscetta. Il quadro che i due
ex boss propongono ai magistrati romani consegna un fitto intreccio
politico-affaristico-mafioso, molto simile a quello che aveva
visto protagonista l’altro banchiere, Michele Sindona. La tesi è che
l’Ambrosiano sia stato un collettore di soldi della mafia e che il
«contratto» per uccidere Calvi sia stato assegnato al boss Franco Di Carlo
che, una volta divenuto collaboratore, negherà affermando che l’omicidio fu
commissionato alla camorra. Soldi da riciclare: un intrigo
dove sarebbe stato coinvolto anche lo IOR di mons. Paul Casimir Marcinkus. Buscetta raccontò di aver
saputo tutto dalla viva voce di don Tano Badalamenti, che andò a trovarlo in
Brasile e, davanti alla copertina di un settimanale italiano che parlava del
«suicidio» di Calvi, commentò: «Ma quale suicidio,
questa è un’altra delle bravate di zio Pippo». Laddove zio Pippo stava per Giuseppe Calò, boss palermitano, capomandamento
di Porta Nuova, «emigrato» a Roma per svolgere la delicata funzione di
«cassiere» di Cosa nostra. Una sorta di «collega» dei veri banchieri, che
avrebbe ordinato la morte di Calvi perché questi aveva mandato in fumo (anche
attraverso ardue operazioni, quelle con lo IOR comprese) molti soldi della
mafia. La perizia Della morsa che stritolerà Calvi, entreranno a far parte
Flavio Carboni ed Ernesto Diotallevi (affarismo e banda della Magliana): gli
attuali imputati assolti, insieme con Silvano Vittor
accusato sostanzialmente di aver portato Calvi al macello in uno squallido
albergo di Londra. Si dovrà, però, arrivare al 2003 perché l’indagine venga liberata dal «capestro» che la bloccava: la perizia
sulle cause della morte di Calvi. L’incidente probatorio, sulla
base di una ennesima perizia, esclude l’ipotesi del suicidio. Così
parte il processo per l’omicidio e siamo ad ottobre del 2005. Sembra preistoria la vicenda della borsa di Calvi «trovata» e offerta in TV ad Enzo Biagi. Carboni verrà sospettato di aver imbastito quella sceneggiata
utile a far credere che il «banchiere di Dio» non aveva nessun documento
importante. L’accusa era di ricettazione e si celebrò un processo a parte
(assoluzioni), ma quando dal suicidio si arriva
all’omicidio è ovvio che la storia cambia. E il
processo si arricchisce di nuove testimonianze. La signora Teresa Ryan firma
un verbale che mette in discussione l’alibi di Carboni (per i giorni
«londinesi» di Calvi), mentre alcune consuelenze
tecniche trovavano tracce di 800 milioni di lire (finite al Banco Ambrosiano)
provenienti dal sequestro Torielli. Un’altra consulenza, attivata a conferma
di una rivelazione fornita dal collaboratore Vincenzo Calcara, ricostruiva il
percorso di altri 700 milioni pagati per il riscatto
di Nicola Campisi, sequestrato in Sicilia. Tracce che,
secondo il pm Luca Tescaroli, proverebbero l’esistenza di qualche operazione
disinvolta dell’Ambrosiano. E poi la dichiarazione
della vedova, Clara Calvi, che nel 1994 accusa Carboni di aver proposto uno
«scambio»: una testimonianza utile per la tesi che a Londra il banchiere era
stato ucciso, in cambio di una «liberatoria» della vedova sul presunto
coinvolgimento di Carboni negli «affari cattivi» con l’Ambrosiano. Tutti indizi che non sono bastati per convincere la giuria.
LA STAMPA giovedì 7 giugno 2007
VERSO IL RINVIO A GIUDIZIO PER L’IMMOBILIARISTA -
Ricucci, indagini chiuse per i filoni- Rcs e Confcommercio - Coinvolti anche
Billè e altre 14 persone Mediobanca venderà i palazzi di Magiste
ROMA - Stefano Ricucci verso il
rinvio a giudizio per il caso Rcs e per la vicenda legata agli immobili
Confcommercio.
La procura di Roma ha infatti depositato ieri gli
atti relativi alle inchieste sul tentativo di scalata al gruppo editoriale
che controlla il Corriere della Sera, sulla vendita a Confcommercio
dell’immobile di via Lima a Roma e sulla gara per il patrimonio immobiliare
ex Enasarco. Si tratta dei tre filoni principali di indagine
sull’immobiliarista, riuniti in un unico fascicolo dai pm Giuseppe Cascini e
Rodolfo Sabelli, che vedono indagati oltre a Ricucci e all’ex presidente di
Confcommercio, Sergio Billè, altre 14 persone. A Ricucci, in particolare, indicato come «dominus» delle
tre vicende, vengono contestate l’aggiotaggio
informativo, le false fatturazioni e l’occultamento di scritture contabili.
Per il caso Rcs l’accusa è di aver procato sensibili
alterazioni del titolo in borsa. Per Billè le accuse sono di
appropriazione indebita e corruzione. Proprio per l’immobile di via Lima 51 a Roma, nel quartiere Parioli, che ha portato
al coinvolgimento di Billè, è parita la prcedura per la cessione. Un annuncio
pubblicato ieri sui giornali invita gli interessati a manifestare l’interesse
per un pacchetto di immobili a Roma e Milano. tra questi, la sede di Meliorbanca in via Borromei e un
palazzo in pieno centro, dietro alla Galleria del Duomo a Milano. A Roma, oltre via Lima, vanno
in vendita delle porzioni d’immobile in via Croce, via Piave e via Ferdinado
di Savoia, nei pressi di piazza del Popolo. Consulente finanziario della
Magiste Real Estate Properties, la controllata di Magiste International alla
quale fa capo il pacchetto oggetto della cessione, è Mediobanca. Le indagini della procura di Roma non sono comunque ocncluse: resta infatti aperto il filone sulla
bancarotta della Magiste, per la quale è indagato lo stesso Ricucci. \ LA STAMPA giovedì 7 giugno 2007
VERSO LA SEPARAZIONE - Nodo Eurizon tre giorni di
sciopero
Tre giorni di sciopero, a ridosso dei consigli di Intesa Sanpaolo che dovrebbero decidere sul futuro di
Eurizon. A scioperare il 16, 17 e 18 giugno sono i dipendenti della compagnia
rappresentati da alcune sigle sindacali del settore, con la motivazione che
«in pochi mesi Eurizon (...) si è trasformata in un gigantesco problema».
All’approssimarsi della fine di giugno, data entro la quale dovrebbe essere sciolto il nodo Eurizon, sul tappeto di Corrado Passera
restano varie opzioni. La più accreditata prevederebbe la
quotazione di oltre il 40%, con una scissione parziale che porterebbe un
socio forte - anche le fondazioni riunite in un patto di sindacato - al 29,9%
e Intesa Sanpaolo poco sotto quella quota. Per lunedì è previsto un
consiglio della Compagnia di Sanpaolo, al qule però
non sarebbe all’ordine del giorno la questione Eurizon. Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione:
Economia - data: 2007-06-07 num: - pag: 29
L'euro s'indebolisce dopo la stima della Banca
centrale: «Crescita sopra il previsto, ma nel 2008 inflazione al 2%» - La Bce
alza ancora i tassi, denaro al 4% - Trichet non esclude nuovi rialzi. Stangata sui mutui fino
a 345 euro
autore: Marika de Feo categoria:
REDAZIONALE FRANCOFORTE — La Banca centrale europea ha di nuovo
alzato il costo del denaro di un quarto di punto, al
4%. È il livello più alto degli ultimi sei anni, il doppio rispetto a quando (dicembre 2005) la Bce ha avviato il ciclo
rialzista. E il presidente Jean-Claude Trichet ha anche lasciato aperta la
porta a un nuovo aumento, previsto dagli operatori
per settembre o al più tardi per fine anno, a causa della crescita «più forte
del previsto» e quindi dell Per Trichet, invece, anche con l Ancora aumenti in vista dunque, magari di un altro
quarto di punto, anche se l Per ora ne hanno fatto le spese l Replica indiretta di Pattichiari, il consorzio promosso
dalle banche: i clienti (il 93% secondo un sondaggio online) sanno quello che
comprano allo sportello. Taglia corto Lorenzo Bini Smaghi, del direttivo della
Bce: tenere fermi i tassi avrebbe significato alimentare l Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione:
Economia - data: 2007-06-07 num: - pag: 29
COMMISSIONI - Il dollaro vale 1,35. Anzi no: 1,40. In banca il cambio recita a
soggetto
autore: Giuliana Ferraino categoria:
REDAZIONALE MILANO — Un euro ieri valeva circa 1,35 dollari. La
valuta americana veniva scambiata a 1,3523 in prima
mattina, per scendere a 1,3503 in serata. Ma non per i clienti delle banche
italiane che, per cambiare banconote, a seconda dell Qualche esempio? Per comprare dollari in contanti a uno sportello del gruppo Unicredit, ieri il cambio era
di 1,3311; per vendere dollari contro euro il tasso saliva a 1,3929. Più una
commissione fissa di 7 euro. In realtà, per certi clienti le condizioni sono
«trattabili in relazione al rapporto che
intrattengono con la banca e alla loro capacità negoziale», fa sapere l A Intesa Sanpaolo, che offre le
stesse condizioni su tutta la rete del gruppo, il differenziale applicato al
tasso fissato sul mercato dei cambi è dell Tra gli istituti più convenienti? La piccolaBanca
Ponti di Milano, dal 2005 parte del Gruppo Carige, che impone uno spread dell Il consiglio a quanti si preparano a partire per le vacanze
negli Stati Uniti o nei Paesi legati all Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione:
Economia - data: 2007-06-07 num: - pag: 29
I duelli a Roma e Francoforte - Ferrero: «È una
scelta sbagliata e dannosa» Divisa anche l'Eurotower
categoria: REDAZIONALE (f. fub.) Non solo il governo: persino la sinistra
radicale ieri è riuscita a dividersi sull «Necessario» il rialzo è invece a detta di Paolo Cento,
sottosegretario all Per una volta però le differenze sulle scelte della Bce
hanno iniziato a trasparire anche all Dissapori sulla forma che a
fatica ne nascondono altri sulla sostanza. Ieri per esempio Weber ha preparato nuovi rialzi dei tassi, parlando di
«chiari rischi al rialzo per la stabilità dei prezzi». Proprio il giorno dell Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Economia - data:
2007-06-07 num: - pag: 30
Passera: puntiamo a una quota di mercato del 22% - E le banche adesso corteggiano i giovani e i lavoratori atipici Intesa lancia il mutuo con rinvio –autore: Pa.Pic. categoria: REDAZIONALE
MILANO — San Precario, protettore di chi soffre di un
reddito intermittente, simbolo della cosiddetta generazione «contratto a
progetto», è arrivato fino in banca. Intesa Sanpaolo ha annunciato ieri l «Se sei un lavoratore atipico
per noi sei normale. Ti meriti credito», ha detto Andrea Crovetto, responsabile
commerciale, ricordando che i giovani italiani restano in famiglia a lungo,
molto più dei loro coetanei europei. Per il consigliere delegato Corrado
Passera, Intesa Sanpaolo intende «superare la quota del
20-22% nel mercato dei mutui» e per il direttore generale, Pietro Modiano,
non c Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione:
Economia - data: 2007-06-07 num: - pag: 31
Prima proposta di patteggiamento penale delle
banche: 156 euro per creditore - Risarcimenti Parmalat, Nextra mette sul
tavolo 5 milioni di
euro
autore: Massimo Sideri categoria:
REDAZIONALE MILANO — C La stessa Nextra aveva già chiuso tutti i rapporti,
anche sul fronte penale, con l La tesi del rappresentante dei creditori del Sanpaolo,
Carlo Federico Grosso, è che Bondi non abbia l In ogni caso va sottolineato
che gli imputati sono molti. In particolare Bondi in tribunale aveva sottolineato il grande peso avuto, secondo la sua
ricostruzione, da Bank of America. Con la stessa banca statunitense Bondi ha avviato
una causa miliardaria per danni di fronte al giudice americano Lewis Kaplan. Insomma, i fronti aperti sono parecchi e la cifra
andrebbe interpretata come un singolo pezzo del grande
puzzle del crac. Spetterà ai diversi giudici tra Milano, Parma e New York valutare le responsabilità dei vari attori. E in
ogni caso non è chiaro quale sarà il meccanismo di suddivisione di questi
cinque milioni: se cioè verranno distribuiti in
parti uguali o in relazione alle singole esposizioni finanziarie. msideri@corriere.it
Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione:
Economia - data: 2007-06-07 num: - pag: 33
Addio alla commissione di massimo scoperto? - No,
cambia solo nome
categoria: REDAZIONALE Niente più commissione sul massimo scoperto. La Camera infatti, ha approvato ieri — ma il provvedimento deve
ancora passare all Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione:
Economia - data: 2007-06-07 num: - pag: 33
In Kuwait - Mediobanca debutta nella finanza
islamica
categoria: REDAZIONALE Mediobanca debutta nella «finanza islamica». L Con questa operazione Piazzetta
Cuccia consolida le relazioni con investitori delle regioni mediorientale,
nordafricana e asiatica per transazioni finanziarie «shariah compliant». E
prosegue nel processo di diversificazione e sviluppo della offerta
finanziaria internazionale. LA REPUBBLICA giovedì 7 giugno 2007
"Un comandante inadeguato e sleale" -
Ecco il dossier del governo che accusa il generale Speciale - il documento -
"Nessuna intimidazione del viceministro che ha
operato nel pieno rispetto dei suoi compiti di indirizzo" - Visco
rivela: "Il generale mi disse che Spaziante gli era stato imposto da
Tremonti" - Smentita la consegna di foglietti con i nomi degli ufficiali
da trasferire
CARLO BONINI Il che torna a sollecitare
domande sin qui inevase. A un ufficiale di tale fatta
era opportuno, come il governo ha fatto, offrire uno scranno alla Corte dei
Conti? Perché è rimasto al comando per oltre un anno
senza che il governo trovasse la forza di avvicendarlo? Il documento, dunque. E´ il 9 giugno 2006. Visco ha
ricevuto le deleghe per la Guardia di Finanza soltanto 48 ore prima e il
generale Roberto Speciale si presenta al nuovo padrone politico per omaggiarlo con la testa di «un nemico», certo di
guadagnarne immediatamente i favori. «Il Comandante generale - scrive Visco -
mi prospettò per prima cosa l´opportunità di avvicendare il capo di Stato
maggiore, il generale Spaziante, il quale, a suo dire, gli era stato imposto
dal precedente ministro». Che Emilio Spaziante (già comandante della Guardia
di Finanza in Lombardia) e Giulio Tremonti siano
annodati a doppio filo lo sanno anche i sassi. E toglierselo di torno è una
mossa utile a far passare il piano di avvicendamenti
che la accompagna. Il 26 giugno, infatti, Speciale torna da Visco. «Mi
presentò un´ipotesi di impiego di generali e
colonnelli piuttosto ampia. Nel prospetto erano previsti, tra gli altri,
avvicendamenti presso gli importanti comandi di Roma, Torino, Bologna,
Firenze e Cagliari, ma non di Milano». Visco non abbocca. «Sconsigliai la rimozione di
Spaziante da capo di Stato maggiore, che infatti
rimase al suo posto, sia perché poco motivata, sia per evitare che potesse
essere interpretata come una decisione politica del nuovo governo. Mi
riservai di esprimere un parere sulle proposte di trasferimento, sia per
maturare le giuste convinzioni, sia per meglio comprenderne i criteri».
Cominciano consultazioni «informali». Visco discute «con il comandante in
seconda, generale Italo Pappa, con il generale Sergio Favaro, che avrebbe
assunto lo stesso incarico dopo pochi mesi, con il generale Emilio Spaziante,
capo di stato maggiore, con il suo sottocapo, generale Paolo Poletti, con il generale Mariella, già capo di stato maggiore durante
il primo governo di centro-sinistra». Ne esce un
quadro allarmante. «Pappa e Favaro lamentavano una
gestione personalistica del Corpo» (per dirne una, Speciale ha rimosso in un
colpo solo l´intera catena di comando dell´Emilia durante il "caso
Parmalat"), «un non sempre puntuale rispetto delle regole, una mancanza
di valutazione e consapevolezza delle conseguenze giuridiche delle decisioni
assunte. Forte era la polemica in relazione alla
politica degli "encomi" (spesso "solenni" a singoli
ufficiali di grado elevato), perché influenzava i lavori della Commissione
speciale di avanzamento (le promozioni di carriera ndr.) e avveniva spesso
senza rispettare le procedure e senza conoscenza pubblica delle ragioni di
quelle concessioni, dei loro beneficiari». Si arriva così al nodo di Milano. «Emersero alcune
valutazioni negative, in particolare nei confronti del generale Forchetti
(delfino di Spaziante, uomo di Pollari ndr.), comandante regionale della
Guardia di Finanza in Lombardia che, secondo il generale Favaro, non
presentava un´adeguata corrispondenza ai requisiti
richiesti per l´incarico, non avendo seguito il corso superiore di polizia
tributaria». E ancora. «Emergeva che sia il generale Forchetti, che altri ufficiali, erano
stati impiegati per molti anni in Lombardia e/o Milano. Il generale
Forchetti, prima a Milano come capo centro Lombardia
del II Reparto (l´intelligence della Finanza ndr.), poi comandante del gruppo
a Milano, poi comandante provinciale e infine comandante regionale. Il
colonnello Lo Russo, comandante dal 2002 al 2004 al comando
provinciale di Milano era stato riassegnato, evento davvero
inconsueto, dal 1 giugno 2006 allo stesso comando, dopo un periodo trascorso,
sempre a Milano, dal luglio 2004 al maggio 2006 come comandante del Nucleo
regionale di polizia tributaria». Ma, soprattutto, «le informazioni arrivate
al mio Gabinetto da altre fonti interne al Corpo» sollevavano «ulteriori dubbi sulla permanenza degli stessi ufficiali,
nella stessa sede, per l´inevitabile cristallizzazione di amicizie e di
conoscenze con ambienti dell´economia, della politica e dell´informazione». Per Visco, ce n´è abbastanza per
suggerire «legittimamente» di sciogliere il grumo. Sappiamo ormai quel che
accade di lì in avanti. Sappiamo che Speciale trova nell´ex nemico Spaziante
un alleato nelle mosse che cova. Sappiamo dell´incontro Visco-Speciale del 13
luglio. Della disponibilità di Speciale ad avviare i
trasferimenti il giorno successivo. Delle due
tempestose telefonate (il 14, a Bari e il 17 luglio, «in viva voce», a Roma)
tra il viceministro e il comandante generale quando appare chiaro al primo
che il secondo lo prende in giro. Delle due lettere del procuratore Minale (una di giugno, una di luglio), ricevute da
Speciale e taciute a Visco. Della notizia battuta dall´Ansa la notte del 16
luglio che della trappola è spia («Caso Unipol, azzerati i vertici della
Guardia di Finanza in Lombardia»). In quel luglio del 2006, mentre continua a mentire a
Visco, Speciale prepara la tenaglia che lo deve stritolare. Insieme a Spaziante,
si fa ascoltare dall´Avvocatura generale di Milano (tacendo volutamente la
circostanza al generale Ferraro, comandante interregionale responsabile per
il nord-Ovest), quindi promuove un esposto alla procura militare di Roma. Un
anno dopo, fa esplodere il caso e torna a mentire, soprattutto nel dare conto
del contenuto delle sue telefonate con il viceministro. Che
scrive: «Non feci nessuna indebita pressione. Non
avanzai alcuna minaccia. Non consegnai alcun "foglietto" con i nomi
degli ufficiali da trasferire. Ed infatti tale
"foglietto" non è mai stato esibito, pur essendo il comandante
generale persona che ha dimostrato rara attenzione a particolari e dati, fino
al punto di annotare l´orario delle telefonate fatte ascoltare in viva voce,
se non addirittura registrate. Non feci alcun riferimento a
Unipol, le cui indagini, del resto, erano condotte dal Nucleo di polizia
valutaria di Roma». Padoa-Schioppa e il governo di tutto questo traggono le conseguenze: «Il viceministro ha agito nel
pieno rispetto sia delle prerogative dell´autorità politica e dei compiti di indirizzo ad essa spettanti, sia degli interessi della
Guardia di Finanza e dell´autorità giudiziaria». LA REPUBBLICA giovedì 7 giugno 2007
E oggi
i testimoni sfilano in procura - l´indagine
ELSA VINCI ROMA - Il ring si sposta in tribunale. Dopo il dibattito
al Senato, il procuratore capo, Giovanni Ferrara, convoca i testimoni dello
scontro tra il viceministro dell´Economia, Vincenzo Visco, e l´ex comandante
generale della Guardia di Finanza, Roberto Speciale. Oggi e domani saranno
sentiti due stretti collaboratori del generale, il colonnello Michele
Carbone, suo portavoce, e l´aiutante di campo, il maggiore Giovanni
Cosentino. Sono stati testimoni di minacce? I due avrebbero ascoltato una telefonata tra Speciale e
Visco il 17 luglio 2006. Il viceministro, che aveva chiesto il trasferimento
di quattro ufficiali nei comandi di Milano, era irritato perché l´ordine non
era stato eseguito. Il procuratore ha già ricevuto gli atti dell´inchiesta amministrativa
svolta dalla Procura generale lombarda e ha già letto il verbale-denuncia di
Speciale. Visco sarebbe stato brusco, avrebbe pronunciato frasi del tipo: se
non lo fa, conosce le conseguenze cui andrebbe incontro. Se gli ex collaboratori del generale confermeranno al pm
pressioni o abusi, se questi verranno riferiti da
altri ufficiali citati negli atti trasmessi da Milano e convocati dalla
procura di Roma, sarà inevitabile l´iscrizione di Visco sul registro degli
indagati, con ipotesi di abuso d´ufficio. E con
invio degli atti al tribunale dei ministri. Arbitro della partita resta la Corte
dei Conti, ancora al lavoro sul decreto con cui il governo, dopo aver
destituito Speciale, ha nominato Cosimo D´Arrigo comandante della
Guardia di Finanza. «Siamo in fase istruttoria», ripetono dalla presidenza.
Tempo per legge 60 giorni, ma il verdetto è annunciato dopo il dibattito al
Senato, forse già oggi. La polemica politica rimbalza sulle porte chiuse
degli uffici dei magistrati contabili impegnati a verificare il profilo di
legittimità della nomina. Soltanto dopo la registrazione
delle Corte dei Conti la nomina oltre che valida potrà dirsi «efficace».
Se l´ufficio di controllo bocciasse, D´Arrigo non potrebbe dare
ordini. La Cdl sostiene la nullità dell´atto «perché i decreti
avrebbero dovuto essere due, uno di revoca a Speciale e l´altro per il nuovo
incarico». Ma spiega Cinzia Binetti, viceprocuratore
e portavoce della presidenza della Corte dei Conti: «Non è inconsueto che la
Corte muova dei rilievi. Durante l´istruttoria c´è un dialogo tra le
istituzioni. Sulla base delle osservazioni, Palazzo Chigi in realtà potrebbe
anche rinnovare l´atto o completarne i profili formali». A decidere è il
magistrato Claudio Iafolla. LA REPUBBLICA giovedì 7 giugno 2007
E oggi
i testimoni sfilano in procura - In Veneto torna la disobbedienza fiscale -
Le imprese trevigiane: non pagare i rincari. Scontro con Confindustria - La revisione degli studi di settore viene giudicata da
"stato poliziesco" - L´iniziativa degli artigiani: presenteremo le
denunce senza tenere conto degli studi. E Tomat benedice la protesta - Altolà
da parte del presidente degli industriali della regione, Riello: "Il
governo ha sbagliato i conti ma le tasse vanno
pagate"
ALESSANDRA CARINI TREVISO - Nel Nordest della ripresa economica torna a
spirare forte l´aria della rivolta fiscale. Fiutata da Silvio Berlusconi,
temuta dagli esponenti del centro sinistra, in lotta
disperata per gli ultimi ballottaggi amministrativi, si è concretizzata nella
minaccia di un´obiezione fiscale di massa contro gli studi di settore varati
dal governo. Non è certo la ribellione che, a metà degli anni novanta spinse
imprese trevigiane e veneziane a spedire simbolicamente a Roma le chiavi
delle loro aziende per protesta contro la finanziaria del governo di Lamberto
Dini. Né l´occupazione degli uffici Iva che vide mezza
industria veneta, Treviso in testa, protestare così contro i ritardi dei
rimborsi. Ma è una protesta di massa che
rischia di ingolfare gli uffici dell´amministrazione e di coagulare intorno a
sé il malcontento verso il fisco. Sono questa volta gli artigiani a scendere
in campo contro l´aggiornamento degli studi di settore. A
fare da detonatore la scadenza della presentazione delle denunce dei redditi
con la rivalutazione degli indici che minacciano di tradursi, per molti, in
un salasso fiscale. «C´è un aumento dei ricavi presunti tra il 35 e il
50%» dicono i commercianti dell´Ascom veneziana. «Se i nuovi schemi non verranno sospesi presenteremo le denunce senza tenere
conto degli studi. Vedremo se il fisco sarà in grado di fare migliaia di accertamenti» dice il presidente della Confartigianato
veneto Vendemiano Sartor. E anche esponenti più
vicini alla sinistra come Giuseppe Bortolussi, assessore della giunta di Massimo
Cacciari e costruttore delle fortune della Cgia di Mestre, si uniscono alle
proteste: «Qualcuno deve avere fatto male i conti.
Sono metodi da Stato poliziesco quelli che ti costringono a pagare su ciò che
non hai incassato e che non puoi neanche dimostrare di non avere guadagnato.
Visco sbaglia e sbaglia tutto il governo che continua a richiedere 3 miliardi
di euro a queste categorie che vengono da cinque sei
anni di crisi, quando il governo ha messo da parte maggiori entrate per 34
miliardi». Ma non sono solo gli artigiani. La
protesta è arrivata, silenziosa, fino alle associazioni degli industriali,
creando imbarazzo e distinguo in un mondo che si barcamena tra la necessità
di contenere il malcontento e quella di affrontare i problemi di una platea fatta
per la quasi totalità da piccole e medie aziende. Anche
se non sono più i tempi del Nordest ribellista, le grida contro il fisco ha
preso anche le associazioni. Andrea Tomat, presidente degli industriali
trevigiani e candidato in pectore alla guida di
quelli dell´intero Veneto, è sceso in campo a difendere i « rivoltosi».
«Fanno bene a protestare e ad opporsi. Non è uno Stato democratico quello che
costringe i contribuenti a dichiarare quello che non è
dovuto e ad accettare, per paura di accertamenti vessatori, di pagare
una sorta di pizzo al fisco». E aggiunge: «Le
imposte del 2006 sono aumentate in misura spropositata e gli adempimenti
burocratici si sono moltiplicati. Sono centinaia le proteste che ci arrivano
da tutte le parti». Il timore è che, prima o poi la
protesta finisca per esplodere, facendo da catalizzatore ad un disagio
diffuso verso il fisco. Così Andrea Riello, presidente degli industriali
veneti, ha tirato il freno. «Le tasse vanno pagate e su questo non ci piove,
ci sono altri sistemi rispetto alla disobbedienza. Ciò non toglie che il
governo deve avere sbagliato i conti. Quelli sugli studi di settore, che mi
dicono essere errati, e quelli politici pensando di continuare a cercare
risorse dove la tassazione è più alta e cioè al Nord
che, in proporzione paga più che il Sud e tutto il resto del Paese». A essere sotto accusa non sono
solo gli studi di settore, ma anche la promessa, mancata, che il governo
avrebbe cercato l´accordo delle categorie per rivederne il peso. Dice ancora
Bortolussi: «Non ha mantenuto la sua parola. Ma non
ha neanche tenuto conto che molte delle categorie sulle quali si è aumentato
il prelievo, stanno andando in crisi proprio adesso, basta guardare gli
edili. Ed è per questo che la rabbia rischia di
esplodere. A parte- conclude sconsolato - che non
c´è più neanche un falegname che voti a sinistra». La rivolta degli artigiani
si mescola così con la richiesta che qualcuno, di destra o di sinistra che
sia, cominci a far sentire a Roma le ragioni del Nord. Perfino un moderato
come Massimo Calearo auspica che i parlamentari del Veneto, che si chiamino
Massimo Cacciari o Paolo Giaretta, spieghino «quel che qui si sta rischiando»
e cioè un avvitamento tra l´inasprirsi del prelievo
fiscale, le denunce sullo spreco e i costi della politica, la percezione che
le imprese avvertono di un governo ostile. «Non si tratta di andare dietro i
mal di pancia. Né di smettere di lottare contro l´evasione.
Qui si corre il pericolo che la fatica delle aziende, il moltiplicarsi della
burocrazia uniti agli inasprimenti fiscali facciano
da scintilla ad un malcontento diffuso». Ma il fisco non demorde, anzi
rilancia: ieri l´Agenzia delle entrate del Veneto ha accertato un
"tesoretto" di 900 milioni di evasione nel
2006. La guerra, dunque, continua. LA REPUBBLICA giovedì 7 giugno 2007
La Bce aumenta di un quarto di punto i tassi, al
massimo da sei anni e alza al 2,6% la stima del Pil per il 2007. Mutui e
prestiti più cari - Il costo del denaro in Europa sale al 4% - Trichet: non
esclusi nuovi rialzi, rischio inflazione ancora alto. Borse in calo - Nel 2008 crescita al 2,3%. Critico il ministro Ferrero: stop
all´integralismo di Francoforte
BARBARA ARDÙ ROMA - Prestiti e mutui a tasso variabile da oggi
costeranno di più. La Banca centrale europea ha alzato il costo del denaro
dal 3,75 al 4 per cento, il livello più alto dall´agosto
2001. Una stretta attesa, l´ennesima, che in soli
diciotto mesi ha fatto raddoppiare il costo del denaro in Eurolandia e che
probabilmente non sarà l´ultima. Jean-Claude Trichet, presidente della
Bce non ha voluto entrare nel merito, lasciando
dunque il mercato nell´incertezza, ma gli analisti si aspettano un nuovo
rialzo a settembre, che potrebbe non essere l´ultimo della serie. Sono i rischi di una ripresa dell´inflazione a turbare i
sonni del presidente della Bce e a fargli usare la leva monetaria. «Nel medio
termine - ha detto Trichet - prevalgono rischi al rialzo per la stabilità dei
prezzi», dovuti soprattutto al «lato domestico» e, in particolare, ai forti
aumenti salariali e a quelli dei prezzi amministrati. E
certo non è svanita l´incognita petrolio. «Monitoreremo da vicino» gli
sviluppi dei prezzi, così da evitare che si
«materializzino i rischi», ha detto Trichet. Ed è questa la frase, che
secondo gli analisti, prelude a una ulteriore
stretta nella politica monetaria, oltre all´insistenza con cui Trichet è
tornato sul rischio prezzi, rischio per contrastare il quale la Bce, ha
aggiunto il suo presidente, «ha le mani libere». Una conferma arriva anche da Lorenzo Bini-Smaghi, membro
del comitato esecutivo della Bce. «Chi ha sottoscritto prestiti a tassi
variabili - ha dichiarato Bini Smaghi - ha
beneficiato di condizioni favorevoli per anni, che ora si stanno esaurendo.
Con i tassi bassi - ha aggiunto - avremmo alimentato l´inflazione». L´economia dell´area euro infatti
«continua a espandersi a un ritmo decisamente più forte di quanto ci
aspettavamo un anno fa», ha spiegato Trichet, che ha annunciato come la Bce
abbia rivisto le stime di crescita per il 2007. Quest´anno l´economia
crescerà del 2,6 per cento, quindi a un tasso più
rapido di quanto previsto in marzo (2,5), mentre i prezzi aumenteranno più
del previsto: dall´1,8 per cento stimato tre mesi fa, al 2 per cento. Si
rallenta invece nel 2008: la crescita sarà ridotta al 2,3 per cento (la stima
era del 2,4), ma lo stesso non vale per l´inflazione
le cui previsioni restano stabili al 2 per cento. La mossa dell´Eurotower ha
indebolito l´euro, spingendolo sotto quota 1,35 dollari e picchiato sulle
Borse europee, che hanno archiviato una seduta negativa anche per i timori
che la crescita dell´inflazione blocchi il taglio ai tassi Usa. Critico il ministro Paolo Ferrero, che dietro le mosse
della Bce vede una sorta di «integralismo monetario» a scapito dell´economia
reale. «Oltre a rendere meno competitiva l´economia europea su scala
mondiale, oltre a costare un bel po´ a tutti i
cittadini titolari di mutuo - ha spiegato il titolare della Solidarietà
sociale - la decisione di alzare i tassi costerà allo Stato italiano circa 4
miliardi su base annua di maggiori spese per interessi». Preoccupati anche
consumatori e sindacati europei. Secondo l´Adusbef c´è il rischio di insolvenza per tante famiglie che si sono indebitate
per acquistare casa. I sindacati chiedono invece una moratoria sui futuri
rialzi. PUBBLICA giovedì
7 giugno 2007
Oggi le designazioni del direttivo del patto di sindacato. Conferme in arrivo per
Benetton, Pesenti e Tronchetti Provera - Mediobanca vara il nuovo vertice -
Geronzi presidente del consiglio di sorveglianza, fuori Gabetti e Libonati -
I rappresentanti al vertice del colosso Unicredit-Capitalia potrebbero
diminuire - La partita Telecom condiziona la nomina di Galateri al vertice
dell´organo di gestione
ANDREA GRECO MILANO - Altra tornata di nomine in Mediobanca. Quelle
per la governance duale, che entro lunedì saranno
decise e il 27 giugno votate dai soci per introdurre da ottobre il doppio
consiglio "alla tedesca". Il direttivo del patto parasociale oggi
inizia i lavori, semplici solo in apparenza poiché
avvengono in una fase delicata – è in corso la fusione tra i due maggiori
soci, Unicredit e Capitalia – e impongono una revisione dell´accordo stesso,
in ottica duale. Vanno stabiliti i 21 nomi del consiglio di sorveglianza,
e implicitamente quelli del consiglio di gestione da questo nominato e che
reca un´altra incertezza, sul ruolo di Gabriele
Galateri. All´attuale presidente Mediobanca tocca la
presidenza della gestione, sopra i manager operativi che guiderà Alberto
Nagel, prossimo consigliere delegato. Ma
Galateri, che alcuni soci vorrebbero a presiedere la futura Telecom
"spagnola", esiste la possibilità di passare direttamente alla
telefonia, se il closing dell´accordo con Telefonica, incassato l´antitrust
europeo, potrà avvenire entro fine mese (quindi in tempo per l´assemblea
della banca d´affari). In tal caso, la presidenza del consiglio di gestione
potrebbe andare a Renato Pagliaro, direttore generale in pectore. La futura rappresentanza del polo guidato da Alessandro Profumo, socio al 9% impegnato a cedere in estate altrettante
azioni, suscita qualche incognita. La "doppia
rappresentanza" delle due ex Bin, che avevano sei membri nel cda
Mediobanca, potrebbe ridursi insieme alla partecipazione. Dopo le dimissioni
di Matteo Arpe, giunte a fine maggio con il suo addio a Capitalia, restano in
cinque. A Cesare Geronzi è destinata la presidenza del consiglio di
sorveglianza. Il suo giurista di fiducia, Berardino Libonati, è già destinato
a prenderne il posto alla vice presidenza di
Unicredit, quindi potrebbe stare fuori da Piazzetta Cuccia. E il
"sacrificio" potrebbe non essere l´unico, anche per dare un segnale
a chi vede un´eccessiva concentrazione di potere
nelle nozze bancarie da 100 miliardi. La mancata conferma di Libonati
potrebbe comunque far quadrare i posti del nuovo
consiglio di sorveglianza, che per statuto avrà fino a 21 membri. I posti
liberi sono 16: tre consiglieri saranno cooptati dal collegio sindacale – il
consiglio "alto" ne mutua le funzioni di controllo – altri due
spettano alle minoranze. Gran parte dei consiglieri dovrebbe essere
confermata, ma è possibile un rafforzamento dei soci industriali del gruppo
B, dove uscirà Gianluigi Gabetti (Fiat) ma sederanno
ancora Gianpiero Pesenti, Marco Tronchetti Provera e Gilberto Benetton, a
scapito dei bancari (A). Mentre per il gruppo C dei
soci stranieri capitanati da Vincent Bolloré non si annunciano novità. Il fine settimana servirà anche a sciogliere le riserve
sulle liste alternative, riservate ai soci di minoranza che abbiano almeno l´1% di quote. Contrariamente a quanto
avvenuto in altre società, Assogestioni non ha in mente di presentare una
lista; e non è chiaro se gli investitori esteri si muoveranno. L´altro
candidato è Luigi Zunino, che ha il 3% di Mediobanca, ma ha legami anche di esposizione con la rivale Intesa Sanpaolo, e non
risulta troppo popolare nel salotto meneghino. Il patto presieduto da
Piergaetano Marchetti oggi introdurrà poi le modifiche per adeguarsi al
sistema duale, anche se l´esistenza del doppio consiglio, formalmente
compatibile, suscita qualche dubbio, compresi quelli del governatore Mario Draghi. Ne uscirà un patto più leggero, con mera funzione
di blocco, e che presto sarà chiamato a distribuire le quote eccedenti di Unicredit. LA REPUBBLICA giovedì 7 giugno 2007
L´OPERAZIONE - La società di Novara chiude il
2006 con un utile di 946 milioni. Tensione per il caso Eurizon - De Agostini
ha il 4% di Generali "Ma fuori da
Piazzetta Cuccia"
SARA BENNEWITZ MILANO -De Agostini ha reinvestito tre quinti del
ricavato della vendita di Toro nel nuovo padrone del gruppo assicurativo
danni, le Generali. Questo è quanto emerge dalla relazione 2006 che Lorenzo Pellicioli ha fornito
ieri sull´andamento del gruppo di Novara che nel 2007 punta a raggiungere 700
milioni di margine lordo (erano 439 lo scorso anno). A fine
anno il peso del 4% nel Leone di Trieste rappresentava il 29% del
patrimonio del gruppo De Agostini, che fra le alte cose controlla
Lottomatica, la spagnola Antena3, Dea Capital (attraverso cui ha investito in
Generale De Santé) e tra le società non quotate la Magnolia di Giorgio Gori. Nel luglio 2006 De Agostini aveva incassato da Generali
2,58 miliardi di euro a fronte della vendita di Toro
e a fine dicembre aveva già reinvestito 1,5 miliardi nel capitale del Leone. E proprio la maxi plusvalenza ricavata da Toro, ha
permesso alla società di chiudere il 2006 con profitti per 946 milioni, più
del doppio del risultato 2005. E così il gruppo di Novara detiene un 2,5% di
Generali direttamente o tramite controllate (per un esborso di 950 milioni) e
un altro 1,5% attraverso contratti derivati in scadenza a
ottobre 2007, stipulati con una primaria banca estera (che valgono altri 550
milioni). Da tutto ciò emerge che il prezzo di carico delle azioni Generali
detenute dal gruppo di Novara è inferiore a 27 euro, mentre quello che
risulta dal contratto d´opzione è addirittura di 26
euro. «La partecipazione in Generali per De Agostini è un
investimento finanziario di medio termine - ha precisato Pellicioli - non
vogliamo aumentare la nostra esposizione sul gruppo, né investire in
Mediobanca. Crediamo nelle potenzialità del titolo e nei ritorni che potremmo ricavare dall´operazione». E
al momento, sempre stando alle dichiarazioni di Pellicioli, l´investimento in
Generali avrebbe già fruttato una plusvalenza potenziale di oltre 200
milioni. In questi giorni, inoltre, Generali torna
sotto i riflettori in attesa della pronuncia dell´Antitrust sulla questione
degli accordi di banca assicurazione con il gruppo Intesa Sanpaolo. Tuttavia,
secondo gli azionisti torinesi del maxi polo bancario, la questione antitrust
sarebbe facilmente superata se - come più volte annunciato - Intesa Sanpaolo
procedesse alla quotazione di Eurizon. E la società guidata da Mario Greco rischia di diventare
il polo della discordia tra Torino e Milano, un nodo che dovrà essere sciolto
a cavallo del 19 giugno, quando si svolgerà un consiglio di gestione e
sorveglianza, o poco dopo. E proprio a ridosso del board,
i dipendenti di Eurizon hanno annunciato tre giorni di sciopero (ovvero il
16,17 e 18 giugno) lamentando la poca chiarezza sulle future strategie del
gruppo. «Eurizon somiglia ad un pollo del quale ognuno dei commensali
vorrebbe aggiudicarsi un pezzo, chi il petto, chi la
coscia - riferiva una nota dei sindacati del gruppo - Il problema è che, per
saziare i diversi appetiti, il pollo deve morire». L´iniziativa è stata
proclamata dai dipendenti di Banca Fideuram, Universo servizi, e Sanpaolo
Invest, che da soli rappresentano oltre la metà del
personale Eurizon. LA REPUBBLICA giovedì 7 giugno 2007
La procura di Roma chiude le inchieste su Rcs,
Enasarco e fondo del presidente Confcommercio - Ricucci e Billè verso il
processo - E Magiste Real Estate mette all´asta il patrimonio immobiliare
ELSA VINCI ROMA - Chiusa l´inchiesta sulla
scalata di Stefano Ricucci a Rcs. La procura di Roma si accinge a chiedere il
processo. Nel giorno in cui si è aperta l´asta per parte del suo patrimonio
immobiliare e sui principali quotidiani è apparso l´invito a manifestare
interesse per alcuni palazzi della Magiste Real Estate a Roma e Milano, i pm
Giuseppe Cascini e Rodolfo Sabelli hanno chiuso i lavori sul marito di Anna Falchi. Tre indagini in un solo deposito di atti: la scalata al gruppo Rizzoli-Corriere della sera,
la gestione del Fondo del presidente di Confcommercio e la gara per
l´assegnazione degli immobili di Enasarco. Sedici gli indagati. Con Ricucci
c´è anche Sergio Billè, ex presidente dei commercianti. Sono entrambi
accusati di appropriazione indebita e corruzione
aggravata. A Ricucci, «dominus e punto di raccordo delle tre indagini», i
magistrati contestano inoltre l´aggiotaggio informativo, false fatturazioni,
occultamento di scritture contabili. Sulla tentata scalata al gruppo Rcs, i pm scrivono nel
capo d´imputazione: «Ricucci agendo come presidente del cda di Magiste
International e Garlsson Real Estate, diffondeva notizie false concretamente
idonee a provocare una sensibile alterazione del
prezzo del titolo Rcs Mediagroup». In particolare: «Con ripetute
dichiarazioni alla stampa affermava che il gruppo Magiste disponeva
di liquidità proprie e i finanziamenti delle banche non erano
garantiti da pegno su azioni Rcs. L´intenzione del gruppo era arrivare, sempre
in Rcs, al 29,9%» del capitale. Notizie «false», sostiene la Procura, che
«contribuivano a determinare un rilevante incremento del valore di mercato del titolo Rcs che passava da 4,9 euro dell´ 11 aprile
2005 a 6,6 euro del 2 agosto 2005». Con Billè poi l´immobiliarista romano si
sarebbe appropriato «indebitamente» della somma di 39 milioni: questo denaro
sarebbe stato versato dall´ex presidente di Confcommercio a Ricucci per
l´acquisto di un immobile a via Lima a Roma
(immobile che peraltro è finito insieme agli altri all´asta). La somma, così
come altre, era stata «prelevata - si legge nell´avviso di conclusione delle
indagini - da quelle versate dalle aziende, come quota dei contributi
integrativi per i dirigenti, al Fondo previdenziale Mario
Negri e al Fondo assistenza sanitaria dirigenti aziende commerciali
(Fasdac) e destinate a Confcommercio, e delle quali Billè aveva il possesso».
L´ex presidente di Confcommercio, infatti, secondo l´accusa, «faceva versare
i contributi incassati dai Fondi non nelle casse dell´associazione, ma su un
conto bancario» a lui intestato, nella sua qualità di presidente, e gestito
fuori del bilancio ufficiale della confederazione, alla quale trasferiva
invece «solo una quota minima dei contributi ricevuti (circa 3 milioni l´anno
a fronte di finanziamenti per oltre 17 milioni di euro
l´anno), e destinando tali somme, in larga parte, a fini esclusivamente
personali». Come l´acquisto di opere d´arte. LA REPUBBLICA giovedì 7 giugno 2007
Indagine dei pm di Milano. Rispunta l´argentino
Macrì - Bnl, nella scalata Unipol pacchetto fantasma del 10% - Un ruolo
attivo per i finanzieri Stefano Roma e Luca Padulli
MILANO - C´è un pacchetto fantasma del 10% di Bnl
nell´inchiesta della magistratura milanese sulla scalata Unipol: secondo le
ricostruzioni del pm Luigi Orsi, non è mai stato denunciato alla Consob. Le
indagini si concentrano su chi ha rastrellato quei titoli e su chi ha
incassato le plusvalenze. Il pacchetto, come rivelato dall´agenzia Radiocor, risulterebbe intestato a un network italo-argentino, tra
cui la famiglia dei Macrì, il cui nome era già emerso nella contesa per la
Bnl. Un ruolo è stato svolto da Stefano Roma di Leonardo Capital Fund e da
Luca Padulli, protagonista nelle vicende Montdison, attraverso una società inglese,
la Park Place, rilevata dall´ex patron di Cirio,
Sergio Cragnotti. (w.g.) MF - Denaro & Politica - Numero 113, pag.
4 del 7/6/2007
Arriva la stangatina sulle banche - Ddl bersani, passa una versione soft dell'abolizione della
commissione massimo scoperto. - La misura inciderà per 2,2 miliardi di euro sui bilanci. Ma resta l'incognita dell'impatto dei
conti dormienti
Autore: Ivan I. Santamaria La commissione di massimo scoperto scompare, ma al suo
posto le banche potranno applicare comunque un corrispettivo
sugli affidamenti concessi alla clientela, purché sia commisurato al tempo e
all Grazie a un accordo con lo
stesso sistema bancario, dal regolamento sui conti dormienti sono stati
esclusi quelli di importo inferiore ai 100 euro. Una
decisione che potrebbe alleggerire l Ieri intanto, sempre al ddl Bersani, è passato un
emendamento che prevede, per chi deciderà di aprire un nuovo conto corrente,
l Potrebbe saltare invece l MF - Denaro & Politica - Numero 113, pag.
4 del 7/6/2007
Nel mirino di Catricalà gli incroci azionari tra
gli istituti
Gli incroci azionari tra banche e quelli tra gli
amministratori che le dirigono non piace al garante della Concorrenza Antonio
Catricalà. In un MF - Mercati Globali - Numero 113, pag. 8 del
7/6/2007
La Bce alza i tassi e le borse cadono - Il costo
del denaro sale di un quarto di
punto, al 4%. ma l'euro scende sotto quota 1,35. -
Molto probabile un nuovo aumento a settembre. Ma Trichet non chiarisce se il
mercato deve attendersi altre strette
Autore: Marcello Bussi S tavolta le borse hanno reagito male
alla decisione della Bce di alzare i tassi di interesse di un quarto di
punto, portandoli al 4%, il livello più alto dal settembre 2001. Il fatto è
che in tutto il mondo sta ormai tornando a materializzarsi lo spettro dell Parla il presidente. Nel corso della conferenza stampa
seguita alla riunione del consiglio direttivo dell Previsioni. Secondo gli esperti di Nomura, ´i tassi di interesse non hanno ancora raggiunto un livello
considerato neutrale Moniti. Trichet, nel corso della conferenza stampa, ha
anche lanciato un appello alle parti sociali per ´evitare gli eccessi MF - Mercati Globali - Numero 113, pag. 8 del
7/6/2007
Autore: A cura di Francesca Gerosa - Bp Milano
-1,14% Ancora Forti Critiche Sulla Governance Bper
Bpm ha perso l Questo dopo aver analizzato lo
statuto e il regolamento della nuova banca nascente che secondo i dipendenti
di Bpm sarebbero troppo penalizzanti per il ruolo dei dipendenti-soci. Il principale elemento di disaccordo dovrebbe essere
rappresentato dalla governance della nuova holding che controllerà
i due gruppi. Per gli analisti di Euromobiliare
sim (hold e target a 12,4 euro confermati su Bpm) il principale tema di
contrasto è costituito dai quorum, giudicati troppo elevati dai soci della
Pop Milano, necessari per la modifica del nuovo statuto. ´L Nel 2005 aveva espresso il 40% dei voti in assemblea e esprime la maggioranza dei consiglieri in cda. ´Fino all MF - Mercati Globali - Numero 113, pag. 9 del
7/6/2007
Lottomatica tentata da Wall Street - La
quotazione degli adr alla borsa americana e' un'opzione per consolidarsi sul mercato. - Spesi 1,5
miliardi, equity swap compreso, per essere terzo socio delle
Generali Il gruppo archivia il 2006 con un fatturato di 2,8 miliardi e
un utile di 946 milioni Per il 2007, grazie a Gtech, atteso un ebitda di 700
milioni. Rilancio su Bpl.Net
Autore: Andrea Montanari Se l L Novara terzo azionista del Leone. Il 4% del Leone vale
1,5 miliardi di euro, finanziato in parte - i 950
milioni di euro della partecipazione diretta - con i proventi della cessione
della quota in Toro Assicurazioni (2,5 miliardi) e per la restante parte, 550
milioni, con strumenti derivati. Ora la casa editrice di Novara guidata da
Lorenzo Pellicioli, che ha una posizione finanziaria netta negativa per 2,8
miliardi (tutto a carico delle società operative) ma che a livello di rating agency scende a 1,5 miliardi (va conteggiato solo
il 25% del prodotto ibrido usato da Lottomatica per l Per tale ragione, la De Agostini non dovrebbe essere
parte attiva del processo di vendita della metà
della quota detenuta da Unicredit Group in Mediobanca (post fusione
Capitalia). ´Visto il peso di Generali, un investimento in Mediobanca sarebbe
una doppia esposizione sul Leone Ritorno di fiamma per Bpl.Net. Cambiando settore ma
restando sempre in termini di investimenti, la De
Agostini che può anche contare sul braccio armato Dea Capital potrebbe
rilanciare il progetto Bpl.Net. Dall MF - Mercati Globali - Numero 113, pag. 11
del 7/6/2007
Ipi, il giallo del palazzo dell'Antitrust - Caso
coppola, si perde fra il lussemburgo e panama la proprietà della sede del
garante. - Il gruppo torinese ha svalutato integralmente il credito residuo
da 30 milioni per la vendita dell'asset perché l'Immobiliare Valadier non è
più nel perimetro dell'immobiliarista romano
Autore: Fabrizio Massaro Ma a chi paga l Nella bozza di bilancio 2006 il gruppo torinese
presieduto da Tommaso Di Tanno ha svalutato integralmente il credito vantato
nei confronti della Immobiliare Valadier, pari a
29,3 milioni di euro. Ufficialmente è un credito ancora
verso parti correlate, è specificato nel bilancio, ma ´solo perché
sorto come tale Ma quando Ipi s Poche settimane dopo però avviene il cambio di
proprietà. Il 23 dicembre 2005 Altair-Finpaco Real Estate cedette il 100% di
Valadier a una società costituita nel giugno 2005,
appunto la Albatros, per 2 milioni (non pagati). La Albatros
è una scatola amministrata da un tal Giuseppe Cavalieri e controllata dalla
Stone River sa. Quest Che cosa ha spinto Ipi, a titolo
prudenziale, a svalutare integralmente il credito? Il fatto che, come
spiegano fonti della società, ci sono dubbi sulla esigibilità
del credito, visto che la Valadier è uscita dal perimetro di controllo. E poi
il fatto che Valadier ha venduto, qualche mese fa, il più piccolo dei due
immobili, quello di via Assisi, e questo ha fatto
diventare immediatamente esigibile il credito residuo di 29 milioni. La
dilazione di pagamento in 24 mesi era legata infatti
al mantenimento degli immobili a garanzia. In realtà Coppola, stando al
bilancio Ipi, non avrebbe versato praticamente
neanche un euro cash per i due immobili. Ben 77,5 milioni
infatti sono stati pagati dalla Valadier alla Ipi attraverso un
accollo del mutuo iscritto sugli immobili concesso dalla Banca Popolare
Italiana per 160 milioni. Altri 15,2 milioni sono stati pagati utilizzando
attraverso il dividendo Ipi spettante a Coppola, in sostanza compensando fra
loro le posizioni di creditore e di debitore dell Come fare ora a recuperare i 30 milioni residui? Ipi ha
ad oggi nelle sue mani solo una lettera di patronage del gruppo Coppola:
dunque non una fideiussione bancaria vera, ma un impegno a
intervenire, sebbene definito ´forte Tutto ciò, naturalmente, ammesso
alla fine Valadier sia sempre riconducibile a Coppola. Secondo
fonti investigative, il nome della Stone River emergerebbe anche nella
ricostruzione della catena di controllo dell MF - Mercati Globali - Numero 113, pag. 11
del 7/6/2007
Chiusa l'indagine romana sulla scalata di Ricucci
alla Rcs
Autore: Luigi Gorla Dopo due anni di indagini, la
procura di Roma ha chiuso, unificandole, le inchieste sul tentativo di
scalata a Rcs da parte di Stefano Ricucci, sulla gestione dei fondi dell Ricucci è coinvolto anche nell MF - Mercati Globali - Numero 113, pag. 15
del 7/6/2007
Impregilo vuole risolvere il nodo rnc - Il 12
giugno previsto un summit con patroncini, rappresentante degli
azionisti risparmio. - La società pronta a proporre il pagamento di tutte le
cedole arretrate, anche quelle scadute, a partire da
questo esercizio Intanto Igli ha acquistato 62 mila titoli senza diritto di
voto
Autore: Laura Galvagni Il caso delle Impregilo risparmio arriva sulle scrivanie
del vertice del general contractor. Dopo tre mesi di rally, interrotti solo
dal modesto calo dell MF - Mercati Globali - Numero 113, pag. 15
del 7/6/2007
Cariparo in project financing per due parchi
eolici lucani
Autore: Elena Dal Maso Un Il 15-20% del costo del progetto è coperto con i mezzi
propri dell La costruzione delle opere è stata affidata a Ste spa
(che fa capo a Solfin) e la progettazione esecutiva alla padovana Laut
engineering srl, che dirigerà i lavori nei cantieri. Il primo parco sarà
situato a Rotondella, in provincia di Matera, il secondo a Campomaggiore
(Potenza). L MF - Mercati Globali - Numero 113, pag. 16
del 7/6/2007
Mediobanca, il giorno di Geronzi - Il direttivo
del patto designerà il banchiere per la guida del consiglio di sorveglianza.
- Il numero uno di Capitalia rimarrà anche al vertice dell'istituto romano
fino alla fusione con UniCredit Nel supervisory board, che sarà di 21 componenti, ci sarà gran parte dell'attuale cda di
Piazzetta Cuccia
Autore: Andrea Di Biase Cesare Geronzi ha sciolto le ultime riserve e con ogni
probabilità, già oggi, il direttivo del patto di sindacato di
Mediobanca designerà il numero uno di Capitalia alla presidenza del consiglio
di sorveglianza di Piazzetta Cuccia. Il nome del banchiere di Marino sarà
dunque il primo nella lista dei candidati per l Resta a Roma. Almeno fino all Secondo l MF - Mercati Globali - Numero 113, pag. 20
del 7/6/2007
Intesa Sanpaolo lancia i mutui per i giovani
Mutui e prestiti personali accessibili anche a chi non
ha un lavoro fisso. Il progetto, lanciato da Intesa Sanpaolo, partirà lunedì
11 giugno. Si rivolge ai giovani di età compresa tra
i 18 e i 35 anni e punta a includere anche questa fetta di popolazione nel
mercato del credito al consumo. I prodotti offerti sono due: mutuo e prestito
personale. Per quanto riguarda il primo l IL SOLE 24 ORE/NORDOVEST 06-06-2007
La spesa delle famiglie IL FINANZIAMENTO DEGLI ACQUISTI - Nel
recupero crediti 144 società specializzate - Insolvenza bassa in Piemonte,
seguono Liguria e Valle d'Aosta
PAGINA A CURA DI - Paolo Piacenza «Il recupero crediti è oggi un A parlare è Floriana Ferro, responsabile per Piemonte,
Liguria e Valle d L Lo sforzo, come spiega, il presidente nazionale dell A livello nazionale il fatturato complessivo delle
imprese Unirec (la maggioranza di quelle del settore) aveva superato, nel
2005, i 281 milioni, di cui una fetta importante è stata
prodotta dalle imprese con sede in Piemonte e Liguria (la Valle d Un mercato relativamente piccolo ma in evoluzione
tumultuosa, come spiega Floriana Ferro: «Alla base c Se, infatti, la percentuale di
sofferenze resta molto bassa nel Nord-Ovest, il valore assoluto dei crediti
non saldati è ovviamente aumentato con la crescita del volume del credito
erogato (si veda l Una situazione in cui si poteva scatenare il far west e
che, invece, è stata caratterizzata da un Per effetto di questa evoluzione
c Le Camere di commercio ne censiscono 88 in Piemonte e 36
in Liguria. Ma il problema delle sofferenze è
effettivamente cresciuto nel Nord-Ovest? «Il territorio - dice Carlo De Falco
- direttore generale dell Secondo le cifre 2006 di Bankitalia, il tasso di insolvenza degli istituti di credito è stato dell Per il 2007 i dati Unicredit evidenziano un Una riduzione di circa il 20% che
ha riguardato anche l «E i miglioramenti - conclude
De Falco - non sono esponenziali solo perché piemontesi e liguri erano già
molto solvibili in partenza». IL SOLE 24 ORE 04-06-2007
Riscossione - LA CONTRAVVENZIONE SI PRESCRIVE IN
5 ANNI
Ezio Maria PISAPIA Vorrei sapere dopo quanto si prescrive il diritto del
concessionario di riscuotere una cartella di
pagamento, presumibilmente notificata e relativa ad una multa
automobilistica. Nella fattispecie, ho ricevuto un avviso bonario di
riscossione volontaria in carta semplice relativa a tributi del 1995 e 1996
relativi a infrazione Codice della strada: in questa
richiesta di pagamento non sono citate le date di notifica delle cartelle
(quattro in tutto) ma solo degli avvisi di mora (tre nel 1997 e una nel
1998). A quanto mi risulta, il Codice della strada, articolo 209, prescrive
il diritto a riscuotere le somme dovute a titolo di sanzioni amministravi entro cinque anni. È così? R. C. - NOVARA Condividiamo lâ??obiezione
della lettrice. Il termine di prescrizione dei crediti per sanzioni inflitte
per violazioni al Codice della strada, si prescrive con il decorso di cinque
anni. Questa interpretazione ha ricevuto, peraltro, anche il conforto della
giurisprudenza di legittimità (Corte di cassazione, sentenza 17 marzo 2005,
n. 5828). Ne deriva che, risalendo le ultime intimazioni formali al ben
lontano biennio 1997-1998, il quinquennio è abbondantemente decorso.Questo
spiega anche perché lâ??invito al pagamento è stato
formulato dallâ??agente (ex concessionario) della riscossione con un invito
bonario, invece che con la notificazione di nuovi avvisi di mora. IL SOLE 24 ORE 04-06-2007
La scelta del Tfr e la previdenza complementare -
Il labirinto delle esclusioni - La riforma non riguarda i dipendenti
pubblici, ma con alcune eccezioni
Maria Rosa Gheido Tutti i lavoratori dipendenti possono aderire a forme di
previdenza complementare, non tutti possono, però, avvalersi dell A chi si applica Infatti, l Anche i lavoratori con contratto a tempo determinato
possono destinare il Tfr a un fondo pensione, ma
occorre una verifica preliminare delle disposizioni statutarie del fondo
prescelto. Per esempio, il fondo Cometa prevede l Il «perimetro» In ogni caso, in questa prima fase la riforma non si
applica ai dipendenti pubblici, per i quali vige una normativa particolare in
materia di trattamento di fine rapporto o di fine
servizio e che sono, pertanto, destinatari di disposizioni particolari in
materia di previdenza complementare. Occorre, peraltro, porre attenzione alla natura
privatistica del datore di lavoro. Come sottolinea l Sono pertanto compresi nel l Al momento sono, dunque, esclusi
dalla possibilità di destinare il Tfr alla previdenza complementare i
dipendenti delle pubbliche amministrazioni di cui all L Altre esclusioni emergono, per le particolari modalità di accantonamento del Tfr. È il caso degli impiegati,
quadri e dirigenti agricoli che incontrano un limite nel destinare alla
stessa previdenza il Tfr che i datori di lavoro sono tenuti, per legge, ad
accantonare presso la Fondazione Enpaia. Analogo problema si pone per i
lavoratori assicurati presso il "Fondo di previdenza per gli impiegati
dipendenti dai concessionari del servizio di riscossione dei tributi delle
altre entrate dello Stato e degli Enti pubblici" e i lavoratori iscritti
al "Fondo delle abolite imposte di consumo", in quanto assoggettati
a specifica disciplina in materia di trattamenti di
fine rapporto (prestazioni in capitale). -Anonimo-
Senza il buio non ci sarebbero i sogni.
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