news fabi anno VIII – martedì 19 giugno 2007 rassegna stampa quotidiana riservata alle strutture a cura di Bruno PastorelliSe riscontrate anomalie, nei
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IL
GIORNALE martedì 19 giugno 2007 Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Economia - data: 2007-06-19 num: - pag: 29 LA
SUPERPOPOLARE - Mazzotta in Bankitalia Il nodo dello statuto sulla fusione
Bpm-Bper Il
Sole 24 Ore Radiocor 18-06-07 20:22:44 IL
GIORNALE martedì 19 giugno 2007 Goldman
Sachs, Letta nell’«advisory board» IL
GIORNALE martedì 19 giugno 2007 Intesa
Sanpaolo, si decide il futuro del polo di Eurizon IL
GIORNALE martedì 19 giugno 2007 «Decideremo
se salire in Piazzetta Cuccia» IL
GIORNALE martedì 19 giugno 2007 Mediobanca
advisor per le autostrade turche IL
GIORNALE martedì 19 giugno 2007 Accordo
fatto con tre banche e il titolo sale da
Finanza&Mercati del 19-06-2007 da
Finanza&Mercati del 19-06-2007 da
Finanza&Mercati del 19-06-2007 Parmalat,
confiscato l’utile Nextra da
Finanza&Mercati del 19-06-2007 Banca
Leonardo: total return al via da
Finanza&Mercati del 19-06-2007 Cr
Firenze, ok sul prezzo, si tratta sulla governance da
Finanza&Mercati del 19-06-2007 Intesa-Cr
Firenze, non c’è accordo sul prezzo. LA
REPUBBLICA martedì 19 giugno 2007 LA
REPUBBLICA martedì 19 giugno 2007 Se
la signora Gina vuol continuare a lavorare LA
REPUBBLICA martedì 19 giugno 2007 Presto
un vertice tra i pm di Roma e Milano che indagano sulle operazioni del
"contropatto" LA
REPUBBLICA martedì 19 giugno 2007 LA
REPUBBLICA martedì 19 giugno 2007 LA
REPUBBLICA martedì 19 giugno 2007 LA
REPUBBLICA martedì 19 giugno 2007 LA
REPUBBLICA martedì 19 giugno 2007 Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Economia - data: 2007-06-19 num: - pag: 30 Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Economia - data: 2007-06-19 num: - pag: 31 Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Economia - data: 2007-06-19 num: - pag: 33 Bnl,
il «rilancio» Bnp e quel sangue freddo che in finanza paga LA
REPUBBLICA Supplemento Affari&Finanza 18-06-2007 LA
REPUBBLICA Supplemento Affari&Finanza 18-06-2007 Sul
Tfr una tesi controcorrente: meglio tenerselo AFARI
ITALIANI Lunedí Lunedí 18.06.2007 16:11 Il
commento/ Tutto ruotò intorno al ddl risparmio AFARI
ITALIANI Lunedí 18.06.2007 17:04 AFARI
ITALIANI Lunedí Lunedí Domenica 17.06.2007 16:47 Scalata
Rcs/ Silvio Berlusconi: "Su me e Gianni Letta solo spazzatura" IL GIORNALE martedì 19 giugno 2007Viola convoca i sindacatidi Redazione - martedì 19 giugno
2007, 07:00 Stampa Dimensioni Versione
PDF Invia ad un amico Vota1 2 3 4 5 Risultato Nuova visita del presidente di Bpm, Roberto Mazzotta, in
Banca d’Italia, mentre secondo quanto riferito dall’agenzia Radiocor, che
cita fonti sindacali, il dg della Bpm Fabrizio Viola ha convocato tutti i
sindacati il 25 giugno, per avviare il confronto sulla fusione con Bper. È la
terza volta che Viola invita i sindacati a una
discussione sul progetto di aggregazione con Bper. Un confronto per cui, secondo le principali sigle dell’istituto (Fabi,
Fisac-Cgil e Fiba-Cisl), «mancano totalmente i presupposti». Una lettera alla
Banca d’Italia, intanto, è allo studio dell’Associazione amici della Bpm, che
valuta la possibilità di comunicare direttamente a
via Nazionale la posizione dei dipendenti-soci. Sulla questione, tuttavia,
non c’è una posizione unitaria. Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Economia - data: 2007-06-19 num: - pag: 29LA SUPERPOPOLARE - Mazzotta in Bankitalia Il nodo dello statuto sulla fusione Bpm-Bpercategoria: REDAZIONALE MILANO — Nuova visita del presidente di Bpm, Roberto
Mazzotta ( foto), in Banca d Sarebbe la terza volta che Viola invita i sindacati Bpm
ad avviare una discussione con i vertici sul progetto di aggregazione
con Bper. Un confronto per cui, secondo le
principali sigle dell Una lettera alla Banca d Il Sole 24 Ore Radiocor 18-06-07 20:22:44- Bpm: Mazzotta in Bankitalia, dg Viola convoca sindacati su Bper - Dipendenti-soci valutano se inviare lettera a via NazionaleMilano, 18 giu - E IL GIORNALE martedì 19 giugno 2007Goldman Sachs, Letta nell’«advisory board»di Redazione - martedì 19 giugno
2007, 07:00 da Milano - L’ex sottosegretario
alla presidenza del Consiglio Gianni Letta è entrato a far parte
dell’advisory board internazionale di Goldman Sachs. Il suo compito, si legge
in una nota della società, è quello «di fornire una consulenza strategica
sulle opportunità di business development, con un focus particolare
sull’Italia». Il braccio destro di Silvio Berlusconi si aggiunge così alla
numerosa serie di uomini pubblici scelti come
consulenti dalla banca d’affari americana e riuniti in una sorta di
parlamentino internazionale del gruppo. L’altro italiano dell’advisory board
è l’ex commissario alla Concorrenza europea Mario Monti, oggi presidente della Bocconi. In passato dell’organismo ha fatto parte
anche Romano Prodi. Goldman Sachs è del resto la banca d’affari che con più
continuità ha praticato la politica di quelle che in America vengono chiamate «sliding doors», le porte girevoli che
portano dal mondo della politica a quello dell’economia, e viceversa. Per
quanto riguarda gli Stati Uniti in Goldman Sachs
hanno lavorato un segretario al Tesoro democratico Robert Rubin e uno
repubblicano Henry Paulson, designato al suo attuale incarico da George Bush
nel 2006. Venendo all’Italia in Goldman lavorava Massimo Tononi, 42 anni,
attuale sottosegretario all’Economia, mentre il Governatore di Banca d’Italia
Mario Draghi è stato vicepresidente della banca per l’area europea. Settantadue anni, abruzzese di Avezzano, giornalista,
per Letta sono state spesso utilizzate le espressioni «eminenza grigia»,
«dottor Sottile» del centrodestra, Richelieu, Mazzarino (anche il cardinale
era nato in Abruzzo). Inossidabili i suoi rapporti con
Berlusconi, prima in Fininvest e poi a Palazzo Chigi, come sottosegretario
alla presidenza del Consiglio. Mai però come
parlamentare, visto che ha sempre rifiutato la candidatura. Riservatezza e imperturbabile determinazione sono i
tratti essenziali del suo personaggio. Quelli che il
Cavaliere ha mostrato di apprezzare sin dal 1987, quando lo chiamò al suo
fianco in Fininvest. «Gianni Letta è un dono di Dio all’Italia», ha
avuto modo di dire Berlusconi, che non ha mai nascosto una autentica
ammirazione per il suo collaboratore. IL GIORNALE martedì 19 giugno 2007Intesa Sanpaolo, si decide il futuro del polo di Eurizondi Redazione - martedì 19 giugno
2007, 07:00 da Milano - Si è svolto ieri sera
tardi, a partire dalle 21, a Torino il consiglio di gestione di Intesa
Sanpaolo, guidato dall’ad Corrado Passera che, secondo quanto riportato
dall’agenzia Radiocor, prevedeva tra gli altri punti all’ordine del giorno
anche la posizione di Eurizon, il polo previdenziale, all’interno del gruppo
bancario. Il consiglio di sorveglianza è stato invece convocato per oggi alle
ore 9: lo ha confermato ieri il presidente del Consiglio di sorveglianza
stesso, Giovanni Bazoli, dopo la presentazione di un libro del ministro
Tommaso Padoa-Schioppa. Tra i temi in sospeso c’è quello del possibile ingresso
delle Fondazioni azioniste di Intesa Sanpaolo nel
capitale di Eurizon. In proposito ieri si sarebbero avuti contatti con i
vertici di Intesa, e con Passera in particolare. La questione Eurizon riguarda il futuro del polo
previdenziale all’interno del gruppo Intesa Sanpaolo, e la sua coesistenza
con la joint venture in essere con il gruppo Generali
(Intesa Vita). Un possibile deconsolidamento di Eurizon
aprirebbe nuovi scenari nel disegno delle piattaforme bancassicurative del
gruppo. Intanto Bazoli ha ieri ribadito:
«Io ho posto una questione di principio: lascio agli altri stabilire se è
fondata o meno». Così il presidente di Intesa
Sanpaolo è tornato sulle sue perplessità riguardo agli equilibri che si
verranno a formare in Mediobanca, primo azionista delle Generali, in seguito
alla fusione tra Unicredit e Capitalia. A chi gli chiedeva se tali dubbi si fossero acuiti o attenuati con il prossimo arrivo alla
presidenza del consiglio di sorveglianza e del patto di sindacato di
piazzetta Cuccia dell’attuale presidente di Capitalia, Cesare Geronzi, e dopo
il passo indietro dell’ad di Unicredit, Alessandro Profumo, dal cds di Mediobanca,
Bazoli ha risposto con un «non dico nulla», per poi ricordare di aver posto
semplicemente «una questione di principio». IL GIORNALE martedì 19 giugno 2007«Decideremo se salire in Piazzetta Cuccia»di Redazione - martedì 19 giugno
2007, 07:00 da Milano - Italmobiliare-Italcementi
non ha ancora deciso se aumentare la sua presenza in Mediobanca rilevando
parte della quota che Unicredit-Capitalia ha deciso di cedere. «Sono le
banche che devono dismettere le azioni e ora sono impegnate nella fusione.
Non so se noi arrotonderemo. Non ci ho pensato, l’argomento
non è stato ancora discusso. Vedremo», ha osservato il presidente di Italmobiliare, Giampiero Pesenti, al termine
dell’assemblea della società. Italmobiliare spera inoltre di mantenere un posto
nel cda di Unicredit post fusione con Capitalia con
la riconferma di Carlo Pesenti, direttore generale del gruppo e figlio del
presidente. «Mi auguro che continui ad esserci. Non è una nostra decisione.
Vediamo cosa decideranno gli azionisti», ha detto Giampiero Pesenti. Quanto
alla doppia nomina di Cesare Geronzi a presidente del Patto e della
sorveglianza di Mediobanca, «il presidente del consiglio di sorveglianza - ha
detto Pesenti - è diventato il rappresentante di un po’ tutti gli azionisti.
Sembrava naturale e logico che diventasse presidente del Patto». Si tratta di
«un’ottima sostituzione» di Piergaetano Marchetti «a cui tutti dobbiamo
essere riconoscenti» per il lavoro fatto, anche sul nuovo statuto con il
sistema dualistico. In veste di presidente del patto di
Rcs, infine, Pesenti ha commentato il «polverone» sul tentativo di scalata di
Stefano Ricucci: «Per noi è una vicenda chiusa», ha detto. IL GIORNALE martedì 19 giugno 2007Mediobanca advisor per le autostrade turchedi Redazione - martedì 19 giugno
2007, 07:00 da Milano - Missione Turchia per
Mediobanca. La banca d’affari di piazzetta Cuccia e la turca Turkiye Synai
Kalkynma Bankasy (Tskb), informa la stessa Mediobanca, si sono aggiudicate l’incarico di consulenza finanziaria in favore
della Prime Ministry Privatization Administration della Repubblica Turca per
le attività relative al processo di privatizzazione di alcune autostrade,
ponti ed infrastrutture di trasporto in Turchia. i
tratta di oltre duemila chilometri di strade, tra cui i collegamenti
autostradali Edirne-Istanbul-Ankara, Pozanty-Tarsus-Mersin,
Tarsus-Adana-Gaziantep, Toprakkale-Y’skenderun, Y’zmir-Çeþme, Y’zmir-Aydyn,
Gaziantep-Þanlyurfa, i collegamenti stradali di Y’zmir e Ankara e i ponti
Boðaziçi e Fatih Sultan Mehmet, incluse le strade di collegamento.
Nell’ambito dell’incarico Mediobanca e Tskb, congiuntamente ad altri
consulenti, legali e tecnici, forniranno attività di consulenza per gli
aspetti strategici, finanziari, legali e tecnici dell’intero processo di privatizzazione. La Turchia è stata negli
ultimi quattro anni particolarmente attiva nel campo delle
privatizzazioni con operazioni effettuate per 18 miliardi di dollari. Ora si
apre un nuovo round nel settore delle infrastrutture (strade, ferrovie,
terminali portuali) e dell’energia (distribuzione). Mediobanca è interessata a operare nel Paese su tutti questi fronti a supporto di
eventuali acquisizioni. IL GIORNALE martedì 19 giugno 2007Accordo fatto con tre banche e il titolo saledi Redazione - martedì 19 giugno
2007, 07:00 da Milano - Parmalat ha
festeggiato in Borsa il triplice accordo di transazione bancaria sulle
vertenze legali per le azioni revocatorie nell’ambito della procedura
fallimentare della vecchia gestione, raggiunto con Monte Parma, Merrill Lynch
e Ing Bank, che porterà nelle casse del gruppo di Collecchio un introito di
72 milioni di euro. Il titolo, che in mattinata
vivacchiava, ha preso infatti slancio dopo l’annuncio, arrivando a guadagnare
fino al 2,47% per poi assestarsi in rialzo dell’1,07% a fine giornata, in
vistosa controtendenza rispetto all’indice di riferimento, lo S&P Mib,
che ha perso lo 0,88 per cento. Le tre banche verseranno rispettivamente le
somme di 35, 29 e 8 milioni di euro. Parmalat ha
espresso «soddisfazione per l’accordo raggiunto che permette di creare le
premesse per lo sviluppo di relazioni su nuove basi». E intanto davanti al
gup milanese Cesare Tacconi ha patteggiato Nextra, la società di gestione risparmio di Banca Intesa, accusata di aggiotaggio
informativo nell’ambito del crac di Collecchio. La società risarcirà i
risparmiatori Parmalat per l’1% del valore nominale
dei bond prima del loro deprezzamento, pagherà una sanzione amministrativa di
500mila euro e subirà la confisca del profitto del reato per un milione. I
funzionari Marco Valsecchi, Antonio Cannizzaro, Marco Ratti e Giovanni Landi
hanno patteggiato sei mesi di reclusione, sostituiti con pena pecuniaria. da Finanza&Mercati del 19-06-2007Lo sgambetto immobiliare di Goldman & Caltagirone - Ubi Banca, piano 2010 è troppo prudente Calo del 2,3% in Borsadi Gabriele Petrucciani del
19-06-2007 Bocciato dal mercato il piano industriale 2007-2010 di Ubi Banca. Ieri, nel giorno in cui i vertici hanno
illustrato il business plan (comunicato venerdì in
tarda serata), il titolo è sceso del 2,29%, a 20,49 euro, con forti volumi.
In una sola seduta sono state scambiate oltre 8,1 milioni di
azioni contro una media di 3,35 milioni. Il mercato ha
accolto male il fatto che gli obiettivi contenuti nel progetto siano
risultati più modesti rispetto a quelli indicati nel piano preliminare
presentato lo scorso novembre in occasione dell’annuncio della fusione tra
Bpu e Banca Lombarda. Il progetto aggiornato di fatto
ha posticipato al 2010 il target di utile netto, di circa 1,4 miliardi,
indicato come raggiungibile già nel 2009. Così Cheuvreux ha tagliato il
target di Ubi Banca da 25 a 23,5 euro, allineandolo
a Citigroup. «Il piano è stato redatto con criteri più prudenti», ha detto
ieri l’ad Giampiero Auletta Armenise. Nel piano però
c’è una riserva di valore non inclusa. «Il gruppo è interessato a joint
venture nei settori del credito al consumo, assicurazione danni e investment banking - ha aggiunto l’ad - Abbiamo già delle
trattative in corso». Per esempio, la plusvalenza attesa dalla
ipotizzata vendita del 35% di Centrobanca (di cui Ubi Banca detiene il
97,8%) prevista nel piano industriale di Bpu, non è inclusa nel piano Ubi
Banca «non perchè non vogliamo più fare una joint venture ma perchè abbiamo
un approccio più prudente». Centrobanca è contabilizzata a
un valore di carico di circa 600 milioni. «Le condizioni di vendita - ha sottolineato l’ad - sono legate anche agli accordi che si
potranno raggiungere con i partner». Sono esclusi dal nuovo piano al 2010
anche gli effetti della possibile rinegoziazion con Prudential a seguito
della sua diluizione in Ubi Pramerica) per via della fusione con Capitalgest
(sgr ex Banca Lombarda). da Finanza&Mercati del 19-06-2007Euromobiliare dice buyIn controtendenza rispetto al mercato, ieri Bpm è salita
dell’1,63% a 11,08 euro. In rialzo dell’1,84% anche
la Bper, destinata a integrarsi con l’istituto
milanese nella Banca popolare delle regioni. A spingere Bpm è stato un report
di Euromobiliare che ha rivisto il rating da hold a
buy dopo la sottoperformance che ha caratterizzato il titolo (-9%)
dall’annuncio della fusione. Secondo Euromobiliare, che ha mantenuto
invariato il target a 12,4 euro, il mercato ha «più
che scontato gli elementi negativi del deal», come il concambio sfavorevole,
la governance e il gearing non ottimale. Per gli analisti, con il piano
industriale di ottobre il management potrebbe
impegnarsi nel restituire il capitale in eccesso dal 2008. «Crediamo che
l’assemblea di ottobre (che dovrebbe tenersi il 20,
ndr) - si legge nella nota - approverà l’operazione anche se sarà necessario
il voto favorevole dei tre quarti dei votanti. Se il deal dovesse saltare Bpm ne beneficerebbe perché sarebbe nuovamente percepita
come preda». Intanto, il dg Bpm, Fabrizio Viola, ha invitato (per la terza
volta) i sindacati per un incontro il 25 giugno. Entro il 28 giugno è atteso
il parere di Bankitalia sulla fusione. da Finanza&Mercati del 19-06-2007Parmalat, confiscato l’utile NextraUna sanzione di 500mila euro a Nextra (più confisca di
un milione) e di 6.840 ciascuno, per quattro suoi funzionari. E un risarcimento nei confronti dei bondholder, costituitisi
parte civile, pari all’1% del valore del bond emesso poco prima del crac.
Si conclude così la vicenda che vedeva Nextra e alcuni
suoi dirigenti accusati di aggiotaggio informativo nell’ambito del crac
Parmalat. Ieri i funzionari Marco Valsecchi, Antonio Cannizzaro, Marco Ratti
e Giovani Landi hanno patteggiato, davanti al Gup milanese Cesare Taccone,
sei mesi (pena convertita) per diffusione di false informazioni riguardanti
l’emissione di un bond da 300 milioni, datato 10 luglio 2003. Nextra, in
quanto società giuridica, ha patteggiato una sanzione pecuniaria di 500mila
euro con la confisca di circa un milione (corrispondente al profitto del
reato). E sempre ieri Parmalat ha raggiunto nuovi accordi extragiudiziali per
72 milioni: Banca Monte Parma (controversia su azioni revocatorie), Merrill
Lynch (definite tutte le pendenze derivanti da insolvenza) e Ing (azioni revocatorie). Ieri il titolo della società di
Collecchio ha chiuso a 3,21 euro (+1,07%). da Finanza&Mercati del 19-06-2007Banca Leonardo: total return al viaPrende forma la strategia di sviluppo di Banca Leonardo
nell’asset management e nel private banking.
All’interno del gruppo arriveranno nuovi professionisti che rafforzeranno
entrambe le aree. Il prossimo passo nell’asset management
sarà il lancio delle strategie total return. Saranno presentati tre nuovi
prodotti: un fondo guidato da un modello d’allocazione quantitativo; un fondo
hedge multistrategy e multimanager a volatilità medio-alta e un fondo hedge
multimanager specializzato in strategie equity long
short. Banca Leonardo è stata acquistata nel 2006 da un gruppo d’investitori
europei, guidati da Gerardo Braggiotti. La società che svolge la propria
attività in Europa Continentale ha mezzi propri per
oltre 780 milioni. da Finanza&Mercati del 19-06-2007Cr Firenze, ok sul prezzo, si tratta sulla governanceIntesa Sanpaolo è più vicina a Banca Cr Firenze. Secondo fonti finanziarie, le fondazioni azioniste
dell’istituto toscano e i vertici della superbanca avrebbero raggiunto un
accordo di massima sul concambio per il passaggio di mano della quota di
maggioranza di Cr Firenze: 1,19 azioni Intesa Sanpaolo per ogni titolo della
preda. Ora, restano da sciogliere altri nodi per il
perfezionamento dell’accordo, in particolare la governance, sulla quale non
si sarebbe ancora raggiunto un indirizzo condiviso. da Finanza&Mercati del 19-06-2007Intesa-Cr Firenze, non c’è accordo sul prezzoNella trattativa di Intesa
Sanpaolo con Ente Cr Firenze per l’acquisto del controllo di Carifirenze, gli
aspetti relativi al prezzo sono elementi del negoziato non ancora definiti. È
quanto ha precisato ieri Intesa Sanpaolo su richiesta
della Consob. «Gli aspetti relativi al prezzo
costituiscono elementi negoziali ad oggi non definiti tra le parti», hanno
chiarito dalla banca. LA REPUBBLICA martedì 19 giugno 2007Dpef, subito scontro con Prc "Questo tesoretto non basta" Pensioni e Welfare, parte in salita il vertice non-stop - Con i tagli ai costi della politica si coprirà la nuova previdenza. Di Pietro: rischio governo istituzionale - Cresce la polemica sui 2,5 miliardi da spendere. I sindacati chiedono tempi certiROBERTO PETRINI ROMA - Secondo round, con
l´ipotesi di un vertice non-stop con le parti sociali, per riforma delle
pensioni, ammortizzatori sociali e «tesoretto». Oggi a Palazzo Chigi,
dopo l´incontro di venerdì scorso, si ricomincia a
trattare: una parte dell´intesa dovrebbe essere già acquisita e prevede
l´utilizzo dell´extragettito di 2,5 miliardi per l´aumento delle pensioni
basse e gli interventi per i giovani. Restano invece aperti i nodi della
previdenza, a partire dalla eliminazione dello
«scalone» di fine anno previsto dalla riforma Maroni (da 57 a 60 anni il 31
dicembre 2007) e l´intervento sui «coefficienti» di rivalutazione. Proprio
sulla difficoltà di reperire le risorse per
l´abolizione dello «scalone» si è arenata la trattativa della settimana
scorsa con i sindacati. Malumore che si è concretizzato
ieri in un «contatto» tra i tre leader Epifani (Cgil), Bonani (Cisl) e
Angeletti (Uil) che chiedono al governo tempi certi per la trattativa.
Nuvole anche dalle parte dei metalmeccanici della
Fiom che hanno avviato una settimana di mobilitazione contro lo scalone e la
revisione di coefficienti. La situazione non è priva di incognite
anche sul piano politico. Ieri il ministro per il Commercio estero Emma
Bonino ha dato un colpo di freno all´ipotesi di una
chiusura in tempi brevi della vicenda del surplus fiscale: «Meglio decidere a
settembre sul tesoretto». Dalla Margherita si insiste
sull´Ici. Ma Rifondazione fa muro e fa capire
chiaramente che il confronto parte tutto in salita: «Non c´è
accordo, 2,5 miliardi non bastano», ha detto il ministro Paolo Ferrero
(Politiche sociali). Di Pietro invece paventa il rischio di una caduta di
Prodi e di un governo istituzionale. Proprio sul tema caldo della previdenza si sta lavorando
nelle ultime ore. Il governo - come accennato anche nel documento di 12
pagine consegnato dal ministro del Lavoro Damiano al tavolo la scorsa
settimana - è indirizzato ad individuare risorse dalla «razionalizzazione
degli enti previdenziali» e dalla «riduzione dei privilegi». In sostanza si
tratterebbe di dare avvio al progetto di SuperInps, con la fusione di quattro
enti previdenziali, e l´obiettivo di ricavare risparmi per circa 2 miliardi a
regime. Si parla inoltre di agire sul fondo ex Inpdai per i dirigenti
industriali. Altre risorse verrebbero dal capitolo costi della politica.
Nessun intervento è previsto - come ha precisato ieri Damiano - sui
contributi dei lavoratori dipendenti. Sul piano delle proposte d´intervento l´idea del governo
è quella di un «percorso graduale» per superare lo «scalone» tutelando chi ha
fatto lavori «faticosi e pesanti» (ovvero chi ha fatto «turni» usuranti). Si
potrebbe prospettare un sistema di «scalini» con partenza a 58 anni nel 2008
e scatto ogni 18 mesi oppure potrebbe tornare in voga l´ipotesi di incentivi del 3 per cento per chi resta al lavoro (ma
il ministero del Lavoro ha smentito l´esistenza di questa proposta). Sul
tavolo anche la periodica revisione dei coefficienti
(alcuni parlano di un rinvio e un intervento biennale). «Il governo intende entrare nella fase finale, vogliamo attenuare lo
"scalone" », ha detto il ministro del Lavoro Damiano. A sbrogliare la matassa saranno con
tutta probabilità alcuni «tavoli» che il governo sembra intenzionato a
proporre ai sindacati su pensioni, giovani e ammortizzatori sociali. L´obiettivo resta tuttavia quello di chiudere prima della
presentazione del Dpef fino ad oggi prevista per il 28 giugno. LA REPUBBLICA martedì 19 giugno 2007Se la signora Gina vuol continuare a lavorareEMMA BONINO Caro Direttore, il tema delle pensioni nasconde molte
realtà diverse ponendo un problema di equità
sociale, dal lavoratore del pubblico impiego all´operaio dell´industria
pesante, dal pensionato che non riesce a raggiungere il minimo pensionistico
alla donna casalinga. In questo contesto complesso e
variegato vorrei che mantenessimo un occhio di riguardo anche per la signora
Gina. Il nome è di fantasia, ma la situazione che descrivo è molto reale. La signora Gina ha sempre lavorato, ha figli ormai
grandi, sta per compiere sessant´anni. In teoria può optare
per mantenere il posto di lavoro. Ma le pressioni perché "torni
a casa" e si occupi della famiglia sono piuttosto forti. Non è contenta
di andare in pensione, la signora Gina, per almeno tre ragioni. 1) Innanzitutto perché vuole continuare
a far parte del mondo del lavoro. Non le dispiacerebbe fare qualcosa di
diverso, avere più tempo libero attraverso forme di part-time, magari
riqualificarsi (la vita è ancora lunga, le statistiche le dicono
che può sperare di godere almeno di altri 15 anni di buona salute), ma sa
bene che in Italia quando si è fuori si è fuori; per chi va in pensione le
possibilità di rientrare in un´attività produttiva sono quasi nulle. 2) In secondo luogo, la signora sa farsi molto bene i
conti. Cinque anni di contribuzione in meno si tradurranno in una pensione
minore e in una maggiore erosione negli anni. Aumenterà il rischio di impoverimento. 3) Infine, Gina vuole molto bene ai suoi nipoti e anche
alla vecchia mamma inferma ma non ha alcuna voglia
di occuparsene a tempo pieno. Preferirebbe continuare a svolgere la sua
attività, aiutare figli e figlie nel tempo libero, contribuire alle spese di assistenza senza diventare una badante. L´apologo della signora Gina serve a spiegare la mia
insistenza sul prolungamento dell´età di pensionamento delle donne. Credo
che, lungi dall´essere un privilegio, il pensionamento anticipato per molte
donne sia una trappola. Del resto, tutta l´Europa si muove verso
l´equiparazione dell´età di pensionamento e il differenziale che vige in
Italia è oggetto di una procedura d´infrazione comunitaria per quanto
riguarda l´impiego pubblico. Perché è vero che questo non è obbligatorio, ma
il solo fatto che sia una facoltà per le donne è
vista come un incentivo ad andarsene, ad uscire dal mondo del lavoro, cosa
che peraltro può far comodo anche al datore di lavoro. Non penso che il pensionamento anticipato possa servire a indennizzare le donne per la doppia fatica svolta nella
loro vita, lavorando e occupandosi della famiglia. Molto meglio indirizzare
il risparmio derivante da un progressivo innalzamento dell´età pensionistica
verso investimenti nelle cosiddette "pratiche di conciliazione", cioè in tutte quelle iniziative (a cominciare dagli asili
nido) che serviranno ad aumentare il tasso di occupazione femminile. Una
maggiore disponibilità di strutture di supporto alla famiglia migliorerà la
qualità della vita anche delle donne di una certa età come la signora Gina,
non più costrette a restare a casa appena possibile a fare le bambinaie per
consentire alle figlie di lavorare. Perché la mia proposta di equiparazione
dell´età è stata accolta con tanta acrimonia? Credo che sia ancora diffusa,
come segnalato anche da economisti e sociologi, una tendenza a pensare che il
ruolo della donna debba essere all´interno della famiglia, che il lavoro
femminile sia uno sgradevole accidente da contenere il più possibile. Senza
rendersi conto che al giorno d´oggi senza un secondo
stipendio nel nucleo ben difficilmente si fanno i figli e che in ogni caso
l´apporto dell´altra metà della popolazione alla produzione di ricchezza è
fondamentale per lo sviluppo futuro, come ha ricordato di recente
l´Economist, citando in particolare i ritardi di Italia e Giappone. Il problema della terza età in Italia non è fatto solo di aridi calcoli sul pensionamento, ma è un problema
culturale e sociale. Non me ne vogliano i colleghi Ferrero e Damiano, ma chissenimporta se la metodologia Ocse di
calcolo delle pensioni è diversa da quella di Eurostat. Sappiamo comunque che il mondo verso il quale ci avviamo è un mondo
di persone anziane, che non devono essere emarginate dalla società. Mantenere
ad esse un ruolo produttivo è un obiettivo di
civiltà e non solo di equilibrio dei conti pubblici. LA REPUBBLICA martedì 19 giugno 2007Presto un vertice tra i pm di Roma e Milano che indagano sulle operazioni del "contropatto"Bnl, la tenaglia delle procure sulle mosse degli
immobiliaristi - I magistrati indagano sulle mosse che portarono a Unipol il 27 % della banca - Ricucci contro Rovati:
"Dice cose costruite sul nulla, non sapevo neanche chi fosse" MARINO BISSO - WALTER GALBIATI ROMA - La morsa delle Procure di
Roma e Milano sulla scalata alla Banca Nazionale del Lavoro. Dopo due anni di indagini, si apre un nuovo filone che punta diritto sul
"contropatto", l´alleanza tra immobiliaristi e raider che avevano
rastrellato e poi rivenduto alla Unipol oltre il 27 per cento della banca
romana. Portandosi a casa plusvalenze milionarie. La Procura di Roma vuole
sapere come e quando quei titoli sono passati di mano, se sono state fornite
false comunicazioni al mercato e se sono stati ostacolati gli organi di
vigilanza. Ancora non ci sono indagati, ma i protagonisti sono gli
immobiliaristi Francesco Gaetano Caltagirone, Danilo Coppola, Stefano Ricucci
e Giuseppe Statuto, che insieme a Vito Bonsignore,
Giulio Grazioli ed Ettore Lonati hanno rastrellato i titoli della Bnl per
contrastare la scalata degli spagnoli del Banco di Bilbao, appoggiato dalle
Generali e dall´imprenditore Diego Della Valle. Secondo la ricostruzione dei pm, Rodolfo Sabelli e
Giuseppe Cascini, il 18 marzo 2004 il governatore della Banca d´Italia,
Antonio Fazio, in un incontro con Gianpiero Fiorani individua nella Unipol di Giovanni Consorte la pedina da muovere
contro gli spagnoli. Dapprima la compagnia bolognese rastrella il 10 per
cento della Bnl attraverso degli hedge fund londinesi. E il 18 luglio rileva
il 27,5% per cento posseduto dal contropatto tramite un portage da un
miliardo e mezzo di euro organizzatole da Deutsche
Bank, Nomura e Credit Suisse First Boston. Per il solo Ricucci, che ieri ha
smentito di aver ricevuto il consigliere economico di Prodi, Angelo Rovati
(«È falso che Rovati fosse venuto da me per capire il mio disegno finanziario
sulle mie partecipazioni»), il guadagno netto è stato di 210 milioni di euro. E non sono da meno le
cifre incassate dagli altri. A quel punto, superata la soglia del 30%,
l´Unipol annuncia il lancio dell´Opa obbligatoria, anche se secondo la
ricostruzione degli inquirenti a quella data la compagnia avrebbe già avuto
in mano, tra "amici" e azioni proprie, una
quota superiore al 51%, tale da blindare l´esito dell´offerta. Per questo motivo nel registro degli indagati con le
ipotesi di reato di aggiotaggio, ostacolo alla
vigilanza e false comunicazioni sono già finiti il numero uno della compagnia
assicurativa, Giovanni Consorte, e il suo ex vice Ivano Sacchetti. E la
stessa sorte è toccata a Emilio Gnutti e ai fratelli
Lonati. L´accusa per i tre bresciani è di «avere dichiarato il falso alla
Consob circa la proprietà di una quota azionaria (2% per un valore di circa
150 milioni di euro) di Bnl». Nel 2004 la
partecipazione in questione sarebbe passata da Gnutti a Hopa e poi dalla
merchant bank ai fratelli Lonati. Gli inquirenti ipotizzano che uno dei passaggi sia in realtà fittizio. L´inchiesta romana, dopo aver scandagliato anche il
ruolo avuto nella vicenda da Consob e da Banca d´Italia (con particolare
riguardo all´istruttoria compiuta su Unipol nell´iter per l´autorizzazione,
mai concessa, all´Opa) punta ora sugli immobiliaristi romani, coagulatisi in
un contropatto fin dal novembre 2004. La Procura di Milano, invece, stringe
su chi ha intermediato i titoli Bnl tra il 18 marzo, giorno in cui viene decisa una controffensiva a difesa della banca
romana, e il 18 luglio, data in cui viene annunciata l´Opa da parte di
Unipol. Nella mattina del 18 marzo si svolse infatti
una riunione nell´abitazione dell´ex governatore della Banca d´Italia Antonio
Fazio, cui parteciparono Fiorani, il direttore finanziario della Bpi
Gianfranco Boni, e gli ex banchieri di Lazard Arnaldo Borghesi e Luca Ditadi.
Poi all´ora di pranzo tutti si trasferirono con l´avvocato Franco Gianni a
casa dell´editore-immobiliarista-cementiere Francesco Gaetano Caltagirone, dove
discussero della necessità di approntare le difese per la Bnl e dove a un certo punto sarebbe emersa l´esistenza di un
pacchetto del 10% di azioni Bnl in mano a persone di nazionalità argentina. Secondo le ricostruzioni del pm Luigi Orsi, che si occupa dell´inchiesta milanese, quel pacchetto non è mai
stato denunciato alla Consob. Anche in questo caso
le indagini si sono concentrate su chi ha rastrellato quei titoli e su chi ha
incassato le plusvalenze. Il pacchetto risulterebbe
intestato a un network italo-argentino, all´interno del quale spicca il nome
della famiglia Macrì, più volte emerso nella contesa per la Bnl.
Nell´intermediazione dei titoli un ruolo sarebbe stato svolto anche da
Stefano Roma di Leonardo Capital Fund e da Luca Padulli (noto per essere
stato un protagonista nelle vicende Montdison) attraverso una società
inglese, la Park Place, rilevata poi dall´ex patron
di Cirio, Sergio Cragnotti. I due filoni dell´inchiesta su
Bnl, quello romano e quello milanese, procedono separate, ma presto potrebbero
avere uno sbocco comune. I reati di aggiotaggio
informativo e manipolativo potrebbero rimanere a Milano, mentre a Roma
finirebbero tutti le altre ipotesi di reato. LA REPUBBLICA martedì 19 giugno 2007Simulazione della Ragioneria sull´elevazione graduale dell´età pensionabile. Dal 2010 le difficoltà maggiori - E sugli "scalini" il Tesoro attacca "Servono 10 miliardi in 10 anni" - Superare la riforma Maroni richiede nuove risorse: in vista aumenti per i parasubordinati e un giro di vite sui privilegi - Nell´ipotesi di un innalzamento da 57 a 59 anni nel 2008 la spesa per le casse dello Stato scenderebbe a 2,5 miliardiROBERTO MANIA ROMA - Dieci miliardi di euro
in dieci anni. È la cifra che manca per l´accordo sulle pensioni. Perché da
qui al 2016 servono dieci miliardi per sostituire l´odiato scalone
Maroni-Tremonti - che innalza bruscamente l´età per il pensionamento di anzianità di tre anni (dagli attuali 57 a 60) dal 2008
- con alcuni gradini meno ripidi, per esempio da 58 in su. I conti li hanno
fatti i tecnici della Ragioneria dello Stato insieme a
quelli dell´Inps in un documento che fissa il percorso obbligato per non
deragliare dal binario che porta al rispetto rigoroso del Patto di stabilità.
Perché il ruolo di Bruxelles nella partita pensionistica non
è affatto quello dello spettatore, come si è già visto con i
ricorrenti richiami all´osservanza dei vincoli da parte del commissario
Jaoquin Almunia. L´invecchiamento della popolazione impone a tutti i paesi di
non abbassare la guardia. E tutti stanno aumentando
l´età per l´accesso alla pensione. La Germania, ad
esempio, l´ha già fatto, fissandola a 67 anni seppur nell´arco di dodici
anni. Le proiezioni demografiche dicono che nel 2050
la speranza di vita media per gli uomini europei sarà di 78,7 (era di 70,1
nel 2004) e per le donne di 84,1 anni (78,2). L´Italia è ben oltre la media e
sta in vetta alla classifica: 82,8 per gli uomini e 87,8 per le donne. Quel documento, dunque, conservato finora nei cassetti
dei ministri interessati dovrà essere tirato fuori. Quei numeri creano
allarme, ma servono a comprendere concretamente che il superamento dello
scalone non potrà essere indolore. Così si spiega anche l´intensificazione,
negli ultimi giorni, delle fibrillazioni nella maggioranza. Perché da oggi le
tabelle arriveranno pure sul tavolo del negoziato di Palazzo Chigi, per la no stop tra governo e parti sociali che dovrebbe
portare all´intesa entro la fine di questa settimana o, al massimo, a ridosso
del varo del Dpef, previsto per il 28 di giugno. I tecnici hanno preso in considerazione tre scenari
possibili: l´entrata in vigore, a gennaio, della riforma del governo
precedente senza modifiche, con lo scalone, quindi, e la riduzione da quattro
a due delle cosiddette finestre annuali per il pensionamento di anzianità; l´aumento graduale dell´età da 58 anni nel
2008 a 62 nel 2016, sempre con due sole finestre; infine una sorta di via di
mezzo con l´innalzamento dell´età a 59 anni dal prossimo anno. Tre scenari con tre diversi «effetti finanziari», come
li definiscono i tecnici: un risparmio «cumulato» di oltre 65 miliardi dal
2007 al 2016 con l´attuazione completa della riforma
del centrodestra; un ammanco, appunto, di quasi dieci miliardi di euro
nell´ipotesi di passaggio da 57 a 58 anni (ipotesi A); e un buco meno ampio
nell´ipotesi mediana a 59 anni (ipotesi B): 2,5 miliardi. Che i tecnici propendano per il mantenimento della legge
Maroni-Tremonti è piuttosto evidente. Scrivono,
infatti, che la riforma sarà in grado di contribuire «in maniera decisiva
alla sostenibilità di medio-lungo periodo della finanza pubblica e al
percorso di rientro del debito pubblico scontato nell´Aggiornamento del Patto
di stabilità e crescita del 2005, garantendo una minore incidenza della spesa
rispetto al Pil». Qualsiasi attenuazione di quella riforma
avrà effetti diretti sui conti pubblici e sul percorso del risanamento.
E obbligherà - come ha riconosciuto il ministro del Lavoro, Cesare Damiano,
avviando il confronto con i sindacati - a reperire
nuove ulteriori risorse finanziarie. Non è detto che basterà la fusione degli
enti previdenziali. Si studia l´aumento dei contributi dei lavoratori
parasubordinati (dal 23 per cento al 27) e nuove misure per azzerare i
privilegi che ancora esistono nel sistema previdenziale. Poi si dovrà
arginare la tentazione di allargare a dismisura la platea dei lavoratori
impegnati in attività pesanti e particolarmente faticose che saranno esclusi
dalla riforma. Nell´ipotesi più gettonata (quella di un passaggio lento
da 58 anni nel 2008 a 62 nel 2016, per i lavoratori dipendenti e 63 per gli
autonomi) il prossimo anno mancheranno all´appello (rispetto agli effetti
della Maroni) solo 26 milioni, ma è dal 2010 che la carenza
d´ossigeno sarà più grave: quasi due miliardi per toccare il picco di 2,5
miliardi nel 2011. In totale, nel decennio 2007-2016, sono 9.325 i miliardi
da reperire. E la dinamica
della spesa pensionistica va valutata nel medio e lungo periodo, non nel
breve. Decisamente più contenuto il divario tra il
percorso della Maroni con quello con l´innalzamento a 59 anni. Tant´è che
alla fine dei dieci anni i tecnici stimano una differenza di 2,5 miliardi. Ma il passaggio a 59 assomiglia troppo allo scalone di
Maroni. La via d´uscita dovrà essere un´altra, ma si dovranno
trovare nuove risorse perché il tesoretto, per ora, è già stato tutto
impegnato. LA REPUBBLICA martedì 19 giugno 2007Il numero uno di Intesa Sanpaolo invita ad andare oltre gli schieramenti: "L´Italia è prigioniera di interessi particolari" - Bazoli, allarme regressione: "Si torna alla società prepolitica" - la polemicaMILANO - L´Italia versa in «una situazione di paralisi e
di contrapposizioni di interessi particolari che
sembra caratterizzare il quadro odierno e che comporta il rischio di un
regressione a una dimensione prepolitica della società italiana» è il monito
di Giovanni Bazoli, presidente del consiglio di sorveglianza di
Intesa-Sanpaolo, lanciato durante la presentazione del libro del ministro
dell´Economia Tommaso Padoa-Schioppa "Italia, una ambizione timida".
Per Bazoli serve proprio «un´azione politica», infatti «l´autentica
dimensione della politica è quella che si può sviluppare all´interno di un
contrasto in cui le visioni strategiche innestano cambiamenti per i
cittadini». Secondo il presidente solo la piena attuazione della legalità
costituzionale ci restituisce la dignità di tutte le istituzioni, poi è
importante, dice concordando con il ministro, «la manutenzione ordinaria
delle buone regole». Padoa-Schioppa si detto convinto che sia possibile ottenere
risultati concreti perché «basta attingere a ciò che di positivo
si è fatto. Nella sanità ad esempio se tutte le regioni si comportassero come
le tre più virtuose avremmo un risparmio della spesa
e servizi migliori. Inoltre c´è un desiderio comune
che l´Italia funzioni meglio. E´ il sogno
inconfessato di tutti». Miglioramenti che vanno trovati nelle risorse
nazionali: «L´Unione Europea non può sostituirsi alle mancanze degli Stati
nazionali, altrimenti la decadenza sarà inevitabile» ha concluso
Padoa-Schioppa. LA REPUBBLICA martedì 19 giugno 2007Metà degli autonomi con guadagni da fame - Il dossier Visco: oltre il 50% dichiara un quarto di chi sta negli studi di settore - l´evasione - Le denunce sui redditi 2005. Boom dei non congrui, guadagni da 10-20mila euro - I pasticcieri che stanno fuori dai parametri dichiarano 11 mila euro lordi annui - Il 40% opta per gli indicatori del fisco. I "marginali" rappresentano circa il 10% - I parametri del fisco estesi ai costi: così sale il numero di quanti non aderiscono - Le scorte dei macellai "non congrui" durano 75-199 giorni contro i 5-23 degli altriBARBARA ARDÙ ROMA - Con 800 lire si comprava un bignè. Ottomila lire
e te ne portavi a casa un vassoio. Oggi a meno di 80
centesimi non c´è pasticciere che te lo venda. Eppure nonostante il prezzo sia raddoppiato i pasticcieri
continuano a fare una vita grama. È vero che anche lo zucchero è aumentato,
che le mandorle costano, che il cioccolato, se lo vuoi buono, lo devi pagare,
ma a leggere le loro dichiarazioni dei redditi sembra meglio entrare in
Polizia che aprire una pasticcieria. Chi vende dolci elaborati, un artigiano
a tutti gli effetti, dichiara meno di un poliziotto con dieci anni di
servizio alle spalle, appena 25 mila euro lordi l´anno. E
mica a tutti va così bene. Solo coloro che hanno aderito agli studi di
settore, che si sono dunque riconosciuti nei calcoli dell´Agenzia delle
entrate, che stabiliscono quanto in base ai ricavi e ai costi sostenuti da un´impresa, si porta a casa, a fine anno, un lavoratore
autonomo, dichiarano in media 25 mila euro. Gli altri, quelli che hanno
valutato troppo elevato il reddito calcolato con gli studi di settore, sono
sull´orlo della povertà, guadagnano 11 mila euro l´anno, la metà di quanto si
porta a casa in media un lavoratore dipendente. O
almeno quegli 11 mila euro è quanto dichiarano. Una vita amara nonostante
tutto quello zucchero. Gli autonomi sugli studi di settore hanno sempre puntato
i piedi, nonostante a scriverne il contenuto ci
siano anche loro. E quanto più agli studi vengono
aggiunte sofisticazioni (è accaduto con la Finanziaria del 2006 e anche con
quella del 2007), tanto più gli autonomi non vi si riconoscono. Nel 2005 meno
del 40 per cento di commercianti e artigiani ha
aderito, riconoscendo dunque che il reddito calcolato dallo studio era più o
meno quello reale. Un anno prima però, nel 2004, le
adesioni erano state più alte, il 60 per cento. Cosa
è accaduto? Qualcuno se la sarà vista brutta, magari ha
lavorato di meno. E gli altri? Forse l´aggiornamento
degli studi di settore non li ha convinti troppo e si sono defilati. Ma rimaniamo al 2005: meno del 40 per cento ha aderito,
oltre il 50 per cento ne è rimasto alla larga,
mentre il 10 per cento è rappresentato da lavoratori che operano in
situazioni di marginalità economica. Dunque la metà
dei lavoratori autonomi italiani (2milioni e 616 mila) nel 2005 non si è
riconosciuto negli studi di settore. Avrebbe guadagnato di meno, parecchio di
meno: il rapporto a volte è addirittura di uno a quattro. Se per esempio chi
ha aderito ha dichiarato 25 mila euro, chi non lo ha fatto ne
avrebbe guadagnati poco più di 6 mila, un reddito da fame. Meno di quanto si porta a casa una donna di servizio
extracomunitaria o un lavoratore precario dei call center. Possibile?
Assolutamente sì. Un ristoratore laziale nel 2005 ha dichiarato in media un
guadagno di quasi 12 mila euro l´anno. Il titolare di una lavanderia lombarda
che passa la giornata tra fumi e vapori guadagna in
media 12 mila euro. Meno, sempre meno, di chi ha un lavoro dipendente, che in
media si porta a casa a fine anno 22 mila euro
lordi. E la lista può continuare all´infinito, perché chi si
ritiene non congruo ad aderire agli studi di settore
(il 50 per cento degli autonomi) dichiara di guadagnare in media tra i 10
mila e i 20 mila euro. Non c´è da stupirsi dunque se l´evasione fiscale
sfiora ormai i 270 miliardi (il 27 per cento del Pil). Tutta ricchezza prodotta, ma occultata o celata con sofisticati sistemi.
Le scorte di magazzino per esempio. Un macellaio che rientra negli studi di settore dichiara una durata delle scorte che varia dai 5
ai 23 giorni. Per un macellaio che si sottrae agli studi di
settore la durata delle scorte varia dai 75 ai 199 giorni. Dunque o la carne è marcia o è congelata o c´è qualcosa
che non torna. Ci sono casi anche più palesi: panettieri che producono poco
pane, ma acquistano molta farina. Parrucchieri che pagano bollette della luce
e dell´acqua elevate, ma fanno poche messa in piega.
I dati sconcertano eppure la protesta di commercianti e artigiani contro gli
studi di settore cresce. LA REPUBBLICA martedì 19 giugno 2007L´incontro tra Fondazioni azioniste e vertici della banca porta alla schiarita sulle strategie. Il consiglio di gestione vota lo schema di Passera - Intesa Sanpaolo lancia super Eurizon - Niente Borsa per il polo assicurativo ma investimenti e acquisizioniANDREA GRECO MILANO - Schiarita su Eurizon. Dopo tre rinvii, un anno
di discussioni e svariate polemiche tra i soci Intesa
Sanpaolo, il management ha trovato la soluzione che mette d´accordo tutti.
Tutti i tre business di Eurizon – rete distributiva,
bancassicurazione e risparmio gestito – saranno rafforzati per linee interne
ed esterne con investimenti, accordi di partnership e anche acquisizioni. Le
nuove linee strategiche sono state illustrate ieri pomeriggio a Milano alle
quattro Fondazioni socie, e in un consiglio di gestione serale della banca,
riunito sotto la Mole. Sembra che Corrado Passera ed Enrico Salza, che guidano
l´organo più operativo del gruppo, abbiano convinto
Compagnia Sanpaolo, Cariplo, Cariparo e Carisbo. Con ciò assicurandosi
virtualmente il via libera nei due consigli, visto che lo statuto prevede che
ogni modifica ai piani su Eurizon vada votata dal 66% dei componenti
i due organi. E i piani, disegnati dal Sanpaolo e dal manager Mario Greco
prima della fusione con Intesa e poi ribaditi,
prevedevano la quotazione entro il 2007. Stamani a Piazza San Carlo si
svolgerà un consiglio di sorveglianza, per tratteggiare il futuro di questa
subholding che vale 7-8 miliardi. Tutte le ipotesi fatte in questi mesi avevano ruotato
sul deconsolidamento – tramite quotazione in Borsa di un terzo del capitale e
cessione alle Fondazioni di altre azioni, per
lasciare il colosso bancario in minoranza – o sulla cessione di Banca
Fideuram a operatori stranieri. A questo aspetto ha
lavorato l´advisor Banca Leonardo, ma i maggiori interessati erano fondi di
private equity, che non sono ben visti da Bankitalia come padroni di un
istituto. Alla fine il vertice del gruppo ha preferito rilanciare su Eurizon,
anche perché il capitale eccedente – svariati miliardi di euro
– lo permette. La soluzione scelta, che sarà resa nota oggi, lascia
però aperte due questioni. La prima attiene i rapporti con il socio Compagnia
Sanpaolo, il cui vertice aveva spinto perché i piani
industriali di Greco su Eurizon potessero compiersi. Ora il futuro del manager ex Ras si fa più incerto: sia lui che i vertici
della controllante dovranno tarare i propri orizzonti alla luce delle nuove
strategie. L´ente torinese ieri avrebbe peraltro espresso qualche
preoccupazione sulla "torinesità" della banca nata un anno fa. C´è
il tema della Banca dei territori, impostazione con copyright torinese che
rischia di venire annacquata dalle autonomie rilasciate ai soci fiorentini
per ottenere la cessione della Cassa di Firenze (proprio oggi il progetto di Opa europea sarà presentato alla Consob). C´è poi il
tema di Banca Prossima, istituto no profit su cui Passera vorrebbe
convogliare i clienti di questo settore, ma si scontra con gli
interessi altrettanto benefici e diretti della Compagnia. L´altra questione aperta riguarda i rapporti con il
socio Generali, che ha il 5% di Intesa Sanpaolo e si
è detta dal principio penalizzata dalla fusione, perché l´Antitrust ha
chiesto di dimagrire, quindi perdere ricavi e profitti, alla partnership
bancassicurativa tra Intesa e Alleanza, controllata triestina. La soluzione
al voto finale oggi lascia aperta la questione antitrust, e
di fatto fa proseguire l´iter che prevede la cessione a un terzo
operatore assicurativo di 1.133 sportelli del gruppo fuso. Servono ancora
alcuni mesi per dar vita all´asta su quegli
sportelli, ma a questo punto sembra più difficile scansarla, come a Trieste
si era sperato. Generali resta quindi in attesa di
una "compensazione"; ma la sensazione, dopo la fusione
Unicredit-Capitalia, è che i rapporti col Leone siano meno facili di prima. LA REPUBBLICA martedì 19 giugno 2007Il gruppo di Collecchio ha recuperato finora quasi 700 milioni con le cause giudiziarie. Quattro funzionari Nextra patteggiano sui bond - Parmalat, Bondi incassa altri 72 milioni - Chiuse con successo le transazioni con Ing, Monte Parma e Merrill Lynch - La Borsa reagisce all´accordo mettendo a segno un rialzo dell´1% a 3,21 euro - Prossime mosse sulle revocatorie e le cause negli UsaETTORE LIVINI MILANO - Parmalat accelera sulle transazioni bancarie.
Enrico Bondi ha firmato un tris di accordi da 72
milioni di euro con Monte Parma, Ing e Merrill Lynch, portando a un soffio dai
700 milioni i soldi recuperati con le cause legali da Collecchio. Queste tre
intese "minori" - con protagonisti che hanno recitato un ruolo un po´ defilato nel crac da 14 miliardi - sembrano confermare
la scelta strategica dell´ad del gruppo: chiudere in questa fase tutti i
contenziosi marginali per cercare più avanti, con ogni probabilità dopo
l´estate, l´affondo con le grandi banche - italiane ed internazionali - che
hanno recitato parti più impegnative nel fallimento dei Tanzi. Piazza Affari ha accolto bene l´ennesimo "colpo" di Bondi
spingendo al rialzo dell´1% i titoli a 3,21 euro. L´accordo siglato ieri prevede che Monte Parma e Ing versino nelle casse di Collecchio rispettivamente 35 e 8
milioni per chiudere in maniera tombale le richieste di revocatorie. Merrill
Lynch pagherà invece 29 milioni per archiviare la causa di risarcimento
legata a una presunta sopravvalutazione di una
controllata del gruppo. La partita più dura per Parmalat dovrebbe comunque giocarsi nei prossimi mesi negli Stati Uniti. Nei
tribunali distrettuali di Manhattan e del New Jersey - falliti i tentativi di
conciliazione - inizieranno infatti i processi per
le cause americane, sia la class action che quelle di Bondi con Bank of
America, Citigroup e Grant Thornton. E la storia dei grandi scandali a stelle
e strisce insegna che i maxi-accordi tra le parti - in linea di massima - si
sono sempre sottoscritti sul filo di lana proprio
alla vigilia dell´inizio delle udienze pubbliche, considerato una sorta di
"punto di non ritorno" dai legali che intendono chiudere le cause
in via transattiva. Il rinvio a giudizio a Milano di quattro banche per i
reati di aggiotaggio nel caso Parmalat costituisce
oltretutto un precedente giudiziario favorevole a Collecchio. Un altro fronte che potrebbe riservare sorprese è quello
delle revocatorie, in buona parte verso istituti italiani. La società
emiliana ha avviato quasi 70 cause di questo tipo, chiedendo la restituzione
di oltre 7 miliardi. E la percentuale di recupero nelle transazioni già
chiuse è stata finora tra il 20% (come le due intese
siglate ieri) e il 40%. L´iter giudiziario per far luce su cause e responsabili
del crac intanto inizia a muovere qualche timido passo. Ieri quattro
funzionari di Nextra, la società di gestione di Intesa,
e la stessa Sgr hanno patteggiato davanti al gup Cesare Taccone durante
l´udienza. I funzionari Marco Valsecchi, Antonio Cannizzaro, Marco Ratti e
Giovani Landi hanno concordato sei mesi per diffusione di false informazioni
riguardanti l´emissione di un bond del 10 luglio 2003, pena convertita in una
sanzione pecuniaria, pari a 6.840 euro. La società invece ha patteggiato in
qualità di persona giuridica, 500mila euro con confisca, per legge, di
un milione di euro, cifra corrispondente al profitto del reato. A latere, la
Sgr ha offerto il risarcimento nei confronti dei bond-holder pari all´1 per
cento del valore nominale del bond emesso poco prima del crac di Parmalat.
Oggi invece, dopo il no del tribunale ai patteggiamenti di manager
e revisori di Collecchio, riprenderà a Palazzo di giustizia il processo
contro Calisto Tanzi, Bank of America, Deloitte, dirigenti, consiglieri e
sindaci del gruppo. Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Economia - data: 2007-06-19 num: - pag: 30Oggi vertice del board di sorveglianza. Possibile l
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