di
Pierluigi Aiello
e
Elio Sfarra
Esecutivo Nazionale FABI Giovani
Sport
Febbraio
/
Marzo 2016
quanto a difficoltà, a durezza ed a
competitività resta una delle più
dure palestre d’Europa, soprattut-
to se sei un giovanotto dai piedi
buoni e dai modi educati.
Il nostro campionato ha negli anni
bruciato molti potenziali campio-
ni, molte giovani promesse presen-
tate ogni volta come eredi dei cam-
pioni del passato, ragazzi stritolati
dalla pressione, dalle aspettative e
dai tacchetti dei nostri difensori.
Ma Dybala non sembra avere tem-
po per preoccuparsi di questi det-
tagli, a 22 anni, nella squadra più
amata e odiata d’Italia, dopo tanto
lavoro fisico ed una full immersion
tattica, si è preso subito i compagni
(sicuramente più esperti di lui) sul-
le spalle ed ha trascinato la squa-
dra ad un recupero che a metà
ottobre sembrava fanta-
scienza.
Certamente, la Juven-
tus ha una rosa di pri-
mordine, molti cam-
pioni ed una solidità
di società che oggi nessuno vanta
in Serie A. Ma Dybala si è inserito
con la professionalità e la maturità
di un veterano affermato, con le
stigmate del predestinato, ma sen-
za montarsi la testa. Ha compiuto
il “salto” dalla provincia, dove le
partite sbagliate sono perdonate
più facilmente e la pressione è sen-
za dubbio minore, alla grande so-
cietà, in modo naturale e senza
scossoni ben aiutato dal Mister Al-
legri, maestro nel lanciare i giova-
ni.
E il tutto acquisisce ancora più va-
lore se si pensa che Dybala sta
prendendo il posto, sul campo e
nel cuore dei tifosi, di quel Carlitos
Tevez che è stato autentico trasci-
natore della compagine biancone-
ra nelle ultime due trionfali stagio-
ni. Un aspetto non secondario que-
sto, perché, come Tevez, Paulo non
è chiamato solo a segnare: deve fa-
re da punto di riferimento per la
squadra; da vero attaccante mo-
derno dev’essere il primo a difen-
dere e a recuperare palla, a propor-
si come appoggio ai compagni.
A Palermo giocava principalmente
da prima punta e molto vicino alla
porta, dove segnare è un po’ più
semplice; nella Juve, invece, non
deve essere un semplice finalizza-
tore, ma parte dell’ingranaggio di
un motore già rodato.
Un ruolo non facile per un giovane
e non scontato, soprattutto in una
squadra che già annovera una gio-
vanissima stella predestinata al
ruolo da leader: Paul Pogba.
Proprio la presenza di due giova-
nissimi con ruoli chiave ma diversi,
fa della Juventus un’eccezione po-
sitiva nel nostro campionato.
Quando il talento è sicuro e viene
aiutato a crescere non si deve avere
paura di metterlo al centro di un
progetto. L’esperienza non si può
acquisire, se non si mettono i ra-
gazzi e i giovani in condizione di
misurarsi con la realtà, senza but-
tarli allo sbaraglio con il rischio di
bruciarli, ma senza nemmeno la-
sciarli in panchina fino agli ultimi
10 minuti. Un’immagine che ve-
diamo troppo spesso e non solo nei
nostri campi di calcio.
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