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V
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Viaggi
CAPO
VERDE
L
a terra è nera come la pece. I volti dei bambini hanno decisi tratti
africani, ma la loro pelle tende al più chiaro, i capelli hanno qualche
riflesso biondiccio, gli occhi sono tra il grigio e l’azzurro. E la casa
è arancione. Chi ha alterato la tavolozza dei colori? Nessuno, siamo a Fo-
go. Fogo è, tanto per cominciare, un vulcano altro 2829 metri, più del
doppio del Vesuvio (1281) e assai più prossimo all’Etna quanto ad impo-
nenza. Ma è anche un isola con una superficie di 476 chilometri quadrati:
come prendere Vulcano alle Eolie e moltiplicarla più o meno per 20.
Basta fare quattro passi nel capoluogo, Sao Filipe, per cogliere alcuni
degli aspetti tipici di Fogo. Intanto, la spiaggia nera, lunga quattro chilo-
metri. Il paese sta su un alto sperone alto sul mare con l’isola di Brava
che sembra ad un tiro di schioppo e che per un bel tratto ne copre l’oriz-
zonte. Tutto è nero qui, non solo la sabbia: gli scogli, le pietre, la ghiaia
del vulcano. Nero è l’unico colore del suolo, può virare verso l’antracite,
può brillare come il vetro, essere opaco al punto da assorbire la luce in
un duello feroce col sole a picco dei tropici. Nero rimane. Anche la stessa
terra coltivata non è che una stretta coperta da cui emerge sempre la
nuda roccia nerastra: dove batte l’oceano frustando scogliere, nella parte
in quota verso le bocche eruttive, lungo le pendici fra le scorie millenarie
DI SOLITO SI PARLA
DELLA MONDANA SAL
O DELLA “SAHARIANA”
BOAVISTA. MA SE SI
VUOLE SCOPRIRE
“COM’ERA” UNA VOLTA
L’ARCIPELAGO DI CAPO
VERDE SI DEVE PROPRIO
VENIRE QUI
FOGO E MAIO, UNA L’OPPOSTO DELL’ALTRA