Attualità
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A
altri. L’autarchia e l’isolamento culturale del nazifasci-
smo non furono un deterrente, bensì si rivelarono un
pungolo per quei sentimenti libertari, che ebbero il loro
culmine il 25 aprile del 1945. Placido Rizzotto, rientrato
a Corleone al termine della guerra, iniziò la sua attività
sindacale con la CGIL (fu segretario della Camera del
Lavoro), divenne presidente dell’ANPI, l’associazione
dei partigiani, ed esponente del Partito Socialista Ita-
liano. Dopo l’esperienza della guerra aveva raccolto
nuove idee che portò con sé tra la sua gente. Divenne
un sostenitore dei Decreti Gullo (“Concessioni ai con-
tadini delle terre incolte”), emanati il 19 ottobre 1944,
che per il Mezzogiorno rappresentarono unamomento
significativo nella lotta per l’abolizione del latifondo e
la distribuzione delle terre ai contadini. Era previsto
l’obbligo di cedere in affitto alle cooperative contadine
le terre incolte o mal coltivate dei proprietari terreni.
Luciano Leggio, boss mafioso, conosciuto come
Liggio
e soprannominato la
Primula Rossa
, affiliato aMichele
Navarra, era proprietario di uno di quei terreni. Riz-
zotto guidò il movimento contadino nella occupazione
dei terreni, al grido di
Terra per tutti
, scontrandosi con
Cosa Nostra a cui apparteneva la maggior parte delle
terre. Nonostante i tentavi di isolamento e di intimida-
zione, Rizzotto proseguì nella difesa di quegli oppressi
che rivendicavano il loro diritto alla terra. Oramai era
un personaggio scomodo, un profeta che dava voce ai
quei lavoratori che i “signori” aveva emarginato. Sono
gli anni della strage di Portella della Ginestra, avvenuta
in provincia di Palermo il 1 maggio 1947, in cui i colpi
di mitra rivolti a duemila persone, prevalentemente
contadini che protestavano contro il latifondismo, uc-
cisero nove adulti e due bambini. Sono gli anni in cui i
signori vogliono zittire i lavoratori. Sono gli anni delle
rivolte contadine che devono essere represse. Sono gli
anni in cui Placido Rizzotto deve essere messo a tacere.
Il 10 maggio del 1948 venne rapito e poi ucciso nella
campagna di Corleone. Un pastore di 13 anni, Giuseppe
Letizia, fu testimone dell’omicidio di Rizzotto. Qualche
giorno dopo morì per tossicosi, avvelenato presso
l’Ospedale diretto daMichele Navarra. Le indagini sulla
scomparsa (che in seguito si rivelò omicidio) di Rizzot-
to, condotte da Carlo Alberto Dalla Chiesa, portarono
all’arresto di Vincenzo Collura e Pasquale Criscione
che inizialmente confessarono di aver partecipato al
rapimento insieme a Luciano Leggio, e poi nel corso
del processo ritrattarono la loro confessione. Furono
assolti per insufficienza di prove. I resti di Placido Riz-
zotto sono stati ritrovati il 7 luglio 2009 a Corleone, al-
l'interno di una foiba di Rocca Busambra. La prova che
quei resti appartengono a Rizzotto l’abbiamo avuta solo
il 9 marzo 2012 quando l’esame del DNA, confrontato
con quello del padre Carmelo, ne ha dato conferma.
Questa è la storia di un giovane sindacalista, quasi anal-
fabeta, che ha lottato ed è stato ucciso per la libertà dei
lavoratori; che non ha mai rinunciato al dissenso per
paura delle ritorsioni; che non hamesso da parte il pro-
prio coraggio; che non ha tradito le persone che lo
ascoltavano e che lo hanno seguito; che non ha tradito
le proprie idee e sé stesso.
n
“Gli uomini passano, le idee restano.
Restano le loro tensioni morali e
continueranno a camminare sulle
gambe di altri uomini”
Giovanni Falcone