ore di lavoro e, al contempo, assumere altre persone
per compensare il tempo rimasto.
L’Oxfam sostiene, tuttavia, che “nel periodo 2006 –
2015 il reddito dei lavoratori comuni è aumentato in
media del 2% all’anno, mentre la ricchezza dei miliar-
dari ha goduto di un incremento annuo di quasi il
13%, cioè 6 volte di più”. Questa tendenza sarebbe
confermata anche da uno studio dell’OIL che, analiz-
zando 133 Paesi ricchi e in via di sviluppo, ha dimo-
strando come in ben 91 di questi i salari non sono au-
mentati di pari passo con la maggiore produttività e
con la crescita economica. Insomma, oltre al tema del-
la ripartizione delle ore di lavoro, esiste un problema
serio di distribuzione della ricchezza che continua a
spostarsi dai salari ai profitti e la bilancia è lontana
da un equilibrio.
Una questione che coinvolge anche il nostro settore
se pensiamo che, come riportato da La Repubblica, i
supermanager degli otto maggiori istituti di credito
del Paese si sono spartiti nel 2016 oltre 144 milioni di
compensi e che la busta paga dei loro consiglieri d’am-
ministrazione sarebbe cresciuta del 13,3%.
Con la calcolatrice alla mano, è facile scoprire che i
144 milioni di euro che sono andati nelle tasche dei
Tutto questo pesa anche come un macigno sulla cre-
dibilità, che il settore vorrebbe riconquistare dopo gli
scandali che lo hanno travolto, ma troppi banchieri
fanno finta di nulla perché, davanti ai clienti, la faccia
continua comunque ad essere la nostra.
Anche in questo caso, la bilancia pesa dalla parte sba-
gliata e qui rischia veramente di mancare il respiro.
La distribuzione e l’equità non sono utopie, ma
una scelta perseguibile. Forse, come direbbe Gil-
les Deleuze, occorre soltanto continuare a riven-
dicare un po’ di possibile, altrimenti rischiamo di
soffocare.
ditoriale
E
4
Editoriale
vertici del settore equivalgono al salario annuo di circa
5.500 giovani bancari.
Nelle premesse del Contratto Collettivo Nazionale di
Lavoro c’è scritto che dovrebbe essere “posta partico-
lare attenzione al tema dell’equità distributiva” e, co-
me Organizzazione sindacale più rappresentativa del
settore, abbiamo preteso più volte la definizione di un
codice di autoregolamentazione per risolvere il tema
dei super compensi dei top manager, in particolare di
quelli che hanno amministrato male e non hanno pro-
dotto vantaggi per le aziende, per i lavoratori e la col-
lettività.
SE OGNUNO DEI 23 MILIONI
DI LAVORATORI ITALIANI FOSSE
OCCUPATO PER LE STESSE ORE
DEL SUO COLLEGA FRANCESE,
CI SAREBBE IMPIEGO PER
4,4 MILIONI DI PERSONE IN PIÙ;
SE INVECE FOSSE APPLICATO
LO STESSO ORARIO DEI TEDESCHI
I POSTI DISPONIBILI IN AGGIUNTA
SAREBBERO 6,6 MILIONI