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Viaggi
che a noi europei sono nascoste e
guardare sdraiati il cielo di notte ti
fa sentire un tutt’uno con l’univer-
so. I suoi orizzonti e il colore par-
ticolare che si ha in determinate
ore della giornata creano un lega-
me intimo e profondo con questa
terra, forse anche per questo spes-
so quando si lascia o si sta per la-
sciare questi luoghi si parla di “mal
d’Africa”.
Per salire sul tetto d’Africa impie-
ghiamo una settimana, i paesaggi
cambiano di passo in passo, e man
mano che ti avvicini alla sommità si
passa dalla foresta equatoriale ver-
de e rigogliosa ai ghiacciai perenni,
attraversando paesaggi “lunari” re-
sidui di antiche colate laviche, tutto
questo è il trekking sul Kilimanjaro!
Come spesso accade quando si è in
procinto di terminare il nostro
viaggio facciamo delle riflessioni e
anche se già in molti documentari
e libri tutto questo è già stato im-
mortalato, devo dire che qualsiasi
foto non rende giustizia allo splen-
dore che ci si trova di fronte!
Devo ammettere che alla fine an-
che noi siamo stati colpiti dal “mal
d’Africa”.
n
Certo non è facile superare i 5.000 metri,
ma devo dire che la fatica è premiata
dalla natura selvaggia e dal cielo
incontaminato che ti rapisce l’anima
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