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a cura di

Giovanni Corsaro

Esecutivo Nazionale FABI Giovani

MIA MADRE

La crisi economica e sociale che il

nostro Paese attraversa da diversi

anni è uno sfondo ormai quasi co-

stante nelle attuali produzioni cine-

matografiche. Il cinema cosiddetto

“impegnato” – da sempre – ha il

compito di raccontare, di rappre-

sentare la realtà politico-economica

e di prendere posizione, denuncian-

do le ingiustizie sociali e cercando

di orientare l'opinione pubblica.

Esponente di questa “corrente” è

senz'altro il personaggio di Marghe-

rita, protagonista del film che pre-

sentiamo. La pellicola è

“Mia Ma-

dre”

(ITA-FRA-GER 2015 - 106') di

Nanni Moretti, conMargherita Buy

nel ruolo di una regista, che sta gi-

rando un film su una fabbrica in cri-

si in procinto di essere rilevata da

un nuovo proprietario, tra licenzia-

menti e dure proteste dei lavoratori.

Ad un certo punto, però, in una vita

già complicata da lavoro, divorzio

alle spalle e figlia adolescente a ca-

rico, irrompe come un macigno la

malattia della madre. Nella sua

semplicità la trama si sviluppa at-

torno a questo: il dramma umano

del rapporto con la morte.

Oltre allo stesso Moretti, nel ruolo

di Giovanni (fratello di Margheri-

ta) notevoli sono le prove di Giulia

Lazzarini nel ruolo della madre e

di John Turturro nel ruolo della

Star, ovvero l'attore americano che

interpreterà il nuovo “padrone”.

È un Nanni Moretti molto diverso

da quello apprezzato in molte pel-

licole precedenti, a partire dal ruo-

lo interpretato, più defilato non più

in primo piano, ma anche nell'ap-

proccio alla problematica sociale

che questa volta resta sullo sfondo,

quasi timidamente, per scompari-

re del tutto di fronte al dramma in-

timo e personale dei figli, che ve-

dono lentamente spegnersi la ma-

dre. Interessante l'interazione tra

i due fratelli, che affrontano la si-

tuazione in maniera diversa e spes-

so opposta, ma che si sostengono

l'un l'altra in maniera quasi com-

movente.

Il film è molto particolare, perché

al di là dei numerosi spunti di ri-

flessione, dei risvolti di natura psi-

cologica e a dispetto della realizza-

Cinema

inema

C

FILM

DA

NON

PERDERE

zione tecnica senza particolari

“guizzi” (il montaggio e la fotogra-

fia sono buoni, ma assolutamente

ordinari), riesce a toccare le corde

più profonde dell'anima di ciascu-

no di noi. Ben rappresentata l'idea

di “film dentro il film”, che permet-

te di sviluppare uno dei temi più

interessanti: il continuo confronto

fra la realtà e la finzione, tema mai

attuale come ai nostri giorni, in

una società dove la realtà, appun-

to, è “mediata” da tanti strumenti

di comunicazione quali televisione,

internet e social network. Ormai

riesce veramente difficile distin-

guere tra le tante “verità” a cui cre-

dere con il risultato che ci stiamo

sempre più abituando a sceglierci

la realtà che ci fa più comodo, in

un processo che ha come conse-

guenza sempre più isolamento e

alienazione. “Take me back to rea-

lity!!!” urla ad un certo punto un

John Turturro esasperato dalla

“finta realtà” che si prova a mettere

in scena.

Il film ha avuto la nomination per

la Palma d'Oro al Festival di Can-

nes nel 2015 ed in generale un

buon apprezzamento da parte del-

la critica specializzata. Per quanto

riguarda il pubblico, come spesso

accade con i film di Moretti, si re-

gistra una netta divisione tra chi lo

ha apprezzato molto (i più, per la

verità) e chi lo ha fortemente criti-

cato. Un motivo in più per vederlo

assolutamente.

In definitiva un film che rappre-

senta con leggerezza e sobrietà la

complessità dell'esistenza e che si

candida assolutamente a diventare

un classico del cinema italiano.

23

Novembre

/

Dicembre 2015