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di

Simone Capuani

Esecutivo Nazionale FABI Giovani

27

Enogastronomia

Novembre

/

Dicembre 2015

re circa 8/10 ore, al termine del

quale finalmente il mandorlato è

pronto. Stranamente solo da poco

tempo, al contrario del torrone, suo

stretto parente, il mandorlato si è

fatto conoscere in Italia e all'estero,

uscendo così dai ristretti confini del

Veneto, dove da tempo immemore

era gustato ed apprezzato. Così nel-

le migliori pasticcerie italiane e

straniere i marchi Marani, Garzot-

to, Bauce, San Marco, Scaldafer-

ro,... fanno bella mostra nelle ve-

trine e tengono alto il nome e il pre-

stigio di questo dolce tradizionale

natalizio.

Anche il ben più noto torrone è un

dolce natalizio. Anch'esso è molto

antico e viene considerato tipico di

molte regioni, non solo italiane. Vi

sono varie teorie e leggende sulle

produceva la torre cittadina detta

Torrazzo. Da qui poi il termine tor-

rone, almeno per i cremonesi. Il

dolce era a base di miele, mandorle

e albume d'uovo, successivamente

assunse la forma definitiva di pa-

rallelepipedo, che si manterrà nei

secoli a venire, fino ai nostri giorni.

Altri fanno derivare il suo nome dal

verbo latino “torreo”, che significa

“arrostire al fuoco” con riferimento

alla tostatura delle nocciole che lo

compongono.

A differenza del mandorlato il tor-

rone è, infatti, composto da albume

d'uovo, miele e zucchero, farcito

conmandorle, noci, arachidi o noc-

ciole tostate. Spesso viene ricoperto

da due ostie. Le principali varietà

di torrone sono quello duro e quello

morbido. La differenza fra le due

varietà è principalmente dovuta al

grado di cottura dell'impasto. Nel

torrone duro la cottura è solita-

mente prolungata fino a giungere

alle 12 ore in alcuni prodotti tipici.

Il torrone tenero ha, invece, una

cottura che solitamente non supera

le 2 ore.

I torroni italiani più famosi e diffusi

sono: il torrone classico di Cremo-

na, bianco a pasta dura, a base di

mandorle; il torrone e i torroncini

di Benevento, a pasta dura o mor-

bida; quello sardo, caratteristico

per la sua durezza e aromatizzato

con scorze d'arancio e limone; il si-

ciliano che vede varianti al pistac-

chio e aromatizzate con scor-

ze e frutta candita e quel-

lo tenero al cioccolato

abruzzese, tipico

dell'Aquila.

n

origini del torrone. Tra quelle più

accreditate, troviamo un dolce a ba-

se di noci e miele preparato nell'an-

tica Grecia, che pare venisse dato

agli atleti che si preparavano per le

Olimpiadi. A Benevento è risaputo

che una preparazione simile al tor-

rone era diffusa tra i Sanniti delle

classi più agiate. Un dolce a base di

albume d'uovo, mandorle emiele lo

ritroviamo al tempo dell'antica Ro-

ma, di cui parla anche Tito Livio in

alcuni suoi testi. Sono stati però gli

Arabi nell'XI secolo a diffonderlo

lungo le coste del Mediterraneo. In

Italia la tradizione del torrone ha

una data ed un luogo di nascita ben

precisi: Cremona, 25 ottobre 1441,

giorno del matrimonio di Bianca

Maria Visconti e Francesco Sforza.

In occasione del banchetto nuziale,

i pasticceri di corte prepararono un

dolce di mandorle, miele e bianco

d'uovo, che nella forma ri-