a cura di
Giovanni Corsaro
Esecutivo Nazionale FABI Giovani
THE 33
C’
è una regola non scritta dalla
quale ogni lavoratore non do-
vrebbe mai prescindere: nel mo-
mento in cui esce da casa per anda-
re a compiere il proprio dovere quo-
tidiano deve essere messo nella
condizione di potere ritornarvi a fi-
ne giornata. L’annoso tema di cui
tratteremo riguarda la sicurezza sui
luoghi di lavoro, problema purtrop-
po ancora presente su tutti i tavoli
di trattativa in ogni settore. La cro-
naca ci racconta quotidianamente
fatti drammatici, con incidenti
spessomortali, e il cinema - da sem-
pre - presenta lavori che aiutano a
sensibilizzare l’opinione pubblica
rispetto al problema. Un buon
esempio è la pellicola
“The 33”
(2015, USA/Chile - 127’) della regi-
sta Patricia Riggen. Tratta da una
storia vera, racconta l’epopea vissu-
ta da 33minatori cileni nel 2010 in-
trappolati per 69 giorni a 700metri
di profondità dopo il crollo della
miniera di San José, nel deserto di
Atacama, nella quale stavano lavo-
rando. L’evento, che in molti sicu-
ramente ricorderanno, fu al centro
di un grande interesse dei media di
tutto il mondo e rappresentò una
provamolto ardua per il governo ci-
Cinema
inema
C
FILM
DA
NON
PERDERE
ispano-americano Hector Tobar,
già vincitore del premio Pulitzer nel
1993. Notevole la colonna sonora.
La prima parte del film si concentra
sul racconto dei fatti che portarono
all’incidente, con una rassegna di
situazioni tipiche di eventi disgra-
ziati come quello narrato. Vediamo
in maniera impietosa tutte le negli-
genze del datore di lavoro in mate-
ria di sicurezza, le reticenze di fron-
te alle rimostranze del rappresen-
tante dei lavoratori e, in definitiva,
l’assoluta mancanza di rispetto per
la condizione dei lavoratori. Nella
seconda parte la riflessione si spo-
sta sulla leadership, con delle scene
che sono da antologia e potrebbero
essere citate in qualunque corso di
formazione manageriale. Il buon
Mario si trova, suo malgrado, a do-
vere razionare il cibo presente nel
rifugio di sicurezza per consentire
a tutti di riuscire a sopravvivere.
Bella e appassionata la scena nella
quale parla del proprio ruolo, che
non si è scelto, ma gli è stato quasi
“imposto” dai compagni che evi-
dentemente ne riconoscevano il va-
lore: “Questa (la chiave della cas-
setta dei viveri) non l’ho presa io,
me l’avete data voi!” memorabile.
Il film non ha avuto un grande suc-
cesso di pubblico; in Italia ha avuto
pochissimi passaggi nelle sale, ma
si trova comunque facilmente nei
circuiti home-video. Migliore il giu-
dizio della critica specializzata, la
pellicola è stata presentata al recen-
te “London Labour Film Festival”.
In definitiva, un film gradevole da
vedere, ben confezionato, che ci in-
vita a non mollare mai anche nelle
situazioni più difficili.
n
21
Settembre
/
Ottobre 2016
leno, che si trovò fin da subito a do-
vere fronteggiare una sfida senza
precedenti. Il cast è di ottimo livello
con – tra gli altri – Antonio Bande-
ras nel ruolo di Mario Sepulveda,
l’uomo che in quella situazione
drammatica riuscì a non perdere il
controllo e a guidare i suoi compa-
gni fino alla salvezza e Juliette Bi-
noche nel ruolo di Maria Segovia,
sorella di uno dei minatori intrap-
polati, che trasmette con buona in-
tensità la condizione che si trovaro-
no a vivere i familiari all’esterno del
sito di fronte alla gravità del mo-
mento. Notevole anche la prova di
Gabriel Byrne nel ruolo di Andre
Sougarre, l’esperto chiamato a diri-
gere le operazioni. Le due ore del
film scorrono via veloci e con un
buon ritmo. L’attenzione non cala
quasi mai, nonostante si sappia fin
da subito “come andrà a finire”, me-
rito di una sapiente sceneggiatura,
basata sul libro
“La montagna del
tuono e del dolore”
del giornalista