rte&cultura
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arti decorative di Monza del 1923,
del 1925, del 1927 e del 1930, oltre
naturalmente dell’expo di Parigi
1925 e 1930 e di Barcellona 1929.
Il fenomeno Déco attraversò con
una forza dirompente il decennio
1919-1929 con arredi, ceramiche,
vetri, metalli lavorati, tessuti, bron-
zi, stucchi, gioielli, argenti, abiti
impersonando il vigore dell’alta
produzione artigianale e proto-in-
dustriale e contribuendo alla nasci-
ta del design e del “Made in Italy”.
La richiesta di un mercato sempre
più assetato di novità, ma allo stes-
so tempo nostalgico della tradizio-
ne dell’artigianato artistico italia-
no, aveva fatto letteralmente esplo-
dere negli anni Venti una produ-
zione straordinaria di oggetti e di
forme decorative: dagli impianti di
illuminazione di Martinuzzi, di Ve-
nini e della Fontana Arte di Pietro
Chiesa, alle ceramiche di Gio Pon-
ti, Giovanni Gariboldi, Guido An-
dloviz, dalle sculture di Adolfo
Wildt, Arturo Martini e Libero An-
dreotti, alle statuine Lenci
o alle originalissime
sculture di Sirio Tofa-
nari, dalle bizantine
oreficerie di Ravasco
agli argenti dei Finzi, da-
gli arredi di Buzzi, Ponti,
Lancia, Portaluppi alle sete
preziose di Ravasi, Ratti e
Fortuny, come agli arazzi in
panno di Depero.
Obiettivo dell’esposizione è mo-
strare al pubblico il livello qualita-
tivo, l’originalità e l’importanza che
le arti decorative moderne hanno
avuto nella cultura artistica italiana
connotando profondamente i ca-
ratteri del Déco anche in relazione
alle arti figurative: la grande pittura
e la grande scultura. Sono qui es-
senziali i racconti delle opere di Ga-
lileo Chini, pittore e ceramista, af-
fiancato da grandi maestri, come
Vittorio Zecchin e Guido Andloviz,
che guardarono a Klimt e alla Se-
cessione viennese; dei maestri fa-
entini Domenico Rambelli, France-
sco Nonni e Pietro Melandri; le in-
venzioni del secondo futurismo di
Fortunato Depero e Tullio Mazzot-
ti; i dipinti, tra gli altri, di Severini,
Casorati, Martini, Cagnaccio di San
Pietro, Bocchi, Bonazza, Timmel,
Bucci, Marchig, Oppi, il tutto ac-
compagnato dalla straordinaria
produzione della Richard-Ginori
ideata dall’architetto Gio Ponti e da
emblematici esempi francesi, au-
striaci e tedeschi fino ad arrivare al
passaggio di testimone, agli esordi
degli anni Trenta, agli Stati Uniti e
al Déco americano.
Non si è mai allestita in Italia una
mostra completa dedicata a questo
variegato mondo di invenzioni, che
non solo produce affascinanti con-
taminazioni con il gusto moderno
– si pensi per esempio al quartiere
Coppedè a Roma o al Vittoriale de-
gli Italiani, ultima residenza di Ga-
briele d’Annunzio – ma evoca at-
mosfere dal mondo mediterraneo
della classicità, così come la sco-
perta nel 1922 della tomba di Tu-
tankhamon rilanciò in Europa la
moda dell’Egitto. E poi echi persia-
ni, giapponesi, africani a suggerire
lontananze e alterità, sogni e fughe
dal quotidiano, in un continuo e il-
lusorio andirivieni dalla modernità
alla storia.
Trattandosi di un gusto e di uno
stile di vita non mancarono in-
fluenze e corrispondenze col cine-
ma, il teatro, la letteratura, le rivi-
ste, la moda, la musica. Da Holly-
wood (con le Parade di Lloyd
Bacon o le dive, come Greta
Garbo e Marlene Dietrich
o divi come Rodolfo Valen-
tino) alle pagine indimenti-
cabili de Il grande Gatsby
(1925), di Francis Scott Fitzge-
rald, ad Agata Christie, a Oscar
Wilde, a Gabriele D’Annunzio.
La mostra è curata da Valerio Ter-
raroli, con la collaborazione di
Claudia Casali e Stefania Cretella,
ed è diretta da Gianfranco
Brunelli. Il prestigioso comi-
tato scientifico è presieduto
da Antonio Paolucci.
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