modernità che dovrebbe – a detta di qualche “no-
bile” seduto comodamente su poltrone lussuose
– ridurre i posti di lavoro oppure potrebbe, come
stiamo sostenendo noi da tempo, trasformarsi in
un’opportunità per riqualificare e specializzare il
lavoro del bancario con nuovi servizi di consu-
lenza alla clientela. Abbiamo messo tutto molto
chiaro e per iscritto nella proposta di un “nuovo
modello di banca al servizio dell’occupazione e
del Paese”, perché la nostra è un’idea di moder-
nità trasparente. Nessuna contrapposizione ideo-
logica tra uomo e tecnologia; nessun inutile salto
indietro nel tempo, in pieno luddismo. Il sinda-
cato propone novità, convinto che sia l’unico mo-
do per scappare da questo labirinto e salvarci. In
fondo, deve pur esserci una via di uscita da questo
strano incubo. Mi volto e vedo un’altra inquie-
tante immagine riflessa e distorta mille volte sugli
specchi: Come si conciliano le necessità commer-
ciali con sistemi normativi e burocratici farragi-
nosi, che scaricano continuamente responsabilità
sugli operatori del settore? Un’altra realtà molti-
plicata ambiguamente fino a sentire le fitte allo
ditoriale
E
stomaco. Come si può pensare di riformare il si-
stema bancario, senza parlare di democrazia eco-
nomica? Come FABI, ad esempio, stiamo chie-
dendo una presenza dei rappresentanti dei lavo-
ratori all’interno dei consigli degli istituti, come
avviene in Germania, Francia, Austria, Svizzera
e Olanda, e la costituzione di appositi comitati
rappresentativi dei territori e dei soci azionisti,
affinché i gruppi mantengano i necessari legami
con il tessuto sociale. Questo labirinto degli spec-
chi e delle domande sembra non finire mai: pare
non esserci una via di fuga. Forse, dobbiamo abi-
tuarci a guardare oltre le prospettive distorte che
si presentano. Dobbiamo immaginare una realtà
sostenibile, che abbatta i luoghi comuni e sia in
grado di coinvolgere, con proposte concrete, an-
che i più giovani. Gli scenari che abbiamo di fron-
te ci impongono il tentativo di essere parte di que-
sto cambiamento e, per riuscirci, il primo passo è
avere le idee chiare e continuare a trasmettere il
nostro pensiero nel modo più trasparente possi-
bile: occupazione, nuovo modello di banca, de-
mocrazia economica, equità distributiva e spe-
cializzazione professionale e consulenziale del
bancario. Proviamo dunque a sostituire gli spec-
chi di questo strano labirinto con vetri che fac-
ciano vedere attraverso. In modo che la strada
del nostro futuro sia chiara, senza finzioni e senza
inganni.
n
4
Editoriale
GLI SCENARI CHE ABBIAMO
DI FRONTE CI IMPONGONO
IL TENTATIVO DI ESSERE
PARTE DEL CAMBIAMENTO
E, PER RIUSCIRCI,
IL PRIMO PASSO È AVERE
LE IDEE CHIARE
E CONTINUARE A
TRASMETTERE IL NOSTRO
PENSIERO NEL MODO PIÙ
TRASPARENTE POSSIBILE