siness angels americani e inglesi, oltre ai due fondi italiani, che fin
dall’inizio hanno dato fiducia all’impresa, LVentures Group e
Atlante ventures del gruppo Intesa Sanpaolo.
Adesso l’ambizione Alessandro Rossi, Filippo Schiano di Pepe e
Federico Schiano di Pepe, i tre soci fondatori, è quella di levare
l’ancora da Roma e dare un respiro globale alla start up. In cima
all’agenda dei tre giovani c’è l’apertura della sede principale di
Cocontest proprio a San Francisco, dopo che ad aprile è stata spo-
stata lì anche la sede legale.
Del resto, nella terra di Mark Zuckerberg e Larry Page le opportu-
nità di crescita non mancano. Uno scenario completamente di-
verso da quello italiano. “Qui”, dice Rossi, “abbiamo avuto serie
difficoltà a trovare finanziamenti. Addirittura alcuni fondi di ven-
ture capital ci hanno chiuso la porta in faccia, perché eravamo
stati denunciati dall’ordine degli architetti”.
In effetti, l’accoglienza del mercato italiano non è stata delle mi-
gliori: contro Cocontest si sono levati gli scudi non solo dell’asso-
ciazione professionale degli architetti, che ha presentato denuncia
all’Antitrust, ma anche di uno schieramento trasversale di depu-
tati, autori di un’interrogazione parlamentare in cui si chiedeva al
Ministero dello Sviluppo economico di verificare la legittimità dei
servizi offerti dalla start up, accusata di concorrenza sleale.
Ordine e parlamentari sostanzialmente contestavano ai tre im-
prenditori di non fornire adeguate garanzie sulla professionalità
degli architetti coinvolti e di danneggiare lo stesso mercato, inne-
scando un meccanismo di remunerazione al ribasso, in quanto at-
traverso la piattaforma più professionisti propongono il loro pro-
getto all’utente, ma solo uno di loro viene selezionato e pagato.
Ancora non si sa nulla sull’esito della denuncia e dell’interroga-
zione, fatto sta che la start up continua a crescere. “Abbiamo re-
centemente siglato un accordo con Intesa Sanpaolo Casa. Il sito
del gruppo a partire da ottobre darà la possibilità di accesso ai no-
stri servizi. Stesso tipo di partnership stiamo siglando con una
delle più importanti piattaforme immobiliari russe”, rivela Rossi
che, tuttavia, ammette di guardare con interesse soprattutto a due
mercati: quello arabo e quello statunitense. “Un altro nostro obiet-
tivo è assumere”, dichiara infine il cofounder della start up roma-
na, “per il 2016 contiamo di reclutare tra i 6/7 dipendenti in Italia
e altri 4 negli Usa”. Le figure più richieste? Gli sviluppatori.
n
11
Scala 40
Novembre
/
Dicembre 2015
di Flavia Gamberale
Storie di giovani che ce l’hanno fatta