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ditoriale

E

tanto di accogliere i clienti e indirizzarli verso il con-

sulente più adatto a rispondere alle loro esigenze.

L’idea della Bank of Tokio è piaciuta anche alla Mizu-

ho Bank che ha cominciato ad utilizzare un altro an-

droide sviluppato dalla stessa società francese Alde-

baran Robotics, chiamato Pepper. L’attività di questi

robot, come si diceva, è ancora piuttosto limitata, ma

viene da domandarsi cosa accadrebbe a certe orga-

nizzazioni aziendali, se venissero impiegati in man-

sioni di offerta e collocazione di prodotti alla clientela.

Come potrebbero certi esperti banchieri esercitare

pressioni commerciali su Nao? Sarebbe seriamente

complicato e, probabilmente, inefficace minacciarlo

di trasferimento o di qualche fantomatico licenzia-

mento o improbabile provvedimento disciplinare.

Tutto questo, sul piccolo Nao, non sortirebbe nessun

effetto. Scomparirebbero anche le odiose classifiche

di vendita perché, come scriveva Hannah Arendt,

“l’eccellere, per definizione, ha bisogno di altri, e que-

sta a sua volta ha come requisito formale l’esistenza

di un pubblico”. Sempre che l’eccellenza e non la mor-

tificazione – come invece penso – sia la vera finalità

di queste pratiche inutili e barbare. Insomma, lo svi-

luppo tecnologico non minaccia soltanto l’occupazio-

ne come vogliono farci credere, ma l’intera organiz-

zazione del lavoro di diverse aziende del settore. Quel-

lo proposto è un paradosso, su cui certi banchieri do-

vrebbero riflettere e smetterla di occuparsi di cose su-

non è indispensabile l’ascesa di Nao o Pepper per af-

frontare questo tema. È da tempo che come organiz-

zazione sindacale più rappresentativa del settore di-

ciamo che è necessario un accordo di sistema che tu-

teli concretamente lavoratori bancari e clienti, rico-

struendo la fiducia dei risparmiatori. Il codice etico

per la vendita responsabile dei prodotti finanziari do-

vrà prevedere sanzioni per le banche inadempienti;

in altre parole, dovrà essere esigibile. Insomma, ab-

biamo le idee chiare e nessuna intenzione di limitarci

ai romanzi di Philip K. Dick.

n

perflue e classiste come, ad esempio, quanti minuti si

possono o non si possono dedicare ad un determinato

tipo di cliente nel corso di una telefonata o di un col-

loquio, e dovrebbero cominciare a pensare seriamente

ad una evoluzione profonda del fare banca. Le propo-

ste della FABI per un nuovo modello di banca

hub

le

abbiamo già rese pubbliche: riscoperta delle attività

un tempo svolte dalle banche (come recupero crediti

e attività legali), più consulenza in materia fiscale, tec-

nologica e gestionale, più specializzazione e creazione

di nuovi mestieri, uscendo così dal tradizionale peri-

metro del settore bancario e sviluppando le condizioni

per mantenere e aumentare livelli occupazionali e ri-

cavi. Questo tipo di banca che abbiamo in mente non

ha paura dello sviluppo tecnologico, anzi lo integra,

cercando di riportare, soprattutto i giovani, nelle fi-

liali. Per quanto riguarda le pressioni commerciali,

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Editoriale

È DA TEMPO CHE COME

ORGANIZZAZIONE SINDACALE PIÙ

RAPPRESENTATIVA DEL SETTORE

DICIAMO CHE È NECESSARIO UN

ACCORDO DI SISTEMA CHE TUTELI

CONCRETAMENTE LAVORATORI BANCARI

E CLIENTI, RICOSTRUENDO LA FIDUCIA

DEI RISPARMIATORI