uscite volontarie ed incentivate a fronte di nuove as-
sunzioni e stabilizzazioni (anche con il contributo del
F.O.C.). Un modo di fare sindacato che si rivolge sia a
chi è già nel settore sia a tutte quelle ragazze e quei
ragazzi che cercano un lavoro. Con la contrattazione
abbiamo, fino ad oggi, dato risposte concrete a molti
e contenuto le tensioni occupazionali del settore.
Tuttavia, come scrisse la tormentata scultrice Camille
Claudel in una lettera al fratello “c’è sempre qualcosa
di assente che ci perseguita”. E, in questo caso, l’as-
senza è quella di molte parti datoriali sulle proposte
che come FABI abbiamo messo in campo per superare
anche le altre difficoltà del comparto. Troppi Istituti
di credito, infatti, continuano a non avviare un dibat-
tito serio su un nuovo modello di banca, indispensa-
bile per fronteggiare la concorrenza delle Fintech e
dei giganti Ict.
Le banche, secondo noi, devono puntare sulla consu-
lenza fiscale, previdenziale, tecnologica, finanziaria,
commerciale a famiglie e imprese, riportando anche
all’interno del proprio perimetro attività in preceden-
za esternalizzate. È urgente riaprire il dibattito sul
contratto nazionale, perché ci servirà un tessuto nor-
mativo in grado di gestire il cambiamento in atto, de-
finendo nuove professionalità e nuovi mestieri, in coe-
renza con il nuovo modello di banca che stiamo pro-
ponendo e che riteniamo possa essere uno strumento
ditoriale
E
4
Editoriale
IL NOSTRO È UN PENSIERO CHE
VUOLE PRENDERE FORMA. UN
MODO DI VEDERE IL FUTURO DEL
SETTORE INEVITABILMENTE
RADICALE, PERCHÉ LE INGIUSTIZIE
PROLIFERANO QUANDO I PENSIERI
NON HANNO CONSISTENZA
dere ulteriormente erosi i loro spazi vitali nel sistema
economico e sociale del Paese.
Il nostro è un pensiero che vuole prendere forma. Un
modo di vedere il futuro del settore inevitabilmente
radicale, perché le ingiustizie proliferano quando i
pensieri non hanno consistenza.
n
fondamentale al servizio del Paese, ponendo anche le
condizioni per un aumento dei ricavi e preservando
l’occupazione. Tutto questo, non potrà prescindere,
tuttavia, da una maggiore democrazia economica nel-
la gestione delle stesse banche, che tenga conto anche
del ruolo dei dipendenti, dei piccoli azionisti e dei ter-
ritori. Tutte categorie che, altrimenti, rischiano di ve-