di
Simona Sacconi
etteratura
L
17
Letteratura
Novembre
/
Dicembre 2017
U
n romanzo magnifico, delicato e struggente. Kent Haruf, ha rac-
contato l’America delle piccole città. Là dove nulla sembra acca-
dere, in realtà la vita scorre segnata da morti e nascite, arrivi e
partenze, dolori e felicità. Anche in quest’ultimo romanzo pubblicato
postumo,
“Le nostre anime di notte”
, Haruf non tradisce la propria
poetica, il racconto di quegli universi minimi, ma non privi della forza
dei sentimenti. Ancora una volta, Haruf sceglie la cittadina di Holt,
dove una donna e un uomo in là con gli anni, entrambi vedovi, iniziano
una storia d’amore: Addie Moore rende una visita inaspettata al vicino
di casa, Louis Waters. La proposta di Addie è scandalosa e diretta: vuoi
passare le notti da me?
Ma comunità di Holt non accetta la relazione dei due, ritenuta troppo
spregiudicata, incomprensibile. Al punto che i protagonisti si trove-
ranno ad un bivio: scegliere tra la propria libertà e il rimpianto.
L’essenzialità con cui Haruf con pochi elementi, una struttura imper-
niata quasi unicamente sui dialoghi e pochissimi personaggi riesce a
tenere il filo dell’attesa, stacca
“Le nostre anime di notte”
da tutto il re-
sto. Magistrale il modo in cui riesce a rendere protagonisti gli emargi-
nati, gli esclusi, i non allineati al perbenismo, in fondo gli unici veri
puri di spirito. Una narrazione che porta il lettore a calarsi nella dimen-
sione di Addie e Louis e a sperare che forse, per una volta, le cose po-
trebbero cambiare il loro corso, anche in una realtà provinciale come
Holt. Consapevoli che ogni volta potrebbe essere l’ultima, perché in
fondo le cose belle sono destinate a finire. Addie ne è convinta e per
questo cerca di godere di ogni istante con Louis, nonostante l’avversione
generale della comunità, il disaccordo di suo figlio. Cala la sera e quelle
solitudini si incontrano di nuovo, ormai quasi ogni notte, col pudore di
due ragazzini e al tempo stesso con la consapevolezza della fine.
La consapevolezza di Haruf, vicino alla morte. Sapeva di non avere
tempo e quindi ha scritto con più urgenza, stupendosi della velocità
KENT HARUF
LE NOSTRE ANIME
DI NOTTE