di
Vincenzo Persico
Esecutivo Nazionale FABI Giovani
Gli attori non si identificano con i
personaggi che interpretano ma
avvicinano le loro esperienze e se
stessi alla performance, muoven-
dosi da una realtà ordinaria a una
realtà teatrale, ciò aiuta il pazien-
te-attore a comprendere e alleviare
i propri problemi psicologici e so-
ciali, compresi malattie mentali e
handicap.
Infatti, la Drammaterapia (“Dran”
dal greco significa “compiere
un’azione” ma con distacco) poten-
zia la creatività e l’abilità espressi-
ve del paziente il quale, proteso a
esprimere le emozioni e la comu-
nicazione verbale e fisica, entra in
contatto con se stesso e quindi alla
consapevolezza di sé.
Il modello terapeutico di Landy è
il modello del ruolo il quale vede
l’individuo quale rappresentante di
numerosi ruoli, familiari e sociali
nella vita reale. Questi ruoli ven-
gono riproposti nella seduta della
drammaterapia.
Secondo il Landy, durante la rap-
presentazione del dramma, l’attore
entra ed esce in sequenza dal ruo-
lo, mediante un continuo entrare e
uscire da una realtà ad un’altra. Ed
è proprio nello spazio intermedio
che le potenzialità del paziente-at-
tore possono emergere e consape-
volizzarsi, attuando quel cambia-
mento che consente la ricostruzio-
ne della propria esperienza di vita.
La drammaterapia aiuta, quindi,
ad armonizzare il rapporto corpo,
voce, mente nella relazione con
l’altro e allena alla spontaneità, alla
improvvisazione che è un mezzo
per facilitare lo sviluppo di un be-
nessere psicofisico nel tempo.
L’improvvisazione e la simulazione
esplorano i propri pensieri e le
emozioni per cui certi blocchi psi-
cologici derivanti da timidezze,
paure, balbuzie possono sparire
mediante l’espressione libera di sé
in sede teatrale, come pure patolo-
mento psicoterapeutico potente per
permettere agli individui di metter-
si in gioco per trovare la soluzione
ai propri problemi psicologici.
Ciò è molto utile nei rapporti lavo-
rativi privati e pubblici, dove la
coesione del gruppo richiede delle
dinamiche relazionali di solidarie-
tà e collaborazione necessari al
buon funzionamento di qualsiasi
azienda.
n
gie derivanti da alcolismo, tossico-
dipendenza e altro.
Il filo che traccia la soglia tra scien-
za e arte è abbastanza sottile, se si
considera l’idea che ciascun indi-
viduo è intrinsecamente “dramma-
tico” nel suo sviluppo fin dalla più
tenera età.
Costruire una realtà drammatica
condivisa con altri in cui si avvicen-
dano ruoli, situazioni, emozioni e
complicità, dentro uno schema “fin-
to”, incoraggia la creazione di un cli-
ma di solidarietà e fiducia nei rap-
porti interpersonali e sviluppa la
sensibilità empatica del gruppo a
vantaggio delle capacità relazionali.
Il “dramma”, dunque, quale stru-
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Spazio aperto
Febbraio
/
Marzo 2020
GIÀ FIN DALL’ANTICHITÀ IL FILOSOFO
ARISTOTELE AVEVA INTUITO L’EFFETTO
PECULIARE CHE IL DRAMMA GRECO
AVEVA SUGLI SPETTATORI,
LIBERANDOLI DALLE
CONTAMINAZIONI E CORRUZIONI
DELLA NATURA UMANA