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di

Simone Capuani

Esecutivo Nazionale FABI Giovani

23

Enogastronomia

Febbraio

/

Marzo 2015

uso per le cicorie belga. Questo ra-

dicchio si presenta in due varianti:

precoce e tardivo. Il primo ha foglia

più larga ed è più amaro, quello tar-

divo, assai più pregiato, ha foglie

lunghe e affusolate, una costa cen-

trale bianca ed un colore rosso-vio-

laceo molto intenso e prevede un

processo di produzione assai com-

plesso. Secondo il disciplinare di

produzione la raccolta dal campo

aperto può iniziare solo dopo che

le piante abbiano subìto due brina-

te. Una volta raccolto (ancora con

il suo fittone o radice) viene legato

in mazzi e posto con il fittone im-

merso in vasche di acqua di falda a

temperatura costante (12-15 gradi)

per la fase di imbianchimento. La

temperatura mite dell’acqua favo-

risce la ripresa del processo vege-

tazionale, ma l’assenza di luce im-

pedisce alla pianta di produrre clo-

rofilla, da qui il colore tipico e l’am-

morbidimento delle note amare

della cicoria. Dopo un periodo di

forzatura in acqua, che varia dai

venti ai quindici giorni, il radicchio

rosso di Treviso tardivo IGP è

pronto per la toelettatura finale.

Questa varietà di radicchio è ricco

di antiossidanti che rallentano i

processi di invecchiamento delle

cellule ed è indicato per chi ha pro-

blemi cutanei, per l’artrite ed i reu-

matismi. In base a recenti studi

sembra anche possa aiutare a pre-

venire l’insorgere di alcuni tipi di

tumore a livello intestinale. Inoltre,

per il basso apporto calorico, è mol-

to indicato nelle diete e grazie alla

presenza di ferro, calcio ed antocia-

ni è un toccasana per le ossa e per

il cuore. In questa stessa zona viene

coltivato un altro tipo di radicchio

del tutto diverso, il variegato di Ca-

stelfranco dal colore bianco crema

con variegature, che vanno dal ros-

so al viola chiaro.

Questo ortaggio nasce nel 1800 da

un incrocio fra il radicchio rosso di

Treviso e l’indivia scarola, le sue fo-

glie hanno un sapore dolce-amaro-

gnolo molto gradevole ed il suo

aspetto è certamente molto bello

sia per la forma che per gli splendi-

di colori. Spostandoci verso il lito-

rale veneziano troviamo un’altra

varietà di radicchio assai rinomata,

la rosa di Chioggia. Varietà selezio-

nata negli anni ’30 incrociando il

radicchio trevigiano e l’indivia. La

sua forma è tondeggiante e com-

patta, con foglie di colore rosso con

nervature bianche, ha un sapore

amarognolo e consistenza croccan-

te. Anche questo radicchio si può

trovare in due tipologie: precoce e

tardivo. Il primo si raccoglie da

aprile a luglio, il secondo da set-

tembre a marzo.

Andando poi nel basso veneto dove

si trovano terreni alluvionali, sab-

biosi e ricchi di sostanza organica

incontriamo il radicchio di Verona

dalla forma ovale allungata, com-

patto e di colore rosso vivo. Già

presente alla fine del Settecento ne-

gli orti e tra i filari di viti dell’alta

pianura veronese dove era chiama-

to “cicoria rossa”, la sua coltivazio-

ne si specializzò con l’introduzione

della tecnica dell’imbianchimento

importata in Italia alla fine del

XVIII secolo. Questo radicchio dal

sapore leggermente amaro e parti-

colarmente croccante è utilizzato in

vari modi, sia crudo che cotto sem-

pre con risultati eccellenti.

Queste produzioni tipiche rappre-

sentano più della metà della pro-

duzione italiana di radicchio e sono

un fiore all’occhiello del settore or-

tofrutticolo veneto.

Un’ultima curiosità per i bongustai,

se vi capita assaggiate il radicchio

di Treviso sott’olio, una vera leccor-

nia. Dimenticavo: buon appetito a

tutti.