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curezza dal vuoto. Le vertigini for-
se le proveremo sempre, perché
sono anche una forma di respon-
sabilità e consapevolezza. Quello
che non bisogna fare è arrendersi,
oppure lanciarsi nel vuoto, nella
vana speranza che spuntino le ali.
Viviamo una stagione delle relazio-
ni industriali del nostro Paese (e
non solo) decisamente complicata,
in cui non esiste niente di scontato
e ogni diritto è sempre in discus-
sione. Dobbiamo riconquistarci la
nostra dignità di lavoratori ogni
giorno, protesta dopo protesta e
accordo dopo accordo. Perché il
vuoto è sempre lì a due passi e, per
quanto ti puoi abituare, alla fine
hai la necessità di aggrapparti a
qualcosa. Qualcosa di stabile e si-
curo e la firma tecnica posta unita-
riamente dalle organizzazioni sin-
dacali sull’ipotesi di accordo per il
rinnovo del Contratto Collettivo
Nazionale di Lavoro del settore ha
proprio questa caratteristica: met-
tere in sicurezza la categoria. Ci
consente di essere tutti potenzial-
mente al riparo dai venti che sof-
fiano dal nord Europa o, almeno,
ci dà gli strumenti per poterlo fare.
Questa camminata a due passi dal
vuoto è stata lunga, ma nessuno di
noi è mai stato solo. Ci siamo te-
nuti per mano, passo dopo passo,
privilegiando la partecipazione e la
consapevolezza come armi raffina-
te da contrapporre alla spregiudi-
catezza di una parte datoriale che
ci aveva chiesto di rinunciare alla
centralità del contratto nazionale,
all’area contrattuale, agli scatti di
anzianità, alle tutele sui trasferi-
menti e, strutturalmente, alla base
di calcolo del TFR. L’Abi ci aveva
chiesto (per iscritto) anche l’esten-
sione degli orari di lavoro e un ‘uti-
lizzo più ampio di rapporto di la-
voro autonomo per gli addetti di
rete’. Una controparte spesso in-
gorda che si è scontrata con tre tor-
nate assembleari (la quarta partirà
tra pochi giorni) e due scioperi di
categoria, con un’altissima percen-
tuale di adesioni. Perché in ogni
momento della trattativa abbiamo
voluto discutere e confrontarci con
le lavoratrici ed i lavoratori del set-
tore. Passo dopo passo, a pochi
metri dal vuoto.
Non esistono scorciatoie, siamo
evidentemente in un passaggio
storico (non solo per il settore) e la
conferma, l’ampliamento e la crea-
zione di strumenti come il Fondo
per l’Occupazione, il Fondo di So-
lidarietà (di cui è stata rafforzata
la Sezione Emergenziale), la piat-
taforma per la ricollocazione del
personale, l’aver aumentato le pre-
visioni in materia di conciliazione
dei tempi di vita e di lavoro, l’aver
inserito una prima previsione sulle
politiche commerciali, l’aver difeso
l’area contrattuale e individuato
spazi di confronto sui ‘modelli or-
ganizzativi in funzione dei nuovi
modi di fare banca, i nuovi mestie-
ri e le connesse professionalità’,
rappresentano grandi passi in
avanti per provare a gestire – e non
soltanto subire! – i cambiamenti
che investono il settore.
A quella strana sensazione di disa-
gio che si prova a camminare a due
passi dal vuoto ci si può anche abi-
tuare, ma non se siamo tutti uniti.
Non possiamo farcela se ci rasse-
gniamo al peso della nostra solitu-
dine, se ci adeguiamo alla delegit-
timazione dei corpi intermedi e de-
gli strumenti collettivi che sono
evidentemente sotto attacco. Non
possiamo abituarci, se rinunciamo
ad un equilibrio collettivo per pri-
vilegiare interessi particolari.
Quella strana sensazione di disagio
che si prova a camminare a due
passi dal vuoto si può anche supe-
rare, ma soltanto se siamo tutti con-
vinti di poterlo fare con pazienza,
un passo alla volta e preoccupan-
doci sempre di dare un’anima so-
ciale a normative spesso algide.
Editoriale
ditoriale
E