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ttualità

A

6

Attualità

definisce

a type of contract used by employers whe-

reby workers agree to be potentially available for

work although have no guaranteed hours

, un tipo

di contratto utilizzato dai datori di lavoro in cui i la-

voratori decidono di essere potenzialmente a dispo-

sizione per il lavoro, anche se non hanno ore garantite

(fonte:

www.parliament.uk)

.

È opportuno fare qualche riflessione di merito. Gli

zero hours contracts

nascono negli anni novanta e,

almeno inizialmente, sono destinati a studenti e a

tutti quei lavoratori che non hanno esigenze di con-

tinuità con il mercato del lavoro. Lo strumento è ef-

ficace qualora sia effettivamente destinato a questa

categoria di lavoratori. Il problema si pone quando

viene esteso ad una pluralità di lavoratori, che hanno,

invece, bisogno di un legame solido con il mercato

del lavoro e che accettano la carenza di lavoro garan-

tito per non rimanere esclusi dal mercato. L’adesione

dei datori di lavoro a questo particolare contratto è

elevata, visto il risparmio in termini di costi nei mo-

menti di mancanza di lavoro e l’opportunità di sod-

disfare il bisogno di manodopera per sostenere i pic-

chi di lavoro. Si contano, difatti, più di un milione di

lavoratori (un articolo de

The Guardian

di Zoe Wil-

liams ne stima un milione e quattrocentomila): è il

caso di Sports Direct (colosso del

retail

sportivo che

impiega più di ventimila persone, di cui il 90% a “zero

ore”), McDonald’s UK e perfino Buckingham Palace

ha adottato questo tipo di contratto.

La larga diffusione dei contratti a zero ore ha acceso

una discussione nel Parlamento inglese: da una parte

i sindacati britannici sostengono che tali contratti

comportano insicurezza finanziaria per i lavoratori,

che sono privi dei fondamentali diritti del lavoro; le

organizzazioni datoriali, invece, sottolineano la loro

utilità nel soddisfare la domanda fluttuante, e sosten-

gono che essi svolgono un ruolo vitale nel mantenere

le persone nel mondo del lavoro.

Sia il Governo sia l'opposizione, si legge sempre nel

rapporto della

House of Commons

, hanno proposto

misure per affrontare le preoccupazioni circa l'uso

dei contratti a zero ore: è all’esame del Parlamento,

infatti, la proposta di vietare l'uso di clausole di esclu-

sività. La flessibilità rende solido ed efficiente il mer-

cato del lavoro; la precarietà, ovvero la sua degene-

razione, ostacola e danneggia il benessere delle per-

sone, che devono mettere un freno alla piena realiz-

zazione del proprio futuro. In Europa viene spesso

menzionato il concetto di

flexicurity

, in cui flessibilità

e sicurezza non si escludono a vicenda, bensì rappre-

sentano due elementi complementari. La sicurezza

dei lavoratori rafforza, e non intralcia, il necessario

dinamismo del mercato del lavoro. Un contratto in

cui non sono contemplate ferie e malattia, senza la

garanzia di un minimo di ore lavorate (con la minac-

cia di un pernicioso impatto sulla propria retribuzio-

ne e, quindi, sul proprio sostentamento), in forza del

quale un lavoratore non può permettersi di assentarsi

o di “mancare all’appello” per nessun motivo, pena

la minaccia di non essere più chiamato, rischia di

mercificare il lavoro.

Non si tratta di cambiare il proprio “atteggiamento

culturale” rispetto al cambiamento delle dinamiche

del mercato e della società, come è tanto di moda af-

fermare adesso. L’essenza della questione è garantire

dignità al lavoro, evitando, tra l’altro, di edulcorare

statistiche che sembrano essere “corrette” da rapporti

di lavoro che non possono essere definiti e concepiti

come piena occupazione.

LA FLESSIBILITÀ PUÒ RENDERE

SOLIDO ED EFFICIENTE

IL MERCATO DEL LAVORO;

LA PRECARIETÀ, OVVERO LA SUA

DEGENERAZIONE, OSTACOLA E

DANNEGGIA IL BENESSERE DELLE

PERSONE, CHE DEVONO METTERE

UN FRENO ALLA PIENA

REALIZZAZIONE