Marketing
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arketing
M
ve altro? Sicuramente ricevere un’adeguata retribu-
zione è per tutti motivo di soddisfazione e spinta a
lavorare con maggiore dedizione. Ma lo stipendio
non è tutto. Fortunatamente l’affezione dei dipen-
denti alla propria azienda dipende anche da altri fat-
tori, in primo luogo da un benessere emotivo. Che
non si costruisce solo “il 26 o 27 del mese”. Il benes-
sere dei dipendenti poggia le sue basi sull’etica azien-
dale, su valori e comportamenti dell’impresa e di chi
la rappresenta volti a migliorare la vita delle sue per-
sone, anche e soprattutto nelle ore lavorative. Avere
una mission aziendale in cui identificarsi e di cui an-
dar fiero: questo gratifica tutti noi, questo ci può per-
mettere di avere una visione più ampia di quello che
facciamo. Costruire la felicità dei dipendenti è sfi-
dante e presuppone un forte cambiamento compor-
tamentale. A partire dai vertici aziendali, che sono
chiamati a fare un ulteriore passaggio qualitativo.
Imprenditori, amministratori delegati e dirigenti,
quelli insomma che definiamo leader, lo sono dav-
vero? Un vero leader, che sappia gratificare, ma so-
prattutto far vivere sereni i propri dipendenti, do-
vrebbe essere una sorta di unione paradossale tra
umiltà e volontà professionale. Umiltà appunto, que-
sta sconosciuta. Quante volte desidereremmo rice-
vere da parte di un nostro responsabile un “grazie” o
uno “scusa”. Immaginate, solo per un istante, quanto
queste parole possano generare spirito di gruppo.
Tanto, e forse molto più di quello creato da cento
corsi di team building.
In questa ottica il vero leader è colui che riesce a porsi
al di sotto del gruppo, al servizio degli altri, custode
del loro benessere. La società attuale vive una sorta
di miopia manageriale: il mondo aziendale occiden-
tale soffre in tutti i campi una nuova indigenza di
classi dirigenti, perché ci manca tremendamente la
cultura dell’umiltà, cancellata da prassi e ideologie
ispirate all’anti-umiltà, dove l’umile è soltanto un per-
dente. Allora ben vengano tutte le azioni di welfare
aziendale. Ma la vera felicità si comincia a costruire
molto prima, attraverso un ambiente sano, con la giu-
sta dose di competizione, quella che ci fa crescere in-
sieme e non dividere, ma soprattutto attraverso una
collaborazione costruttiva tra le persone. Un princi-
pio molto semplice, eppure ancora tanto sconosciuto
oggi a diversi dei nostri responsabili, alcuni dei quali
ancora troppo legati a principi edonistici.
Se sto sognando, vi prego non svegliatemi.
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COSTRUIRE LA FELICITÀ
DEI DIPENDENTI È
SFIDANTE E PRESUPPONE
UN FORTE CAMBIAMENTO
COMPORTAMENTALE