lavoratori di “entrare” nella stanza
delle trattative di palazzo Altieri
(sede di Abi), cercando quindi di
migliorare anche i processi di tra-
sparenza. Sono stati resi noti i volti
di chi ci rappresenta a Roma e nei
singoli gruppi bancari. Una evolu-
zione che ha comunque preservato
il forte radicamento della Fabi nei
territori, proprio per dimostrare
che qua non ci sono palazzi, ma
soltanto porte aperte dalle quali
spesso è lo stesso sindacato ad
uscire per stare il più vicino possi-
bile ai colleghi. Si sono cercate di
conciliare le esigenze dei più e me-
no giovani, con accordi per esodi
volontari ed incentivati e relative
stabilizzazioni dei precari.
Tutto questo, tuttavia, non basta,
perché non ci sarà mai una formu-
la in grado di interpretare tutte le
stagioni e tutti i pensieri. La rap-
presentatività richiede sacrificio e
la forza di mettersi in discussione
costantemente, di interrogarsi sul-
le esigenze del presente e sul futu-
ro che vogliamo costruire. Noi, co-
me Fabi Giovani lo faremo anche
il 29 e 30 settembre a Rimini. Ab-
biamo intitolato “PartecipAzione!”
la prossima Assemblea Nazionale,
proprio perché l’azione deve essere
partecipata e perché al coinvolgi-
mento e al confronto di idee devo-
no seguire atti concreti. Anche in
questo semplice gioco di parole sta
la vivacità di un’organizzazione,
che dal 1948 ha dimostrato di sa-
persi rinnovare, affrontare i cam-
biamenti e di dare spazio alle gio-
vani generazioni. Nei prossimi me-
si e anni, il settore sarà investito
da modifiche importanti, il mestie-
re del bancario muterà ancora e,
con il contratto a tutele crescenti,
il rischio di subire licenziamenti il-
legittimi – in un settore in cui, gra-
zie al Fondo per l’occupazione e
agli accordi siglati, quasi la totalità
dei lavoratori (giovani compresi) è
tutelato dalle previsioni dell’art.18
così come modificato dalla Legge
n. 92/2012 – sarà un’ulteriore no-
vità con cui anche la nostra capa-
cità rappresentativa si dovrà ne-
cessariamente confrontare, per
non perdere l’importante consenso
che, in termini di adesioni, abbia-
mo ancora oggi tra le nuove gene-
razioni (i dati, nel nostro settore,
sono certificati). Non esistono so-
luzioni facili e occorre evitare tutte
le contraddizioni che le formule di
rappresentanza epistemiche, po-
puliste o plebiscitarie sono in gra-
do di produrre.
Occorre partecipazione vera e spi-
rito critico. Il sindacato non è
un’energia conservatrice, ma una
forza di cambiamento; lo abbiamo
ditoriale
E
dimostrato anche recentemente
proponendo un “nuovo modello di
banca al servizio dell’occupazione
e del Paese”.
A Rimini, ci interrogheremo su tut-
to questo sapendo che alla parteci-
pazione, all’elaborazione e alla
creatività si dovrà aggiungere il co-
raggio di fare la nostra parte in pri-
ma persona. Perché, come ho scrit-
to nello scorso numero, non lo farà
nessun altro al nostro posto. La ve-
rità è che gli altri siamo noi. Il sin-
dacato si muove, cambia e miglio-
ra, se ognuno di noi partecipa, se
ognuno di noi pensa di poter fare
la propria parte, anche piccola. E i
primi a dover svolgere questo ruo-
lo di protagonisti sono proprio le
generazioni più giovani, perché
quello che è in discussione è il loro
(nostro) futuro.
“Eppur si muove”, sembra aver
detto, tra i denti, Galileo magari
voltando le spalle a chi l’aveva ap-
pena umiliato e immergendosi nel-
la sua solitudine. “Eppur si muo-
ve”, dobbiamo gridare tutti insieme
con forza e determinazione, senza
voltare le spalle a nessuno.
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Editoriale