a cura di
Giovanni Corsaro
Esecutivo Nazionale FABI Giovani
7 MINUTI
“Q
uei sette minuti saranno
anche pochi, ma sono i
nostri. Ce li siamo guada-
gnati”.
Nella vita di tutti i giorni ci si trova
continuamente di fronte alla neces-
sità di assumere decisioni. Dalle più
banali alle più importanti. Il proces-
so attraverso il quale – continua-
mente – esercitiamo l’arbitrio è
quello che, in ultima analisi, ci ca-
ratterizza come esseri umani in
quanto senzienti. Ma prendere una
decisione, qualunque essa sia, com-
porta ragionare su una scelta. Se non
c’è scelta, non c’è decisione, ma an-
che quando si è sotto una qualunque
forma di ricatto, non c’è scelta. E le
protagoniste del film che presente-
remo in questo numero sembrano,
per l’appunto, non avere scelta.
La pellicola di cui tratteremo è
“7
minuti”
(92’ - Ita-Fra-Sui 2016) di
Michele Placido. La vicenda, tratta
da un fatto realmente accaduto: si
svolge all’interno di una industria
tessile recentemente acquisita da
un grande gruppo internazionale e
racconta della drammatica riunione
del consiglio di fabbrica, chiamato
a ratificare un accordo che prevede,
a fronte del mantenimento dei li-
velli occupazionali, la riduzione del-
la pausa pranzo di – appunto – 7
minuti. L’antefatto è ben costruito,
con i primi 25 minuti del film che
raccontano di una attesa nervosa
dei lavoratori, che aspettano la fine
della riunione che deciderà del loro
destino, in bilico tramantenimento
del posto di lavoro e licenziamento.
Ma quando tutto sembra volgere
per il meglio, inizia il dramma. Quei
7 minuti, che ad una lettura super-
ficiale sembrano quasi insignifican-
ti, diventano il baluardo della resi-
stenza contro l’attacco sferrato al
cuore dei diritti ottenuti attraverso
lunghe lotte sindacali e – in defini-
tiva – alla stessa dignità umana.
Il cast è composto da una agguerrita
pattuglia di attrici italiane tra le
quali spiccano Ottavia Piccolo nel
ruolo di Bianca, navigata sindacali-
sta e portavoce del consiglio di fab-
brica, Ambra Angiolini, Violante
Placido, una sorprendente Fiorella
Mannoia nel ruolo di Ornella e Ma-
ria Nazionale nel ruolo di Angela.
All’interno della stanza in cui sono
presenti le 11 delegate dei lavoratori
si materializzano, davanti agli occhi
dello spettatore, 11 storie, tutte di-
Cinema
inema
C
FILM
DA
NON
PERDERE
verse tra loro, ma tutte dignitose,
credibili. Si finisce per parteggiare
per l’una o per l’altra, seguendo il
filo del dibattito e convincendosi
sempre più che ci si trova di fronte
ad una scelta per nulla scontata.
L’esperienza cinematografica è sod-
disfacente, il lavoro è ben confezio-
nato e recitato inmaniera impecca-
bile, fatto questo che non stupisce
visto il cast, ma con le piacevoli sor-
prese della Mannoia e della Nazio-
nale che in quanto “cantanti” pre-
state al cinema avrebbero potuto
non garantire un livello così alto.
La pellicola è la trasposizione del-
l’omonima
pièce
teatrale scritta da
Stefano Massini e portata in teatro
da Alessandro Gassman. Per l’am-
bientazione, l’atmosfera e lo stile ri-
sulta chiara l’ispirazione all’ottimo
“La parola ai giurati”
– filmche nel
1957 segnò l'esordio alla regia di
Sidney Lumet – e all’altrettanto ben
riuscito
“12”
remake del 1997 di Ni-
kita Mikhalkov.
La visione non ci è affatto dispia-
ciuta, per quanto a volte abbiamo
notato qualche forzatura e qualche
stereotipo di troppo, ma gli argo-
menti trattati sono drammatica-
mente attuali e il finale, per nulla
scontato, non riesce a definire il
grande dissidio che, inevitabilmen-
te, lo spettatore deve fare proprio e
tentare di risolvere.
La pellicola è stata presentata al fe-
stival del cinema di Roma del 2016,
raccogliendo più successo dal pub-
blico che dalla critica, ed è disponi-
bile da febbraio 2017 in tutti i cir-
cuiti home video.
Da vedere.
n
19
Febbraio
/
Marzo 2017