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pazio aperto

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L

a fine della vita, benché na-

turale, spesso ci coglie im-

preparati e timorosi. Da mol-

ti anni ormai ci si confronta sulla

morte e sul lutto che la accompa-

gna, in tempi più recenti, invece,

ci si è dedicati all’esigenza di gesti-

re questo passaggio, dedicando al

malato maggior tempo e attenzio-

ne a gesti, cure e in particolar mo-

do alla terapia del dolore.

Grazie a questo nuovo approccio si

è rivalutata la possibilità di lasciare

che i malati terminali, quando è

possibile, rimangano a casa pro-

pria per dar loro la possibilità di ri-

manere nel proprio ambiente fa-

migliare, insieme ai propri cari.

Questa situazione, tuttavia, ha bi-

sogno di una gestione di assistenza

medica e di supporto psicologico

al malato e alla sua famiglia.

Il progetto di offrire assistenza do-

miciliare alle persone malate in fa-

se avanzata è, quindi, nato da

un’attenta analisi dei problemi le-

gati alla malattia terminale e al suo

impatto umano, oltre che medico.

Per raggiungere i risultati che ve-

diamo oggi è stato necessario indi-

viduare e gestire i bisogni dei ma-

lati terminali, un percorso lungo

con svariate difficoltà, che tuttavia

ha prodotto i suoi frutti. Le Unità

di Cure Palliative in Italia sono na-

te alla fine degli anni ’70, grazie ad

un decisivo interessamento da par-

te di associazioni benefiche, in gra-

do di coordinare e organizzare il

settore del volontariato.

Uno studio condotto dall’Istituto

Nazionale per lo Studio e la Cura

dei Tumori di Milano (1985) ha di-

mostrato i benefici ottenuti nel ri-

manere a casa propria: per il malato

che lo desidera, essere circondato

da persone e cose dotate di grande

valore affettivo, può diventare de-

Spazio aperto

L’ASSISTENZA

DOMICILIARE

ALMALATOTERMINALE