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UNA SQUADRA CHE CREDE
CIECAMENTE NELLE IDEE DEL CT
E NE SPOSA IN PIENO LA FILOSOFIA
AGGRESSIVA E VINCENTE, UN
GRUPPO UNITO DOVE LE RAGAZZE
SONO LIBERE DI COMMETTERE
ERRORI SENZA CHE NESSUNO LE
CROCIFIGGA PER NON AVER
CERCATO LA GIOCATA
‘PIÙ SEMPLICE’ COME PURTROPPO
CAPITA SPESSO AI GIOVANI
Una nazionale partita a fari spenti e dalla quale nes-
suno si aspettava tanto, una squadra in divenire che
si era prefissata l’obiettivo a breve termine di riscat-
tare le brutte prestazioni olimpiche che ci avevano re-
legato ad un triste nono posto e che invece è riuscita,
in soli due anni, a raggiungere livelli di eccellenza im-
pensabili fino all’inizio del torneo continentale giap-
ponese.
I meriti vanno equamente divisi tra il commissario
tecnico Davide Mazzanti, il suo staff e le ragazze stesse
(senza dimenticarci di Julio Velasco, storico e vincente
allenatore della pallavolo azzurra e inventore alla fine
degli anni ’90 di quel Club Italia divenuto un vero ser-
batoio di talenti per la nazionale), bravi nel creare la
giusta amalgama tra capacità tecniche, sfrontatezza
giovanile ed esperienza.
Una squadra che crede ciecamente nelle idee del CT e
ne sposa in pieno la filosofia aggressiva e vincente, un
gruppo unito dove le ragazze sono libere di commet-
tere errori senza che nessuno le crocifigga per non
aver cercato la giocata ‘più semplice’ come purtroppo
capita spesso ai giovani, ma anzi avendo sempre il
supporto di uno staff che le guida e insegna loro che,
senza prendersi dei rischi, non si potrà mai fare il vero
salto di qualità.
Insomma, nonostante l’amaro in bocca l’Italia ha un
futuro roseo davanti a sé, un gruppo unito e giova-
nissimo, ma con un potenziale incalcolabile che vuo-
le sfatare la maledizione delle finali perse (tra uomi-
ni e donne non abbiamo trionfato nemmeno in una
delle ultime cinque disputate) e punta diritto alle
Olimpiadi di Tokio 2020 per tornare ai fasti degli
anni ’90.
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