di
Pierluigi Aiello, Elio Sfarra
Giorgio Isabella
Esecutivo Nazionale FABI Giovani
Sport
Aprile
/
Maggio 2015
L
a Germania, sin dagli anni ’50 per gli
italiani costituisce meta di emigrazio-
ne. I flussi si erano quasi fermati negli
anni Ottanta e Novanta per riprendere negli
ultimi anni: dal 2006 ad oggi la crescita degli
italiani che vivono in Germania è stata del
25%. Chissà se in questa statistica rientra
anche Giulio Donati, italiano trasferitosi a
Leverkusen, non per lavorare alla Bayer,
principale azienda della regione, ma per gio-
care nella squadra cittadina di calcio che disputa la Bundesliga. La
storia del venticinquenne difensore sembra rispecchiare, con le
dovute differenze, quella di tanti ragazzi italiani, che si vedono
chiuse tutte le possibilità di esprimere il loro talento in madrepa-
tria e decidono di provare la strada dell’affermazione all’estero.
Dopo una militanza nelle giovanili della Lucchese, si trasferisce a
Milano, sponda Inter, per giocare nella squadra Primavera, nel
2009 passa in prima squadra ed esordisce, sotto la guida di Mou-
rinho, anche se solo per una partita, in Coppa Italia, competizione
che sarrà vinta dalla squadra nerazzurra. Di lui il portoghese aveva
detto: ”… Donati è un ragazzo fantastico e molto intelligente…”.
Per lui, però, in quella squadra che avrebbe vinto il Triplete non
c’era spazio. Chiuso dalla presenza di gente come Maicon e Zanetti,
l’Inter decide di cederlo in prestito prima al Lecce in serie A e, nei
due anni successivi, in serie B al Padova, ed ancora più giù al Gros-
seto. Anche questa sembrava una storia già vista, la giovane pro-
messa che quando gioca contro i grandi non esplode ed entra in
una spirale negativa, che lo fa precipitare nelle serie minori. Nel
suo ultimo anno in Italia, nelle fila del Grosseto, trascorre la prima
parte di stagione in panchina e probabilmente le certezze che il
suo futuro sarà quello di solcare un campo di calcio lo abbandonano
e sembrano, invece, concretizzarsi quelli che
lo vedono aiutare il padre a Forte dei Marmi,
in qualche stabilimento, balneare a fare il ba-
gnino. Si riprende il ruolo di titolare nel giro-
ne di ritorno, ma il suo contributo non evita
al Grosseto la retrocessione in Lega Pro.
La svolta, soprattutto morale, arriva qualche
giorno dopo la retrocessione. Nell’estate del
2013 l’allenatore della nazionale Under 21,
Mangia, lo convoca per disputare l’europeo
di categoria in Israele. Gioca tutte le partite
da titolare ed arriva nella finale, purtroppo
persa, dimostrandosi tra i migliori giocatori
del torneo. In Israele Donati non solo vince l’argento continentale,
prendendo consapevolezza che il suo futuro è nel calcio, ma viene
notato dagli osservatori del Bayer Leverkusen, che poco dopo bus-
sano alla porta dell’Inter con tre milioni di euro in mano e lo por-
tano in Germania.
Di Giulio sicuramente non si potrà dire che è un tipo che ha difficoltà
di ambientazione, il passaggio dal sole di Forte dei Marmi alla fred-
da Leverkusen non sembra avergli creato problemi. In Germania
trova grandi estimatori, in primis Rudi Voeller, ex Roma, e gli alle-
natori Hyppia prima e Schmidt dopo.
Con il Leverkusen ottiene 29 presenze nel 2013-2014, suo primo
anno, ed il prestigioso debutto all’Old Trafford di Manchester in
Champions League. Il 2014-2015 era iniziato altrettanto bene con
il suo primo goal segnato contro lo Zenit San Pietroburgo in Cham-
pions, ma a causa di un infortunio alla spalla si è dovuto fermare.
Attualmente è in ripresa e siamo certi che, se dovesse trovare con-
tinuità di presenze, sarà preso in considerazione anche dalla Na-
zionale dei “grandi” del C.T. Antonio Conte.
port
S
DALL’INCUBO
LEGA PRO
AL SOGNO
CHAMPIONS
LEAGUE
GIULIO DONATI
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