di
Simone Capuani
Esecutivo Nazionale FABI Giovani
29
Enogastronomia
Settembre
/
Ottobre 2016
titi, e la fruttificazione avviene
spesso per via partenocarpica o in
seguito ad impollinazione da parte
di alberi della stessa specie provvi-
sti di fiori maschili.
I frutti sono costituiti da una gros-
sa bacca tendenzialmente sferoida-
le, talora appiattita e appuntita di
colore giallo-aranciato, normal-
mente eduli solo dopo che hanno
raggiunto la sovramaturazione e
sono detti ammezziti (con polpa
molle e bruna). In Italia i frutti
commestibili alla raccolta sono
detti loti o kaki mela. Questi ultimi
vengono consumati sia più acerbi
e denominati commercialmente
"loti vaniglia" sia ad uno stato
avanzato di maturazione e deno-
minati commercialmente "loti
morbidi". I suoi frutti, infatti, sono
di colore arancio intenso quando
sono maturi e sono gustosissimi
con polpa dolcissima, simile ad
una morbida crema e contengono
molti zuccheri. Quando sono anco-
ra acerbi, invece, per l'alta quantità
di tannino, conservano un sapore
agre che "lega" la lingua, si dice in-
fatti che "allappano".
Mentre la sua coltivazione risulta
abbastanza semplice ed economi-
ca, la raccolta effettuata tra metà di
ottobre e i primi di novembre rap-
presenta l'operazione più onerosa.
I frutti, infatti, devono essere stac-
cati manualmente e posti in plate-
aux o cassette dove vengono man-
tenuti sia per la conservazione sia
per la commercializzazione.
Non sono in uso degli indici di ma-
turazione in grado di indicare il
momento migliore per la raccolta.
L'unica indicazione viene dalla va-
Conca d'Oro o limitrofe alla citta-
dina di Misilmeri.
Il cachi è oggi considerato anche
"l'albero della pace", perché alcuni
alberi sopravvissero al bombarda-
mento atomico di Nagasaki nel-
l'agosto 1945.
Gli alberi sono a foglia caduca, con
altezza fino a 15/18 metri, ma di
norma mantenuti con potature a
più modeste dimensioni. Le foglie
sono grandi, ovali allargate, glabre
e lucenti. Nelle forme coltivate per
il frutto si riscontrano solo fiori
femminili essendo gli stami abor-
LA SUA COMPARSA IN
ITALIA RISALE AL 1870
ED IL PRIMO KAKI
FU PORTATO A
FIRENZE PER I
GIARDINI DI BOBOLI
fornisce ricche sostanze conciman-
ti. Dalla Cina si è esteso nei paesi
limitrofi, come la Corea e il Giap-
pone, in quest'ultimo paese defini-
to anche il Loto del Giappone.
Giunse in Europa alla fine del Set-
tecento, ma all'inizio solo come
pianta ornamentale, intorno al
1860 si diffuse anche come albero
da frutto prima in Francia e succes-
sivamente in Italia e nelle Ameri-
che. La sua comparsa in Italia risale
al 1870 ed il primo kaki fu portato
a Firenze per i giardini di Boboli. I
primi impianti specializzati in Ita-
lia sorsero nel salernitano, in par-
ticolare nell'Agro Nocerino, a par-
tire dal 1916, estendendosi poi in
Emilia. In Italia la produzione si è
stabilizzata intorno alle 65.000
tonnellate annue: la coltura è spo-
radicamente diffusa su tutto il ter-
ritorio, ma è importante solo in
Campania ed Emilia con produzio-
ni rispettive di 35.000 tonnellate e
22.000 tonnellate. Non per altro la
varietà più comune in Italia è il
"Loto di Romagna". In Sicilia è
molto presente nelle località della