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Le pressioni commerciali sono frequenti per il 38,5%,

normali per il 37,5%, assenti per il 10%, poche per

l’11% e il restante 3% ha indicato altro.

Merita un particolare approfondimento il pro-

blema dei turni di lavoro

. Il 67% delle persone

che hanno compilato il questionario non ritiene che i

turni siano pesanti, rispetto al restante 33% che se-

gnala il problema opposto. Tuttavia, anche questo te-

ma va calato nella realtà di riferimento. Infatti,

la

gran parte dei lavoratori non contenti dei tur-

ni, evidenzia problemi comuni come: orari

notturni, spesso poco flessibili ed evidenzia

grandi difficoltà a modificarli anche in caso di

necessità (con particolare riferimento a chi

deve accudire dei bambini)

.

SICUREZZA SUL LAVORO

Sul versante della sicurezza sul lavoro, il 47% segnala

di avere problemi alla voce (gola secca, irritata, ecc…

) a fine giornata, rispetto al 53% che non segnala que-

sta difficoltà. Il 60% evidenzia di avere “mal di testa”

al termine della prestazione lavorativa (il 40% no).

Il 58% dei colleghi intervistati pensa che il lavoro nei

contact center sia particolarmente stressante, il 29%

che lo sia nella stessa misura di altre attività lavorative.

Soltanto il 13% non pensa che sia un’attività stressante.

Esattamente lametà delle persone che hanno compilato

il questionario (50%) ritiene di vivere in un ambiente di

lavoro confortevole. L’altro 50% segnala pro-

blemi di rumorosità (23%), illuminazione

(9%), sbalzi termici (23%), scarso ri-

cambio d’aria (28%), troppo affolla-

mento (12%) e altro il 5%.

ESTERNALIZZAZIONI

Questione particolarmente deli-

cata è rappresenta delle esterna-

lizzazioni e delocalizzazioni. Infat-

ti, in materia di outsourcing, ABI-

Lab, segnala che all’interno del lo-

ro campione,

“appena il 12,5% dei

rispondenti non affida all’esterno alcun tipo di atti-

vità, a fronte del 75% che lo fa in via continuativa”

.

Inoltre scrive che

“il numero di operatori in outsour-

cing, di cui si avvalgono i contact center che esterna-

lizzano, corrisponde in media a quasi 60 FTE, che

rappresentano un incremento della forza lavoro dei

contact center interni pari al 29% delle risorse in or-

ganico, con un incidenza media sulle singole realtà

anche molto diversificata”

.

Nel nostro questionario, il 18% degli intervistati ha

evidenziato che l’azienda o il gruppo nel quale lavora-

no ha esternalizzato attività e persone in altri settori,

il 13% ha esternalizzato soltanto le attività e non le

persone, il 12% ha delocalizzato attività in altri Paesi

e soltanto il 7% ha internalizzato attività e persone da

altri settori o da altri Paesi. Infine, l’11% non ha rile-

vato nessuna variazione e l’1% ha segnato altro.

Oc-

corre, tuttavia, anche una profonda riflessio-

ne da parte nostra, come sindacato, per creare

una maggiore consapevolezza su questi temi,

visto che ben il 38% degli intervistati ha rispo-

sto che non sa se l’azienda o il gruppo nel qua-

le lavora ha intrapreso una scelta organizzati-

va nei termini sopra indicati

.

Come già segnalato in un’ampia ricerca elaborata dalla

FABI su chi paga il conto della crisi del sistema bancario,

negli ultimi 6 anni il 3,6%dell’attuale popolazione ban-

caria è stato esternalizzato. Conseguentemente sono

usciti dall’organico dei lavoratori delle banche.

Tra questi lavoratori ci sono spesso colleghi

che operano in strutture di contact cen-

ter. Quest’ultimo dato, ci dovrebbe an-

cora più preoccupare visto che ABILab

segnala nel suo rapporto che la ten-

denza futura in materia di outsour-

cing è per

“un mantenimento o l’au-

mento degli attuali livelli”

.

Resta, quindi, prioritaria la richie-

sta FABI di un nuovo modello di

banca che riporti lavorazioni all’in-

terno del settore e il presidio/raf-

forzamento dell’area contrattuale.

Novembre

/

Dicembre 2016