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Sport
rendendo così disponibile al paracadutista una vera e
propria superficie alare. Ciò gli permette durante la ca-
duta d’indirizzare la propria traiettoria non più solo
verticalmente, ma anche in obliquo, tanto da ricordare
il volo di un uccello in picchiata o le planate tra i rami
degli scoiattoli volanti. L’utilizzo di tale strumento è
particolarmente apprezzato dai base jumper, poiché
dovendosi lanciare da altezze non elevatissime ne ral-
lenta la caduta e, quindi, aumenta il tempo di volo di-
sponibile prima di aprire il paracadute. Inoltre, gli per-
mette di allontanarsi più velocemente dalle pareti di
roccia da cui si lanciano, quindi, anche se non nasce
per questo scopo, ne dovrebbe aumentare la sicurezza.
Come spesso accade, tuttavia, non è lo strumento ad
essere pericoloso, ma l’utilizzo che se ne fa. Ciò che
permette la tuta alare è qualcosa d’inimmaginabile si-
no a pochi anni fa, gli atleti più estremi possono arri-
vare ad una velocità in orizzontale di 180 km/h. Su
internet e sui social network spopolano i video in cui
si vedono atleti che sfiorano cime di alberi su un pen-
dio, o che passano in mezzo a pareti di roccia distanti
pochi metri, riducendo il margine d’errore ai minimi
termini. Tutto ciò si traduce in un numero molto alto
d’incidenti mortali, più di 300 ad oggi. Le vittime, so-
no spesso giovanissime, ed il contributo in termini di
vite umane non ha confini geografici poiché tocca di-
verse nazionalità.
I rischi evidentemente non scoraggiano la voglia di
emozioni sempre più estreme, il desiderio di oltrepas-
sare il limite e di poterlo raccontare, imprimendolo
nella memoria collettiva attraverso delle immagini gi-
rate con una telecamera fissata sul casco.
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I RISCHI NON SCORAGGIANO
LA VOGLIA DI EMOZIONI
SEMPRE PIÙ ESTREME,
IL DESIDERIO DI
OLTREPASSARE IL LIMITE...