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tiene un suo diritto poterlo trovare

nella sua città, chi ha in mente un

unico percorso professionale, quel-

lo per cui ha tanto studiato e tanto

si è sacrificato, e quindi non si

“presta” a nessun’altra esperienza

lavorativa. Resta lì, in attesa, per-

ché tanto quell’attesa è anche al-

quanto piacevole a casa, con geni-

tori accondiscendenti, che pur di

esaudire un loro egoistico sogno,

gno, questa è la prima giustifica-

zione. Io come prima metterei la

superbia e una sorta d’indolenza.

Tanto per riportare tutto al nostro

ambito, perché mai accettare un

posto da cassiere in banca, quando

ci si è laureati con lode in Finanza

e si possa ambire ad altro, in alto...

A volte poi, sono gli stessi che poi

si lamentano. Esatto, si lamentano

perché non c’è lavoro, o perché so-

no sfruttati con contratti di stage,

l’orgoglio di poter parlare di un fi-

glio affermato, insegnano a tempo-

reggiare, quasi a non “sporcarsi le

mani”. Sono questi stessi giovani

che ricevono proposte, dignitose

peraltro, ma che spesso sono poco

consone al loro iter di studi e di

professionalità, o che li colloche-

rebbero in città lontane dalla pro-

prie con tutte le “difficoltà” del ca-

so. Che fare allora? Rifiutare ov-

viamente. Perché s’insegue un so-

o a progetto o altri ancora senza

però fare nulla per cambiare que-

ste ingiustizie. Cari amici, io la ve-

do diversamente: la vita è un’altra,

giustissimo inseguire i sogni, giu-

stissimo crederci ma serve anche

la giusta umiltà, il giusto spirito di

sacrificio. E non credo di peccare

di presunzione nel credere che in

alcuni giovani manchi, proprio og-

gi che forse è il periodo meno adat-

to per poterselo permettere, e pro-

prio oggi quando forse anche il sa-

crificio il più delle volte si rivela

inutile o meno efficace dei “cono-

sciuti” metodi alternativi. Sono in

molti nella società ad aspettarsi

che i giovani tornino ad organiz-

zarsi, in tutti gli ambiti, economi-

co, sociale e politico.

Bisogna iniziare di nuovo a com-

battere e a rivendicare i nostri di-

ritti, a far sì che le infinite e farra-

ginose burocrazie italiane imper-

niate su senescenza del potere

mollino un po’ il passo. Sì è vero,

oggi siamo un po’ sotto scacco, ma

il cambiamento è a portata di ma-

no. Nessuno lotterà al posto no-

stro, non lo faranno certo quelle

persone che ci guidano da decenni,

riciclandosi di continuo in enti e

aziende con stipendi d’oro. Di lì

non verrà alcun cambiamento,

quello dobbiamo cercarlo in noi

stessi, nella stessa convinzione che

noi esistiamo. Impariamo a trova-

re il coraggio per dire: ho dei diritti

per me e per voi. Il sindacato è lo

strumento adatto per farsi promo-

tore di questo cambiamento e la

nostra partecipazione è indispen-

sabile.

ttualità

A

Attualità

Febbraio

/

Marzo 2015

UNA RIFLESSIONE PER IL POPOLO DI

MY GENERATION. SIAMO LA GENERAZIONE

DI GIOVANI, QUELLI BISTRATTATI SPESSO,

QUELLI CHE PIÙ RISENTONO DELLA CRISI. MA

È TUTTA COLPA DELLA CRISI? E NOI STESSI

SIAMO TUTTI UGUALI, PRONTI AL SACRIFICIO

E A RIVENDICARE I NOSTRI DIRITTI?

PURTROPPO NO, C’È ANCHE UN’ALTRA

FACCIA DELLA MEDAGLIA. MA NESSUNO

LOTTERÀ AL NOSTRO POSTO, DOBBIAMO

ESSERE NOI ARTEFICI DEL CAMBIAMENTO