incondizionatamente riti e abitudini, che dalla seconda
metà dell’Ottocento s’innamorò di questo ex villaggio
di pescatori, che oggi ha circa 11 mila residenti. Per chi
proviene da Saint-Malo, il suggerimento è di raggiun-
gere la città via mare: nelle belle giornate, i dieci minuti
di battello tra la Rance e l’oceano, sono un piacere sup-
plementare. Una volta approdati, poi, ci si accorge su-
bito, che tutto o quasi, parla la lingua di Shakespeare
e che è stata nel passato passerella di teste coronate e
aristocratici, celebrità e artisti: dall’archeologo e agente
segreto Lawrence d’Arabia, allo statista Wilson Chur-
chill, a Paul Signac e Picasso. Non è difficile farsi se-
durre dal paesaggio di Dinard. Un anfiteatro naturale,
che protegge alcune tra le spiagge più belle di Francia.
Prima di tutte l’écluse, paradiso dei surfisti: 700 metri
di spiaggia fine, tende bianche e blu che evocano il tu-
rismo di inizio Novecento e
una targa per festeggiare il
centenario dell’arrivo dei pri-
mi cittadini del Regno Unito
(1836-1936). Alle spalle della
spiaggia sorgono il casinò, gli
hotel e la rue Yves Verney, do-
ve si da appuntamento la gio-
ventù locale, presente preva-
lentemente in estate. Ricca,
mondana, ma vecchiotta è al
tempo stesso città aperta e
cosmopolita, che accoglie be-
ne gli stranieri e non può es-
sere certo tacciata di snobi-
smo. Inoltre, Dinard vanta un
record importante: è stata una
delle prime in Francia a met-
tere sotto tutela il patrimonio
architettonico, salvando oltre quattrocento ville Art
Decò. E per immergersi totalmente nelle atmosfere in-
glesi, la cappella di Saint Batholomew, prima chiesa
anglicana dell’Ovest della Francia, rappresenta un an-
golo di Inghilterra sospesa fra spazio e tempo. All’in-
terno vi si possono ammirare tra le altre, un prezioso
organo dipinto e l’immancabile angolo del tè. Ma il
consiglio è assistere ad una delle funzioni domenicale.
L’effetto straniante sarà assicurato.
n
iaggi
V
36
Viaggi
ree. È a quest’ora che la cittadina dischiude i panorami
migliori e mostra la sua realtà, sintetizzata dal motto
della gente di qui: “Non sono né francese né bretone,
bensì malouin”. Essere
maluino
significa essere molto
attaccati alle proprie radici e la vocazione indipenden-
tista è ancor oggi molto sentita dai pochi superstiti de-
gli antichi corsari e dei vecchi clan che ancor oggi cu-
stodiscono la memoria del luogo. Visto da Saint-Malo,
dunque, il passo dalla Francia alla Nouvelle France è
breve, nonostante ci sia un oceano di mezzo. E allora
vale la pena di recarsi sul bastion de la Hollande per
rendere omaggio alla statua del navigatore. Da que-
st’angolo lo scorcio sulla baia è sorprendente. E quan-
do la marea è bassa è possibile raggiungere a piedi la
spiaggia di Dinard, dove è custodita la tomba di una
locale gloria del Romanticismo francesce, il politico
scrittore François René de Chateaubriand. Grazie alla
posizione strategica sulla Manica, la “Venezia senza
Dogi” (come la chiamano alcuni abitanti del luogo) è
stata sempre al centro di lotte e conflitti , soprattutto
tra il Sette e l’Ottocento, con gli inglesi, che considera-
vano la città abitata dai corsari, un “nido di vespe”.
Dinard, la sofisticata, ha una storia quasi da fiaba. È
chiamata la “piccola Nizza del Nord” e deve la propria
fama alla buona società britannica, di cui ha sposato